La guerra in Ucraina continua. E il presidente russo Vladimir Putin ha da tempo fatto capire di non avere alcuna intenzione di fare marcia indietro. Tanto più ora che Kiev è in difficoltà sul fronte orientale (meno su quello del Mar Nero) mentre l’Occidente inizia a domandarsi fino a che punto è disposto a sostenere militarmente il Paese invaso contro una forza, quella russa, che appare in grado di mantenere alta la pressione. E per tutto il tempo che desidera. Ieri, una fotografia di questa complicata fase del conflitto è arrivata da Odessa, dove le bombe russe sono cadute a poca distanza dal luogo dell’incontro tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, arrivato per una visita lampo in sostegno del governo di Kiev e per commemorare le vittime di un altro bombardamento. Secondo i media, le esplosioni sono avvenute a circa 200 metri dal convoglio dei due leader, e hanno provocato la morte di cinque persone.

“Esperienza impressionante”

Mentre pochi minuti dopo, sarebbe avvenuto un altro attacco con dei missili balistici. “Un’esperienza impressionante” l’ha definita il leader greco. Per i media ellenici non vi sono stati rischi per l’incolumità del primo ministro, e l’incontro con Zelensky è avvenuto lo stesso nonostante le esplosioni. Ma molti osservatori ritengono che l’attacco mentre era lì il presidente ucraino non sia stato casuale. Una tesi sostenuta anche dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che ha scritto su X che “l’attacco a Odessa durante la visita del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e del premier greco Kyriakos Mitsotakis è un altro segno delle tattiche codarde della Russia nella sua guerra di aggressione contro l’Ucraina”. E sulla stessa linea è apparsa la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che parlando di Odessa ha rilasciato sui social questa dichiarazione: “Nessuno è intimidito da questo nuovo tentativo di terrorismo, certamente non i due leader sul campo né il coraggioso popolo ucraino. Più che mai, siamo al fianco dell’Ucraina”.

La propaganda di Mosca

I russi hanno smentito questa versione. Per la Difesa di Mosca, l’obiettivo dell’attacco era un hangar per droni navali: arma usata con una certa efficacia da parte della Marina ucraina, che attraverso una vera e propria guerra asimmetrica sta mietendo diverse vittime illustri nella Flotta russa del Mar Nero. L’ultima è il pattugliatore Sergej Kotov, affondato in un’operazione condotta con i droni Magura V5. “Il mar Nero non è sicuro per la marina di Putin” aveva commentato sui social il ministro britannico della Difesa, Grant Shapps, “fino a poco tempo fa sarebbe stato inimmaginabile. Ora che l’Occidente sostiene l’Ucraina, è innegabile. Se otterranno quello di cui hanno bisogno, il coraggio e l’abilità delle Forze Ucraina potrà condurre a vittorie un tempo ritenute impossibili”. Le parole del capo della Difesa di Londra sottolineano l’impegno del Regno Unito e degli alleati occidentali nei confronti delle forze ucraine.

Le difficoltà di Kiev al fronte

Ma i segnali che giungono dal fronte indicano una situazione sempre più difficile, con inchieste che parlano di difficoltà di Kiev nel reclutare nuovi uomini da inviare al fronte e con una spinta delle truppe di Mosca che non si è fermata dopo la caduta di Avdiivka. L’esercito russo ha ampliato il suo raggio d’azione in altri centri molto piccoli, strategicamente anche insignificanti, ma che hanno costretto le truppe ucraine a indietreggiare di nuovo. E mentre l’arsenale dei droni continua a colpire varie città del Paese invaso, ieri c’è stato un incontro a Sochi tra Putin e il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi. “Continuiamo la nostra cooperazione molto attiva in diversi settori” ha dichiarato il presidente russo. E a preoccupare l’organismo internazionale è soprattutto la situazione della centrale nucleare di Zaporizhzhya, in mano ai russi e pericolosamente vicina al campo di battaglia. Se diventa oggetto di scontri, la centrale è a rischio disastro.