L'analisi
Il giochino della destra ultraconservatrice europea: la politica della forza fa sentire le folle potenti

Le elezioni federali tedesche del 23 febbraio 2025 segnano indiscutibilmente un punto di svolta e offrono una chiave interpretativa per l’Europa che verrà. Alice Weidel, leader di AfD, ha posizioni radicali sull’immigrazione (nessuna assicurazione sanitaria ai rifugiati, divieto al velo islamico in pubblico, remigrazione), sull’Europa (propone di escludere Spagna e Portogallo dall’eurozona e al contempo che la stessa Germania esca dall’Euro) e sul lavoro (abolizione del salario minimo, che dal 1° gennaio di quest’anno in Germania è di 12,82 euro lordi all’ora).
La forza contrapposta alla debolezza
Queste posizioni non sono nuove e fanno parte della congerie di tesi (non sempre fra loro coerenti) che ormai caratterizza i partiti della destra ultraconservatrice, non soltanto in Germania ma in Europa e, con alcune differenze, negli Stati Uniti. Ciò che spiega il loro successo, tuttavia, non è solo l’allarme verso le “invasioni”. Si tratta di idee che possono anche cambiare repentinamente – come notoriamente fa Trump – e che hanno un collante che non ha a che fare con una precisa ideologia. Si tratta della capacità di trasformare dall’interno (trasvalutare, avrebbe detto Nietzsche) alcuni valori guida della tradizione europea. Le idee illuministe di libertà, eguaglianza e solidarietà (o fraternità), nell’ottica della nuova destra, subiscono una trasfigurazione che è guidata da un principio non dichiarato ma fortemente percepito dall’opinione pubblica, ossia l’idea del valore della forza come contrapposta alla debolezza.
La fortezza della nazione
La libertà da tutelare e favorire è quella di chi ha la forza di imporsi sul mercato, che vince la competizione economica e che non si fa indebolire da vincoli ecologisti, garanzie di equo scambio e burocrazie cavillose. L’eguaglianza è quella fra coloro che appartengono ai “veramente eguali”, ossia a chi si inscrive nell’enclave identitaria dei più determinati ad agire, nell’appartenenza alla nazione, persino a prescindere dall’appartenenza etnica. La solidarietà è quella racchiusa nella fortezza compatta e impenetrabile della “nazione”.
La politica della forza
La vera ideologia di queste formazioni è dunque la politica della forza, ossia l’assunzione di posizioni energiche con lo scopo anzitutto di mostrare un forte volere, una capacità decisionale e una determinazione che non ha incertezze né limiti e che, per questo, vuole indicare una linea retta verso il futuro, una direzione presa a qualunque costo. Al cospetto di questo forte volere, le politiche democratiche appaiono deboli, indecise, vulnerabili agli attacchi, antieroiche. E le folle, da sempre, sono affascinate dagli eroi, anche da quelli auto-proclamatisi tali (o auto-proclamatisi vittime di complotti e minacce esterne cui resistono strenuamente). La politica della forza è agile, perché non si lega a un’idea precisa di società, di economia o di diritto: qualunque posizione funziona purché dia l’impressione, anche fittizia, del vigore e, soprattutto, faccia sentire le folle, finalmente riscattate dal declino, come parte di una potenza. Contrastare questa deriva della volontà in mera forza è difficile. Ma è ciò da cui dipende il destino dell’intera Europa.
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