"Due gli errori fatti in questi anni"
I socialisti di Maraio: “Daremo al centrosinistra le condizioni per vincere, ripartiamo da scuola, sanità e mezzo milione di case”

Si è concluso domenica a Napoli il congresso straordinario del Psi. A fronte di 14mila iscritti, c’erano 600 delegati impegnati per il rilancio del partito più antico del panorama politico italiano, che annovera oltre 1500 amministratori locali tra sindaci, assessori e consiglieri regionali. Ma i socialisti, proprio in virtù di una grande storia, pensano ancora in grande e guardano al contributo con cui possono dare nuova forza al centrosinistra. Ne abbiamo parlato con Enzo Mario, rieletto segretario nazionale.
Cosa ha deciso il congresso?
«L’avvio di una nuova fase, il rilancio dell’attività del Psi in Italia. Abbiamo registrato il ritorno di tanti compagni e sottolineato l’autonomia e l’identità socialista come nostri fondamenti. Erano presenti tutti i leader di tutti i partiti del centrosinistra: mi sento di poter dire che i socialisti sono tornati».
Con quale agenda, quali priorità?
«Dare al centrosinistra di oggi quel pezzo che manca e che noi abbiamo sempre rappresentato nella nostra storia: la sinistra riformista. Che intendiamo ricostruire per dare alla coalizione di centrosinistra le condizioni per vincere. Le priorità: la difesa della scuola pubblica e della sanità pubblica e un grande piano case in cinque punti, per dare in particolare ai giovani una prospettiva. Mancano mezzo milione di abitazioni in Italia, è fondamentale ripartire da lì».
Cosa è mancato alla sinistra di questi anni?
«Abbiamo parlato di diritti senza parlare di doveri. Un errore. Abbiamo lasciato il tema della sicurezza alla destra. Altro errore. Dobbiamo promuovere una cultura della sicurezza nelle nostre città, nelle periferie e non solo. Guai se la sinistra perseverasse nell’errore di lasciare quel tema alla destra, che lo interpreta a modo suo».
E interpreta a modo suo l’europeismo e la sua storia…
«E noi stigmatizziamo fortemente quell’attacco sul Manifesto di Ventotene. Lì noi riconosciamo una storia importantissima: da Turati alla politica europea di Bettino Craxi noi socialisti abbiamo sempre avuto l’opzione politica degli Stati Uniti d’Europa, e non è un caso se la nostra lista alle Europee si chiamava proprio così».
Parliamo però di Europa del futuro: riarmarla o no? Investire per la Difesa o no?
«Senza un’Europa che torni attore protagonista al pari della Russia e degli Stati Uniti, avremo un futuro di difficoltà. È la patria della democrazia e della libertà, ma senza difenderla con gli investimenti necessari per la sua sicurezza, non si va da nessuna parte. Il tema dunque non è se aumentare le spese militari, ma come. Non devono aumentare a spese della sanità, dell’istruzione, del sostegno sociale. Perché per noi le armi che rendono forte l’Europa sono anche la scuola, la ricerca scientifica, l’assistenza sanitaria e le pensioni dignitose, oltre agli eserciti. Se questi elementi non stanno insieme, non va bene».
Il gruppo Socialisti & Democratici non ha fatto tanti rilievi, sul libro bianco del riarmo.
«Il Partito del Socialismo Europeo è a favore del piano e noi siamo assolutamente d’accordo con la linea che è stata assunta, siamo in un momento straordinario e devono essere date risposte straordinarie. Questo non significa abbandonare il pacifismo. Rafforzare la difesa comune, costruire un esercito comune europeo è un impegno e un dovere per chi ama la pace: senza deterrenza siamo tutti più deboli».
Veniamo alle questioni interne, si va alle regionali tra cui la Campania. Come vi ponete, rispetto al centrosinistra?
«Al nostro congresso abbiamo dato una indicazione: il centrosinistra vince quando è unito e plurale, quando fa prevalere il confronto sui temi. Se ripartiamo dai temi diventa più semplice stare insieme. Ci siamo impegnati – questo l’esito del confronto congressuale – a presentare le nostre liste ovunque. Stiamo andando avanti su un’idea per la Campania».
Quale?
«Ripartire dal modello Napoli, con il sindaco Manfredi che sta amministrando bene, coniugato con il modello Campania di Vincenzo De Luca che è stato per dieci anni un ottimo presidente di Regione. Al tempo stesso la coalizione va tenuta unita e andrà tenuto conto della sentenza della Corte Costituzionale che sarà lo spartiacque per la decisione che dovremo prendere».
Eviterete il rischio di frattura della coalizione?
«Riusciremo. Dobbiamo ricomporre le posizioni di ciascuno in una sintesi che vedrete, sapremo trovare insieme».
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