Invecchiando capita di rifugiarsi nel ricordo, non nel rimpianto, forse un po’ nella nostalgia, quella sì. Così, quando ho visto la locandina dei Giovani Democratici che chiama a “spaventare i moderati”, ho pensato alla forza che l’essere giovani sprigiona, al coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo dei mille vincoli e delle rendite di posizione che impediscono al Pd di fare davvero la sinistra-sinistra.

Coraggiosi, spavaldi, questi Giovani Democratici! Così mi sono detto. Poi è sovvenuto uno squarcio nella memoria: mi sono ricordato di quei corsi alle Frattocchie, a Faggeto Lario, le mitiche scuole di partito del Pci, nei quali ci insegnavano a guardare bene le forze in campo, ad analizzare e a cogliere le differenze culturali e politiche. E spesso tutto cominciava dall’analisi del fascismo e dal fatto che gli errori compiuti dalla sinistra massimalista negli anni ’20 del Novecento avessero contribuito a spingere i ceti medi verso il regime. Nel 1946 Togliatti, in un discorso che è poi divenuto un libretto dal titolo Ceto Medio ed Emilia rossa, fissa il punto e fa diventare il tema delle alleanze con i ceti medi produttivi un cardine della politica del Pci; cosa che spiega la forza e il radicamento della sinistra in Regioni come l’Emilia-Romagna e la forza di un partito che – pur essendo comunista – è arrivato a prendere i voti di un italiano su tre e mai meno di un italiano su quattro.

Ovviamente è trascorsa un’era geologica, e probabilmente io sono troppo vecchio e i Giovani Democratici hanno ragione a voler spaventare i moderati. Tuttavia ai dirigenti attuali del Pd milanese, che so essere giovani, ma non giovanissimi, consiglierei sommessamente di considerare sempre – nella selezione dei gruppi dirigenti – la quarta legge fondamentale del grande Carlo Maria Cipolla: “Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano che in qualsiasi momento e luogo e in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore”.