Ha Stato Israele
I “successi” che Repubblica sbandiera: il missile iraniano sull’ospedale di Beer Sheva che cura israeliani e palestinesi

Se a un buontempone viene il capriccio di impossessarsi di un aeroplano per andare a schiantarsi contro un grattacielo e fare tremila morti, e ci riesce, si può ben dire che il suo piano ha avuto successo. Magari quella definizione non verrà in mente alle vittime dell’attacco, né a quelli che, raccontandolo, ne sono sconvolti: ma per gli autori dell’attentato è senz’altro così, un “successo”.
Ecco, l’altro giorno l’Iran ha lanciato un missile balistico contro l’ospedale Soroka di Beersheba, nel sud di Israele. L’ordigno ha devastato la struttura, ferendo decine di persone, alcune gravemente. L’ospedale ha evacuato centinaia di malati e pazienti, tenendo solo quelli che non potevano essere spostati e annunciando di non poterne accogliere altri salvo che per casi di emergenza vitale (il centro medico serve un bacino di un milione di persone).
Inutile dire che l’ospedale non nascondeva terroristi, non era usato per sequestrare ostaggi, immagazzinare armi e organizzare attentati, com’è la regola per l’ospedale medio di Gaza. Utile è ricordare, invece, che il personale medico e infermieristico dell’ospedale israeliano è fatto da ebrei e da arabi; e che vi trovano normalmente assistenza uomini, donne, vecchi e bambini palestinesi.
Come parlare di tutto questo? Dipende dai punti di vista. Il quotidiano la Repubblica ne parla descrivendo “il successo del raid israeliano sull’ospedale Soroka di Beer Sheva” (prima pagina, ieri). Oh, tra parentesi. Ieri mattina un nuovo attacco missilistico iraniano è stato lanciato sulla stessa città, ha devastato siti residenziali e commerciali e ha fatto ancora feriti. Un altro successone di cui – ne siamo certi – Repubblica non mancherà di dare conto.
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