Non solo per il ristorante o per la discoteca o per la palestra. Il Green Pass, e la sua estensione di utilizzo, che stanno dividendo il governo, la politica, e anche gli italiani, anche per andare a lavoro. È solo una proposta: l’ha avanzata Confindustria. Per garantire quindi la tutela dei lavoratori e la sicurezza sul posto di lavoro si potrebbe richiedere la presentazione ai dipendenti. L’ipotesi – anzi: l’idea – è contenuta in una mail interna, svelata al quotidiano Il Tempo, inviata dal direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti, ai direttori del sistema industriale. E sta facendo naturalmente discutere.

Altro che “via italiana”, come si dice da una settimana, lasciando intendere un’applicazione più leggera del pass anti-covid rispetto a quella adottata in Francia. Al momento è tutto comunque fermo al campo delle ipotesi, anzi delle proposte. Come d’altronde tutto il dibattito sul Green Pass. Certo l’applicazione più estesa del certificato tutelerebbe le attività da chiusure più dure – i casi, per via della variante Delta hanno portato a picchi di contagi in tutta Europa, e lo stesso sta succedendo in Italia. Diversi giornali riportano oggi che il decreto sulla certificazione sarà approvato domani ed entrerà in vigore lunedì 26 luglio. Il pass dovrebbe essere esteso a eventi sportivi e di spettacolo, discoteche, fiere e congressi, così come su treni a lunga percorrenza, aerei e navi e per i ristoranti al chiuso (ma in questo caso anche con la sola prima dose di vaccino).

La proposta di Confindustria fa quindi discutere ma al momento non risulta essere compresa tra i dossier aperti dal governo. E nel caso in cui i lavoratori non fossero forniti della certificazione verde? “Potrebbero essere spostati ad altra mansione o essere sospesi, con impatto anche sulla retribuzione”, ha spiegato il quotidiano. Tutto da vedere e tutto da confermare, naturalmente. “L’esibizione di un certificato verde valido dovrebbe rientrare tra gli obblighi di diligenza, correttezza e buona fede su cui poggia il rapporto di lavoro. In diretta conseguenza di ciò, il datore, ove possibile, potrebbe attribuire al lavoratore mansioni diverse da quelle normalmente esercitate, erogando la relativa retribuzione; qualora ciò non fosse possibile, il datore dovrebbe poter non ammettere il soggetto al lavoro, con sospensione della retribuzione in caso di allontanamento dell’azienda”, continua ancora Il Tempo.

Sono più di 62 milioni le somministrazioni condotte in Italia. Più di 27 milioni le persone che hanno completato il ciclo, oltre il 51% della popolazione over 12 anni. L’Italia ha mancato l’obiettivo di raggiungere il 60% della popolazione coperta entro fine luglio. Difficile raggiungere l’80% di copertura a metà settembre. Si procede comunque a circa 500mila dosi al giorno. A mancare, in questa fase, non sono le dosi ma i pazienti. Sono circa 2 milioni e 400mila gli over 60 ancora da vaccinare. Per un sondaggio dell’Istituto Piepoli per Il Foglio il 73% degli italiani è favorevole all’adozione del Green Pass “alla francese”.

Le imprese avrebbero quindi segnalato percentuali consistenti di lavoratori che scelgono “liberamente di non sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid-19, esponendo di fatto a un maggior rischio di contrarre il virus se stessi e la pluralità di soggetti con cui, direttamente o indirettamente, entrano in contatto condividendo in maniera continuativa gli ambienti di lavoro”. A preoccupare è naturalmente l’impennata di contagi che si è registrata nelle ultime settimane per via della variante Delta, più trasmissibile fino al 60% rispetto a quella dominante Alfa, secondo l’Istituto Superiore di Sanità. Delta che per l’Ecdc europeo diventerà dominante, fino al 90% dei nuovi contagi, entro fine agosto in Europa.

La mail di Confindustria ha trovato la ferma opposizione del segretario della Cgil Maurizio Landini. “Spero che sia il caldo – ha detto a La Stampa – I lavoratori sono stati i primi, durante la pandemia, a chiedere sicurezza arrivando addirittura allo sciopero per ottenerla. Io mi sono vaccinato e sono perché tutti si vaccinino ma qui, diciamolo, siamo di fronte a una forzatura. Non va mai dimenticato che i lavoratori sono cittadini e hanno i diritti e i doveri di tutti i cittadini. Confindustria, piuttosto, si preoccupi di far rispettare gli accordi contro i licenziamenti”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.