L'intervista
Il 2023 secondo Osho: “Schlein la sorpresa, Di Maio il grande assente, Salvini la delusione: ha rotto poco…”
L’intervista a Osho: “Elly si presta dal punto di vista satirico. Il personaggio dell’anno? Re Carlo. Nessuno si è mai offeso, ho ricevuto complimenti da tutti. L’autoironia mi rende molto contento”
Federico Palmaroli, in arte Osho, vorrei che oggi tu fossi un po’ il nostro Paolo Fox e come gli astrologi a Capodanno provare a fare un bilancio dell’anno passato e le previsioni del venturo.
«Intanto è stato un anno funestato dal conflitto in Ucraina e in Medio Oriente, quindi se questo è il tema la politica un po’ scompare dalla trattazione. Ci si concentra di più sulla guerra e per me che faccio satira è più complicato perché devo cercare altri argomenti. Quindi innanzitutto spero che il prossimo anno non ci sia un’altra guerra, ormai è diventata una guerra mondiale a mosaico».
Partiamo con la sorpresa dell’anno, il personaggio emergente.
«Non può che essere la Schlein, perché la prima donna segretario del Pd è una novità, e poi perché ha già regalato qualche perla».
Si presta dal punto di vista satirico?
«Si presta innanzitutto in quanto segretaria del Pd, tu conosci i loro conflitti interni, anche se questo avviene sia a destra che a sinistra. I conflitti sono sempre una prateria lungo la quale correre, nel mio modo di intendere la satira diventano proprio lo sketch in cui fare delle battute. Il dialogo tra due personaggi è proprio fondamentale perché raccontano quello che avviene nel partito. La Schlein ci ha messo del suo sull’armocromista, su cui un po’ tutti hanno ironizzato. Quindi nel 2024, anche in vista delle Europee, mi aspetto da lei qualcosa di buono».
La delusione dell’anno invece?
«Più che legata a un personaggio in realtà mi aspettavo un po’ più di contrasti all’interno del centrodestra. Non è stato così evidente. Solo ultimamente, col raduno dei sovranisti a Firenze, Salvini ha iniziato ad alzare più la testa mettendo in difficoltà il governo».
Anche perché forse ha più problemi lui all’interno della Lega…
«Probabilmente sì, nei governi gialloverde e con Draghi ha fatto un po’ l’opposizione e un po’ il governo, mi aspettavo che in qualche modo “rompesse più le palle”, perché quello per me è terreno fertile. Quindi in questo senso è stata lui la delusione».
Lui col Papeete ci ha abituato bene…
«Appunto. Quella è stata una stagione meravigliosa, quei mesi per me sono stati i più produttivi in assoluto».
E il grande assente?
«Abbastanza semplice, ovviamente Luigi Di Maio che è la mia guest star. Anche adesso vado a cercare quello che pubblica su Twitter perché mi manca proprio. L’averlo riportato in luce dalla Meloni con la vicenda del Mes, aver avuto la sua reazione è stata un po’ una gioia, anche perché si dice che stia preparando il suo ritorno in politica e quindi non sarebbe male».
Personaggio internazionale dell’anno?
«Dal mio punto di vista Biden. Il fatto che non stia benissimo con la testa, che cade in continuazione, che dà la mano alla donna invisibile… Nel cercare una chiave da esasperare l’ho reso protagonista».
Il personaggio dell’anno in assoluto?
«In assoluto Carlo d’Inghilterra, è diventato re, non capita tutti i giorni. E poi le vicende reali mi hanno sempre appassionato. Quando non tratto temi politici nazionali vado sull’incoronazione, sulla battaglia con Harry, è un bel momento perché mi evito tutte le rotture di scatole degli haters. Se vai sui reali nessuno si incazza».
Il personaggio che nel 2024 sarà il protagonista delle tue vignette?
«Confido molto nelle Europee, ci sarà la battaglia interna per le alleanze, bisognerà vedere se continuerà la luna di miele del governo, Salvini cosa combinerà, che succederà col Pd, quindi sicuramente questo sarà il macrotema su cui poi ci saranno tutti gli inneschi possibili. Mi aspetto molto dal leader argentino, è sicuramente un personaggio sui generis. Ancora non mi sono pronunciato su di lui però, già vedendolo con quella motosega, ho capito che regalerà sicuramente delle perle».
D’altra parte c’è chi ha usato il piccone…
«Esatto, lui è andato direttamente sulla motosega».
Molti comici, quando esce di scena un loro bersaglio, si lamentano perché viene meno una fonte primaria del loro lavoro. È accaduto anche a te?
