L'intervista
Guerra Israele-Iran, Alcaro: “Fordow è il cuore dell’atomica. Solo gli Stati Uniti possono danneggiare il sito”
L’impianto, a circa 90 metri sotto una montagna, può essere colpito dalle bombe GBU-57 americane Il coordinatore delle ricerche IAI: “È possibile un’operazione di forze speciali israeliane sul terreno”

Fordow è il cuore nascosto del nucleare iraniano. È il sito più blindato e controverso, scavato a circa 90 metri sotto una montagna e protetto da tecnologie d’avanguardia. Negli ultimi giorni, nonostante gli intensi raid israeliani contro obiettivi strategici, l’impianto-chiave è rimasto intatto: troppo profondo, troppo protetto. Ma troppo importante per essere ignorato. Colpire Fordow non è semplice. L’unica speranza sono le GBU-57 americane, ma servirebbero attacchi ripetuti per danneggiarlo gravemente. Riccardo Alcaro, coordinatore delle ricerche e responsabile del programma Attori globali dell’Istituto Affari Internazionali, che conosce a fondo il programma nucleare iraniano, non esclude un’azione di forze speciali sul terreno. E scommette: «L’Iran punterà a una via d’uscita diplomatica, concedendo più di quanto fosse disposto a fare in tempo di pace».
Le sparate di Trump vanno sempre prese con le pinze, ma davvero all’Iran mancavano poche settimane per avere l’arma nucleare?
«No, assolutamente. L’Iran ha materiale fissile che, se ulteriormente lavorato, sarebbe in teoria sufficiente per 9-10 testate. Ma se avesse voluto farlo – e non è stata prodotta evidenza – avrebbe avuto bisogno di miniaturizzarlo in modo da poterlo montare in una testata, testarla, adattarla al missile, ecc. Insomma, la strada per la bomba era ancora lunga. Secondo l’Intelligence Usa, l’Iran ha fermato un embrionico programma nucleare militare nel 2003 e non l’ha più riattivato, e se avesse preso la decisione avrebbe avuto ancora bisogno fino a tre anni».
Gli Usa potrebbero colpire l’impianto di Fordow. Perché è così importante questo sito?
«Perché è uno dei due impianti dove l’Iran arricchisce l’uranio, e l’uranio arricchito serve tanto per un reattore quanto per una bomba (dipende dal livello di arricchimento). Fordow è cruciale perché costruito in profondità in una montagna per proteggerlo da attacchi aerei, che hanno invece seriamente danneggiato l’altro impianto per l’arricchimento, quello di Natanz».

In effetti è sepolto sotto una montagna, e molti esperti militari lo ritengono fuori dalla portata di qualsiasi bomba…
«Non di tutte. Gli Usa dispongono di una bomba capace di penetrare in profondità sottoterra, il Massive Ordnance Penetrator o GBU-57, più comunemente nota come “bunker buster”, la “scoppiabunker”».
Le GBU-57 americane, trasportabili solo da bombardieri B-2, basterebbero?
«Se gli Usa sganciano diverse bombe nello stesso punto, dovrebbero danneggiare il sito seriamente, ma finché non succede non sapremo quanto».
L’operazione sarebbe complicata. Si potrebbe puntare anche su delle alternative, come il sabotaggio o gli attacchi informatici?
«Attacchi informatici contro il programma nucleare iraniano sono in corso da anni. Il caso più famoso è Stuxnet, un virus sviluppato da Israele e Usa che rallentò il programma nucleare iraniano nel 2010. Ma appunto lo rallentò, non fermò. Un’azione di forze speciali sul terreno potrebbe essere senz’altro più efficace e non si può escludere nonostante i rischi».
Certo è che il livello di arricchimento dell’uranio al 60%, una soglia vicinissima a quella bellica, fa spavento…
«L’arricchimento al 60% non ha applicazioni civili e desta legittime preoccupazioni. Ma l’Iran ha cominciato ad arricchire l’uranio al 60% nell’aprile 2021. Era quindi noto a tutti e da tempo che l’Iran aveva accumulato questo materiale, e la valutazione generale – che condivido – era che lo facesse per aumentare la leva negoziale nelle trattative con gli Usa».
In Iran ci sono altre strutture simili a quella di Fordow?
«Finora le Intelligence occidentali sono state molto efficaci nello svelare siti nucleari che l’Iran non aveva dichiarato (compreso Fordow, che fu rivelato dagli Usa al mondo nel 2009). Però non si può escludere che l’Iran abbia preso passi per prepararsi all’eventualità di un’aggressione. Di recente l’Iran aveva annunciato la costruzione di una terza struttura per l’arricchimento dopo la censura subita dall’agenzia Onu per l’energia atomica, quindi i piani già c’erano».
Crede che Teheran alla fine rinuncerà allo sviluppo del nucleare o tirerà dritto?
«L’Iran punterà a una via d’uscita diplomatica, concedendo più di quanto fosse disposto a fare in tempo di pace (quando pure era disposto a compromessi). Ma Israele non si accontenterebbe di nient’altro se non lo smantellamento del programma di arricchimento, e Trump sembra essere andato troppo avanti per chiedere meno. Quindi le scelte per l’Iran sono capitolazione o resistenza a oltranza, ma un rilancio sul nucleare militare (ammesso che gli restino le capacità) è plausibile solo dopo che gli Usa si siano uniti all’aggressione israeliana».
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