Il conflitto in Medio Oriente
I “forse” di Trump sulla guerra all’Iran, la debolezza di Khamenei e le bombe “bunker buster” richieste da Israele
Se da un lato il Tycoon ha confermato il suo pieno sostegno all’operazione di Netanyahu dall’altro ha evitato di dire se entrerà o meno nel conflitto in maniera diretta: “Forse lo farò, forse no”

Dopo il vertice ad alta tensione di martedì nella Situation Room della Casa Bianca, Donald Trump sembrava sul punto di colpire l’Iran al fianco di Israele. Fino a ieri si sono rincorse voci sul dispiegamento di bombardieri B-2 nella base Diego Garcia e sull’arrivo di una terza portaerei in Medio Oriente dopo la Nimitz e la già presente Uss Vinson.
I dubbi di Trump e le bombe “bunker buster”
Ma il presidente Usa, nelle 24 ore successive al vertice di Washington, ha preferito prendere del tempo. Forse perché nell’amministrazione vi erano pareri discordanti. Forse per un’intima convinzione di Trump che questo assedio possa condurre la Guida Suprema, Ali Khamenei, alla capitolazione. O forse perché, come ha spiegato il New York Times, esiste il fondato timore che gli iraniani possano reagire a un attacco combinato Israele-Usa colpendo le basi americane in Medio Oriente. Per molti, si è trattato solo di un bluff, con Trump da sempre convinto di sostenere Israele e porre fine una volta per tutte al programma nucleare iraniano attraverso le sue bombe “bunker buster”. Ma le sue dichiarazioni di ieri hanno di nuovo mescolato le carte. Il tycoon ha mantenuto la sua linea: “Resa incondizionata”.
I “forse” di Trump
Tuttavia, se da un lato ha confermato il suo pieno sostegno all’operazione intrapresa dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, dall’altro lato ha evitato di parlare pubblicamente del suo coinvolgimento diretto. “Forse lo farò, forse no” ha detto a una giornalista, “nessuno sa cosa farò”. E Trump ha anche detto che i funzionari della Repubblica islamica sarebbero pronti a trattare. “Posso dire questo: l’Iran ha molti problemi e vuole negoziare. Perché non hanno negoziato con me due settimane fa? Avrebbero potuto farlo bene. Avrebbero avuto un Paese. È molto triste vedere questo” ha detto il tycoon, che in seguito ha anche annunciato di avere offerto a Khamenei “l’ultimatum definitivo”.
La replica di Khamenei
Le parole di Trump sono state accolte dal gelo del governo iraniano. “Nessun funzionario iraniano ha chiesto di strisciare ai cancelli della Casa Bianca” ha tuonato la missione di Teheran presso le Nazioni Unite. “L’Iran non negozia sotto costrizione, non accetterà la pace sotto costrizione, e certamente non con un guerrafondaio” ha sottolineato la rappresentanza iraniana al Palazzo di Vetro. E la secca smentita di Teheran è arrivata dopo che la stessa Guida suprema aveva parlato alla nazione. Khamenei, nascosto nel suo bunker, con voci insistenti che lo danno pronto a fuggire o in procinto di essere destituito, si è rivolto al suo popolo cercando di serrare le file della Repubblica islamica. In una Teheran colpita anche ieri dalle bombe israeliane, l’ayatollah ha ribadito che l’Iran non si arrenderà di fronte ai raid né alle minacce. La Guida suprema ha avvertito che qualsiasi attacco di Washington avrà come effetto dei “danni irreparabili”. E mentre ha definito “inaccettabile” l’ultimatum di The Donald, Khamenei ha anche avvertito lo Stato ebraico: “Israele ha commesso un grave errore e sarà punito per le sue azioni”.
Le difficoltà del regime
Per il leader iraniano si tratta di un momento durissimo. E lo si è capito anche dai toni non proprio esaltanti del suo discorso. Un video di pochi minuti in cui la Guida suprema, ormai 86enne, è apparso stanco, quasi distaccato. E mentre i suoi fedelissimi smentivano qualsiasi trattativa, il sito israeliano Haaretz rivelava che tre aerei iraniani, tra cui quello presidenziale, erano atterrati in Oman. L’ayatollah vorrebbe forse di più dalle sue superpotenze alleate. La Russia per ora non si è mossa ma ha solo condannato i raid di Netanyahu. La Cina ha chiesto di fermare gli attacchi (anche se sul Telegraph è stato rivelato l’invio di alcuni cargo da Pechino diretti in Iran). Ma intanto le Israel defense forces hanno continuato a colpire nel cuore di Teheran, fino al quartier generale della Sicurezza interna, considerato “il braccio repressivo del dittatore iraniano”.
L’Idf ha anche detto che i suoi jet avevano bombardato una base aerea a Kermanshah distruggendo tre elicotteri d’attacco. E per l’esercito israeliano, che ha ammesso l’abbattimento di un proprio drone, dall’inizio dell’operazione “Leone nascente” sono stati colpiti oltre 1100 obiettivi. Netanyahu, che ha ricevuto il supporto di Trump per continuare con l’operazione, sembra intenzionato a non mettere un freno fino al completo azzeramento del programma nucleare degli ayatollah. Ieri sera, il premier ha convocato il gabinetto di sicurezza. E Bibi in questi giorni è stato chiaro. Dopo la guerra, ha detto il capo del governo dello Stato ebraico, “vedremo un Medioriente diverso, una realtà che non abbiamo mai visto prima”.
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