«Accadde già con Gentiloni. Io avevo cominciato quest’avventura con lui, è un personaggio simpatico, soprattutto non era permaloso e quindi è stato un grande colpo per me. Lo stesso con Di Maio. Gentiloni l’ho utilizzato nel trapasso tra Osho e la satira politica, e attraverso le sue pose, i suoi viaggi da premier, gli facevo fare quello che faceva Osho, perché si presta molto, poi è romano, aveva quella mimica facciale che abbiamo noi».
A tal proposito io sono di parte ma è la battuta fulminante, il fatalismo, il cinismo, la nostra traccia. Secondo te sarebbe possibile un Osho non romano?
«Ci potrebbe essere ma avrebbe successo soltanto nel contesto regionale in cui si manifesta. Ci sono stati pure dei tentativi. Tu sai bene che il romanesco non è un dialetto ma una cadenza, la parlata sarda stretta noi non la capiamo e, ancora, per vedere Gomorra io mettevo i sottotitoli. Il romano invece si capisce, io poi cerco di edulcorarlo, non faccio il sonetto di Belli, quindi questa è la chiave per cui funziona. E poi c’è quell’aspetto cinico e pragmatico. Quando iniziai questa avventura con Osho il santone feci la parodia di quella spiritualità astratta, quel ‘volemose bene’, cercando di pragmatizzarla. Come facciamo noi romani, di fronte a cose belle arriviamo con la secchiata d’acqua a riportare tutti alla realtà. È l’aspetto cinico della comicità di Sordi, di Verdone, loro hanno attinto dal tessuto romano e noi abbiamo ripreso da loro su certi modi di fare le battute».
A prescindere dalle simpatie politiche, quali sono, se ci sono, i personaggi politici che più ammiri?
«In passato sicuramente Gentiloni, l’ho anche conosciuto personalmente a Palazzo Chigi. Poi mi viene da dire Giorgia Meloni perché, al di là degli steccati politici, è evidente che ha fatto un percorso che non può non essere riconosciuto. Una donna partita da ragazzina, anche in un contesto difficile, senza essere figlia di, che arriva a essere Premier. Quella diciottenne fotografata col microfono in mano alla testa di un corteo che finisce a Palazzo Chigi può essere anche un modello di riferimento, al di là di destra e sinistra. Per me quella è la politica, chi cresce nelle segreterie di partito e si fa tutta la gavetta, non sono per i politici improvvisati».
Condivido. Ma invece uno che hai conosciuto e hai detto “ma questo è simpaticissimo”?
«Molto simpatico è Baldelli, potrebbe avere anche una carriera come imitatore perché è molto bravo. Invece non ho mai conosciuto personalmente Renzi però devo dire che è simpatico, me lo dicono tutti».
Questo lo dici solo te…
«Beh, è antipatico politicamente forse, l’ho riscontrato anche io, però chi l’ha conosciuto personalmente dice che è un intrattenitore. Poi, la conosci anche tu, Giorgia Meloni è molto simpatica. Farla parlare in romanesco e farle fare le battute è un po’, come dire, ridondante. A volte quando ho fatto le vignette su di lei ho pensato che quella battuta lei la farebbe veramente! Siamo molto simili come forma di umorismo».
C’è qualcuno che ti ha fatto dei complimenti particolari e qualcuno che si è offeso?
«Offeso mai nessuno. I complimenti da tutti, al di là di essere visto come un umorista di riferimento di una parte politica. Sono stato invitato anche a kermesse dei Cinque stelle, del Pd, di Calenda, e il fatto che tu mi intervisti per il Riformista parla chiaro. Se facessi una satira feroce, cattiva e ideologica non verrei invitato. Gentiloni quando mi conobbe era molto divertito, ho avuto complimenti anche da Fratoianni. Quando la gente si mostra autoironica sono molto contento».
Sei un appassionato di futurismo, è stranoto. Vedi un Marinetti nella politica italiana?
«Ahimè, no. Un grosso rammarico è quello di non trovare più nella nostra epoca personaggi che assomiglino ad alcuni che ho approfondito, come Marinetti, D’Annunzio… Sono altri tempi ma c’era una ars oratoria più spiccata. C’è stato un appiattimento verso il basso e non vedo nessuno accostabile a figure che per me sono stati illuminanti».
Hai gli altri progetti per il 2024?
«Uscirà a marzo la seconda stagione del Santone, la serie di Raiplay. Poi stiamo organizzando col Ministero della Cultura una mostra sul futurismo a ottobre. Dò una mano perché me ne intendo abbastanza. Infine stiamo preparando anche una serie sull’impresa di Fiume, etichettata come impresa nazionalistica di D’Annunzio ma è stata molto di più, una sorta di 68 ante litteram, una Woodstock, paradigma di libertà dei popoli oppressi in cui confluirono forze diverse, fascisti, comunisti, omosessuali e che è parte del patrimonio storico e culturale italiano».
© Riproduzione riservata