«Berlusconi una volta ha detto una cosa giusta: bisognerebbe fare i test psico-attitudinali ai magistrati». A dirlo non è un pasdaran del Cav, né di un detrattore delle toghe. Tutt’altro. A parlare è proprio un pm, e non uno qualunque ma nientepopodimeno che il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, tra i più noti all’opinione pubblica e ministro della Giustizia mancato (la sua nomina nel governo Renzi sarebbe sfumata per volontà dell’allora presidente della Repubblica Napolitano, ha rivelato lo stesso pm).  Intervistato ieri da Massimo Giannini su Radio Capital, non è voluto entrare nel merito dell’inchiesta sulla fondazione Open («c’è un’indagine in corso, non conosco le carte e se non si conoscono si fanno discorsi da bar»), ma sul rapporto tra magistratura e politica ecco il Gratteri che non t’aspetti: «Ci possono essere dei magistrati che fanno militanza attiva», «che ne fanno un modo di ragionare e può accadere che uno perda di lucidità». E quindi: «Non condivido la maggior parte delle cose dette da Berlusconi, ma una volta ha detto una cosa giusta: bisognerebbe fare i test psico-attitudinali ai magistrati. È un lavoro molto logorante quindi una volta ogni 5 anni in forma anonima dovrebbero sottoporci a test».

Ma Gratteri ne ha anche per la politica: «Chi è al potere non vuole essere controllato. Il potere non vuole un sistema giudiziario efficiente, che controlli anche il manovratore. In Parlamento ci sono tante persone perbene, sono la stragrande maggioranza, ma ci sono anche molti incompetenti e alcuni faccendieri, alcuni borderline». A proposito di efficienza della giustizia, il procuratore di Catanzaro a Radio Capital ha parlato anche della riforma voluta dal ministro Bonafede che blocca i termini della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, riforma che è diventata il nuovo terreno di scontro nella maggioranza di governo. «Per come ragiono io, termini come prescrizione, amnistia, indulto, dovrebbero sparire dal vocabolario della lingua italiana», ha affermato. Per Gratteri la nuova norma «non è inutile, va fatta, ma non è la soluzione del problema. La prescrizione è una ghigliottina, non possiamo ragionare in questo modo, non esiste una sola ricetta per un problema». «Ogni volta che il legislatore interviene solo per un problema non fa un ragionamento serio. Un ragionamento serio – ha spiegato il procuratore – vuol dire avere il coraggio, la volontà e la libertà di cambiare tutto il sistema, 3-400 norme, con piccole e medie modifiche, per far sì che funzioni. Altrimenti si va sempre a rattoppare». «Se non si decide di investire in giustizia, di applicare la tecnologia che abbiamo a disposizione nel 2019, non si va da nessuna parte», ha continuato Gratteri. «In questo momento ci sono fuori ruolo 250 magistrati, io penso che ne basterebbero 30-40», e poi «bisogna rivedere tutta la geografia giudiziaria, ancora ci sono sedi inutili che andrebbero chiuse o accorpate», ma «con la benda davanti, senza andare a guardare lì chi c’è e se lo disturbiamo se gli chiudiamo l’ufficio».

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