Il caso Cecilia Sala arriva a una fase «molto delicata». I genitori della giornalista italiana temono che il dibattito mediatico sulle strategie per liberare la propria figlia rischi di allungare i tempi, e dunque di rendere ancora più complicata e lontana una soluzione che già di per sé è intricata. Roberto Sala ed Elisabetta Vernoni riconoscono che il governo italiano «si è mobilitato al massimo», ma ora chiedono riservatezza e discrezione.

E si appellano agli organi di informazione affinché cali il silenzio stampa: «In questi giorni abbiamo sentito l’affetto, l’attenzione e la solidarietà delle italiane e degli italiani e del mondo dell’informazione e siamo molto grati per tutto quello che si sta facendo. Saremo grati per il senso di responsabilità che ognuno vorrà mostrare accogliendo questa nostra richiesta». Ma intanto l’Iran alza la voce sulla vicenda Mohammad Abedini: l’arresto dell’ingegnere iraniano viene definito «un atto illegale» che rischia «di danneggiare le relazioni bilaterali» tra Teheran e Roma. Tradotto: bisogna respingere «l’ingerenza americana» e liberare il 38enne.

L’ambasciatrice Amadei in pressing sull’Iran

Nella mattinata di ieri Paola Amadei è stata ricevuta al ministero degli Esteri iraniano. L’ambasciatrice italiana a Teheran ha incontrato il direttore per l’Europa del dicastero e ha rimarcato due aspetti chiave: il rilascio immediato di Sala e l’arrivo in carcere del pacco che contiene generi di prima necessità. Preoccupano le condizioni in cui la giornalista è rinchiusa nella prigione di Evin: una cella piccolissima, senza un materasso, solo due coperte per dormire sul pavimento. Un faro sempre acceso, ma niente maschera per gli occhi. Roma pretende che i diritti umani siano rispettati e che all’italiana venga assicurata la consegna dei generi di conforto, di cui non si è più avuta traccia dopo l’invio avvenuto sabato da parte dell’ambasciata.

Lunedì Mantovano riferisce al Copasir, i Radicali annullano la manifestazione

Giovedì sera il sottosegretario Alfredo Mantovano, in veste di Autorità delegata, aveva dato immediata disponibilità a riferire al Copasir. Le comunicazioni al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sono state fissate per lunedì 6 gennaio alle 14. Tre ore prima il Partito radicale sarebbe dovuto scendere in piazza in via Nomentana 361 a Roma, ma l’evento è stato sconvocato alla luce dell’appello dei genitori di Sala. Invece martedì alle 11:30, a piazza Santi Apostoli, i giornalisti romani si ritroveranno in una manifestazione organizzata dall’Ordine dei giornalisti del Lazio e dall’Associazione Stampa Romana «per chiedere l’immediata scarcerazione di Cecilia Sala».

Le opposizioni chiedono unità al governo

Mentre il governo segue la vicenda da vicino, le opposizioni chiedono di mettere da parte le divergenze e di mostrare compattezza per riportare a casa Sala. Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, si rivolge all’esecutivo affinché garantisca maggiore coinvolgimento e informazione sulle iniziative assunte per la liberazione della reporter: «Fin dal primo momento noi abbiamo rispettato la richiesta di discrezione e offerto collaborazione, com’è giusto, vista la delicatezza della situazione, ma è importante che ci sia condivisione con tutte le forze politiche in Parlamento».

Sulla stessa linea Sergio Costa, vicepresidente della Camera e deputato del Movimento 5 Stelle: «Maggioranza e opposizione devono essere unite in questo sforzo e collaborare con un senso forte di unità nazionale». Francesco Bonifazi di Italia Viva punta il dito contro il ministro degli Esteri: «Noi siamo per sostenere il governo e fare di tutto per liberare Cecilia Sala. Ma il modo superficiale e imbarazzante con cui Tajani ha rilasciato le dichiarazioni fino ad oggi è preoccupante».

La maggioranza accoglie l’appello delle opposizioni. Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio, sottolinea l’importanza di «dimostrare senso di responsabilità e capire che si tratta di una questione nazionale». Anche Maurizio Lupi, presidente di Noi Moderati, spera di non assistere a inutili polemiche: «Maggioranza e opposizione sostengano la via diplomatica».

Abedini ai domiciliari? La decisione il 15 gennaio

Tiene banco anche il caso Abedini. La data da cerchiare in rosso sul calendario è quella di mercoledì 15 gennaio. Tra 11 giorni, alle ore 9, si terrà l’udienza in Corte d’appello per discutere un punto cruciale della vicenda: confermare la custodia in carcere a Opera o accogliere la richiesta dei domiciliari per l’ingegnere iraniano. Che ieri mattina ha incontrato il suo legale, Alfredo De Francesco.

«Pregherò per Sala e per me», è il ragionamento che gli ha affidato. Si è detto preoccupato per la situazione e «incredulo per le accuse mosse» sul suo conto da parte degli Stati Uniti. Nelle scorse ore l’avvocato ha depositato una documentazione per garantire che il suo assistito non si allontani dall’Italia. E ha indicato un appartamento a Milano, nelle disponibilità del consolato iraniano, in cui osservare l’eventuale misura restrittiva.