Si aprono le danze
Guerra in Ucraina, il conflitto passa per Istanbul. Tra i due litiganti vince Erdoğan

Tante aspettative ma poche certezze. La storia del conflitto russo-ucraino è destinata a passare, ancora una volta, per Istanbul, con la speranza di una conclusione diversa rispetto a quei negoziati di pace cominciati proprio nella città turca a fine marzo 2022. Nel Paese famoso anche per il suo caffè pregiato, in queste ore di attesa si susseguono teorie e previsioni, magari consultando i fondi delle tazzine stesse, per provare a pronosticare chi, tra i leader tanto discussi, sarà presente all’appuntamento, con annesse conseguenze. A poche ore dall’incontro, la garanzia è una sola: Erdoğan, chiamato a fare gli onori di casa. Tra le parti in causa, invece, Zelensky ha accettato di recarsi personalmente in Turchia per i colloqui, auspicando una risposta analoga da parte di Putin. Ma lo Zar ha preferito tergiversare, gettando un dubbio anche sulla presenza di Trump, legata proprio a quella del presidente russo.
Aperte le danze
Gli interrogativi sul vertice e sui suoi ipotetici protagonisti hanno trovato delle risposte nell’Ora del Riformista di ieri. Al confronto, moderato da Antonio Picasso, hanno preso parte Katya Nesterenko, giornalista e conduttrice ucraina di “1+1 Media”, Marta Ottaviani, giornalista di Avvenire, Arturo Varvelli, politologo e direttore dello European Council on Foreign Relations e Anna Zafesova, giornalista de La Stampa.
Le danze si sono aperte sul grande dilemma del summit: la partecipazione dello Zar. E Zafesova ha fornito la sua previsione: «La composizione della delegazione russa si saprà all’ultimo momento. Putin si sposta soltanto se gli viene promesso qualcosa, ad esempio un incontro con Trump, in modo da poterlo vendere come una sua vittoria diplomatica». Ma a mancare, in quest’occasione, non sarebbe soltanto il presidente russo: «Al momento non c’è alcun estremo per la pace. A meno che Putin non rinneghi tutto ciò che ha fatto finora, trovo estremamente difficile che le due parti possano mettersi d’accordo su qualcosa».
In collegamento da Kyiv, alla vigilia del vertice tanto atteso dagli ucraini, è intervenuta Nesterenko: «Istanbul è diventato un simbolo di quegli accordi che Putin, nel 2022, aveva cercato di proporre all’Ucraina. L’ufficio di Zelensky ha fatto il nostro gioco. Ha dichiarato che in Turchia ci sarebbe stato e ha rilanciato l’invito a Putin. Sarebbe una sconfitta per lui se non accettasse. Qui in Ucraina – ha ribadito la giornalista – tutti stanno applaudendo Zelensky per aver compiuto il primo passo». E sulla presenza o meno dello Zar nella città della Sublime Porta anche Nesterenko è apparsa scettica: «Lui sta mostrando a tutto il mondo che vuole continuare questa guerra. Non credo che lo vedremo direttamente in Turchia».
I dazi
Nella migliore delle ipotesi, in un faccia a faccia tra i due leader, che ormai non si vede dal lontano 2019, a Parigi, la tentazione di essere presente per Trump varrebbe sicuramente il prezzo del biglietto alla volta di Istanbul. Ma qualche dubbio resterebbe sul suo eventuale ruolo di paciere. Sulla posizione di The Donald ai negoziati, ha acceso il dibattito Varvelli: «La questione dei dazi ha creato spaesamento non tanto nei rivali sistemici, ma soprattutto nei propri alleati. Anche Zelensky è stato spiazzato dall’incontro con Trump lo scorso febbraio, ma ha compreso che vale la pena stare al suo gioco. È un’ottima occasione – ha sottolineato il politologo – per un cambio d’immagine agli occhi dell’amministrazione americana, facendo comprendere di chi sono le reali responsabilità di questo conflitto».
Erdoğan non fa niente in cambio di niente
Tra le poche certezze del vertice, il presidente turco Erdoğan è riuscito a organizzare l’incontro facendo leva sulla diplomazia aperta di Ankara, come ha ricordato Ottaviani: «Erdoğan è probabilmente l’unico leader di cui Putin si fida. Lo percepisce come più malleabile rispetto ai grandi dell’Unione europea. Da parte della Ue e del Regno Unito c’è un atteggiamento molto convinto a favore di Kiev e ne siamo contenti. La Turchia, però – ha precisato la giornalista – persegue un’agenda di politica internazionale autonoma e, molto spesso, in contraddizione con gli interessi europei». Chi uscirà sicuramente vincitore dal summit di Istanbul sarà proprio il presidente artefice dell’evento. «Dal punto di vista reputazionale – ha proseguito Ottaviani – per Erdoğan sarà un incontro importante. Sarà molto contento di avere Zelensky a Istanbul anche per iniziare a parlare della ricostruzione dell’Ucraina. Ricordiamoci che il presidente turco non fa niente in cambio di niente».
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