La guerra tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio impazza, senza esclusione di colpi. Prima la Rete con il tweet storming, poi l’ex premier manda in televisione Di Battista (“Luigi è cambiato, dovrebbe lasciare il Movimento”) e il ministro degli Esteri che gli fa rispondere da una raffica di cannonate: ha dalla sua venti parlamentari agguerritissimi, la macchina della Farnesina e quella posa un po’ fuori scala della Belloni, che sembra averci dovuto mettere, obtorto collo, la faccia.

Da ieri sappiamo che anche la Guardia di Finanza, su mandato della magistratura inquirente, ce l’ha con Conte. Alcune settimane fa – ma è stato reso noto ieri – le Fiamme gialle hanno bussato a casa dell’avvocato del popolo per chiedergli conto di un giro di consulenze. Gli ufficiali della GdF, pur in presenza di un fascicolo di indagine mod. 44, senza iscritti, vogliono capire la nature delle consulenze da centinaia di migliaia di euro incassate da Conte. Negli interrogatori che lo hanno visto protagonista, l’avvocato Piero Amara aveva raccontato di una presunta “segnalazione” che avrebbe permesso a Conte di ricevere contratti e conferimenti di incarico per circa 400mila euro, non tutti incassati. Amara ha verbalizzato di averlo “raccomandato” attraverso l’imprenditore Centofanti affinché ottenesse una consulenza dalla società Acqua Marcia, controllata da Francesco Bellavista Caltagirone. Acqua Pia Antica Marcia ha avuto una perdita da bilancio di circa 600 milioni di euro nel 2012.

Tutte le 27 società del gruppo hanno presentato domanda di concordato e sono state accolte dal Tribunale di Roma, che nel marzo 2015 ha seguito la procedura di cessione di alberghi di lusso per 241 milioni di euro. Nell’autunno 2015 ha avuto inizio la cessione coatta di un’altra proprietà di Bellavista Caltagirone, il Grand Hotel Mulino Stucky di Venezia al gruppo Marseglia. Con una singolare triangolazione: l’imprenditore pugliese – corregionale di Conte – Leonardo Marseglia riesce a comprare nel 2015 il lussuoso Mulino Stucky a Venezia per un prezzo stracciato. L’acquisto è stato perfezionato attraverso una intricata operazione finanziaria che Marseglia ha realizzato grazie all’aiuto di due consulenti: Giuseppe Conte, che fino a poco prima aveva lavorato proprio per Bellavista Caltagirone, e dunque ben conosceva i documenti, i pregi e le vulnerabilità del caso, e l’architetto pugliese Arcangelo Taddeo, benvoluto nella compagine malgrado avesse da poco ricevuto una pesante condanna per bancarotta fraudolenta, confermata dalla Cassazione per sette anni di detenzione. A indagare è la pm Maria Sabina Calabretta.

Calabretta dovrà verificare se ci sono elementi penalmente rilevanti e a che titolo abbiano partecipato alle consulenze i legali del cerchio magico di Conte. Guido Alpa ha fatturato alle società del gruppo Bellavista Caltagirone importi per 121mila euro. L’avvocato Enrico Caratozzolo ha ottenuto incarichi di consulenza per oltre un milione di euro, di cui già incassati 500 mila. Giuseppina Ivone, avvocata cassazionista che condivide lo studio con Fabrizio Di Marzio, ha ricevuto incarichi di consulenza per due milioni di euro, 1,2 dei quali già incassato. Fabrizio Di Marzio è il condirettore della rivista giuridica Giustiziacivile.com, di cui risulta direttore, senza interruzioni negli ultimi anni – malgrado le posizioni di governo – Giuseppe Conte. E chi pubblica i suoi studi sulla testata? L’avvocata Giuseppina Ivone. Lei, Guido Alpa e Giuseppe Conte furono indicati da Fabrizio Centofanti per iniziare a lavorare su Acqua Marcia. Da noi sentito, il professor Guido Alpa reitera la sua verità: “Non siamo mai stati associati, con Conte”.

Per pura coincidenza, però, i due vengono richiesti insieme. “Lui ha seguito in parte il concordato, in parte altre questioni su cui non sono stato richiesto di operare”. E cosa più importante, Alpa precisa: “Quello di cui si parla non è stato un sequestro ma un invito a documentare l’ attività svolta per il concordato preventivo delle 27 società del gruppo Acqua Marcia. Mi hanno chiesto i documenti relativi alla procedura ed io ho fornito quanto richiesto. Ho fatturato quanto hanno stabilito nel corso della procedura fallimentare cioè 121 mila euro. È falso che io abbi fatturato di più: applicando i parametri avrei avuto un più alto compenso per i due anni ci lavoro”. Certo, la passione per il M5S deve essere venuta a Conte per la frequentazione professionale degli alberghi a Cinque Stelle. Se ne occupa nello studio, con Alpa, poi con Cesare Palladino, padre della compagna Olivia, poi per Marseglia. Tornando a Centofanti, che ha da poco patteggiato un anno e sei mesi per corruzione nell’inchiesta su Palamara, c’è qualche episodio che ben incornicia il rapporto con Conte. “Ho frequentato Conte sia prima sia dopo avergli dato la consulenza in Acqua Marcia da 400mila euro. Per cinque anni lui e Di Marzio mi hanno fatto organizzare gli eventi della loro rivista. Una volta Conte mi ha chiesto di fare un convegno al Grand Hotel Plaza. All’inizio non capii perché. Solo dopo ho saputo che era l’albergo del suocero di Conte”.

Ma la politica non è un hotel a Cinque Stelle: il nome del partito gioca solo per ironia del caso con i precedenti professionali dell’avvocato di Volturara Appula. Ieri, per tornare alla politica, è stato il giorno dell’intervento di Beppe Grillo su Facebook. Il garante ha provato a mettere ordine ricordando che esistono delle norme interne e avvisa quelli che comunque chiama “figli miei” sulle possibili conseguenze: “Se non accettate ruoli e regole restano solo voci di vanità che si (e ci) dissolvono nel nulla”. Il punto che il garante sottolinea nel suo post è che bisogna “saper rinunciare a sé per il bene di tutti, che è anche poter parlare con la forza di una sola voce”. Parole salomoniche che scatenano le reazioni della rete e della base: si riversano sulla bacheca del cofondatore oltre 3.500 commenti e 1200 condivisioni in poche ore.

Ciascuno le interpreta pro domo sua. Conte infatti mette il suo like per blindarsi. Di Maio no, ne rimane istituzionalmente fuori. Ma altri dati parlano dell’inesorabile scivolata della leadership contiana. Al termine della complessa settimana del Quirinale, l’indice di fiducia rilevato dalla Euromedia Research indica per Giuseppe Conte un assordante -5.2%. Nel confronto con il dicembre 2021 vanno un po’ meno peggio Enrico Letta (-1.5%) e Luigi Di Maio (-1.1%).

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.