L'Idf fa il lavoro sporco per liberare Ue e Paesi Arabi dal ricatto del Califfato
L’attacco di Israele all’Iran è uno scudo per l’Occidente: mentre noi restiamo in silenzio, lo Stato ebraico combatte contro nucleare e antisemitismo

Fin dalla notte tra il 12 e il 13 giugno, quando Israele ha attaccato l’Iran, una certezza si era affermata come notizia principale: la morte di molti uomini di spicco del regime e di alcuni scienziati che lavoravano al programma nucleare. Sono quattro notti che l’Iran risponde a Israele attaccando, a sua volta, le città più importanti come Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa con una quantità di missili tali da bucare l’Iron dome, che in ogni caso riesce ancora a neutralizzare un’alta percentuale di lanci. Intanto la propaganda – che ci sta martellando da mesi – ha subito dato notizia di civili morti in Iran, ma non ha spiegato cosa stessero facendo donne e bambini nei siti nucleari. Delle due l’una: o è una balla spaziale oppure nei siti nucleari sono presenti scudi umani, secondo la migliore tradizione jihadista. Francamente non si sa quale versione scegliere.
Quello che conta ora è la reazione del mondo arabo che, ancora una volta, dimostrerà come questo pavido Occidente non meriti il coraggio di Israele. L’Egitto ha fermato la “marcia per Gaza” dei 4mila volenterosi partiti da Tunisi per portare la solidarietà del mondo al popolo gazawi, e pare che anche la Libia stia collaborando. Inoltre la Giordania ha interdetto il proprio spazio aereo a tutti i voli, in modo da permettere la rapida individuazione dei droni e dei missili che stanno già arrivando dall’Iran. Non va dimenticato che la Giordania ha in custodia religiosa i siti sacri all’Islam che si trovano a Gerusalemme. Il Gran Muftì di Gerusalemme è la suprema autorità giuridica islamica sunnita, responsabile della corretta gestione dei luoghi santi islamici della città, compresa la moschea di Al-Aqsa, gestione poi estesa anche ai luoghi sacri al Cristianesimo. L’Iran sciita, nelle sue visioni del mondo, vorrebbe anche togliere questa prerogativa alla Giordania (e la Mecca all’Arabia Saudita).
L’attuale Gran Muftì di Gerusalemme è Muhammad Ahmad Hussein, che ricopre la carica dal 2006, svolgendo compiti religiosi, mentre il re di Giordania mantiene nominalmente il ruolo di “difensore di Gerusalemme”. Questo è uno dei motivi per i quali la Giordania ha contribuito ad abbattere i missili scagliati dall’Iran nel primo attacco diretto a Israele, e probabilmente lo farà anche ora. Anche l’Arabia Saudita ha affermato che aprirà i cieli solo ai cacciabombardieri israeliani e, presumibilmente, riprenderà a contrastare gli Houthi.
In questo scenario c’è chi si interroga sulle reazioni dell’Europa. Venerdì mattina – in uno dei primi tg di Sky – ha parlato il corrispondente a Bruxelles, dicendo semplicemente che, come accade sempre in simili frangenti, il vecchio continente è assente. Previsione azzeccata. L’assurda posizione di equidistanza non giova a nessuno. Anche gli Usa non hanno fatto salti di gioia. L’unica nota positiva, se così si può dire, è che il presidente Trump ha invitato l’Iran a continuare a trattare sul nucleare per evitare l’entrata in guerra degli Stati Uniti: desiderio (per ora) disatteso per il secco rifiuto di Ali Khamenei.
Nel frattempo, i partiti di opposizione in Italia danno fondo a tutto il dizionario per definire il premier israeliano, ignorando o fingendo di ignorare che Israele sta facendo soltanto il lavoro sporco a salvaguardia dell’Occidente. Che, invece, aveva appena metabolizzato il ben servito alla Shoah, con la coscienza libera di poter di nuovo accusare gli ebrei di qualche crimine. Ma cosa ci sarebbe da guadagnare dall’essere di nuovo asserviti al califfato?
In ogni epoca c’è stato chi dalla poltrona ha visto passare la storia e chi la storia l’ha fatta, e gli ebrei – in questo – non si sono mai tirati indietro. Siamo forse solo all’inizio di una nuova pagina di storia, e gli scenari si stanno delineando. Per ora prendiamo per buoni i timidi segnali che vengono da alcuni Paesi arabi che hanno sempre considerato che il “corpo estraneo” da cui liberarsi non è Israele, ma l’Iran. Lo Stato ebraico sta agendo anche per loro e per l’Occidente.
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