Il quadro che le urne tedesche rivelano al mondo è una tela futurista. Un ordine c’è, ma scomposto. Dinamico, sensibile ai mutamenti. Perfettamente compatibile con l’estetica della velocità che scandisce la crisi in corso: le guerre e la difficoltà di fare dei negoziati una pax se non perpetua quantomeno duratura, lo spettro di una crisi economica (predetta dallo stesso Merz) e la civilizzazione del vecchio modello occidentale. Ovvero, per dirla con Spengler, il suo tramonto.

L’amara verità post elettorale

Le elezioni per il rinnovo del Bundestag hanno stabilito un’amara verità, dura da accettare per un popolo che ha ipotecato il proprio futuro attraverso due concetti fissi: unità (o meglio riunificazione) e stabilità. Invece, la Germania di oggi è un paese diviso e confuso. Frammentato dalla fallimentare gestione del fenomeno migratorio, dalla deindustrializzazione, dal collasso dell’export e dell’industria automobilistica, e dall’acuirsi delle distanze tra ovest ed est. Addirittura, come una versione restaurata di un vecchio film, si torna a parlare di ossie e wessie. Ed è proprio nei territori dell’ex DDR che l’Alternative für Deutschland ottiene i risultati migliori e un consenso che penetra in tutti i gruppi demografici, soprattutto nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni. Quei giovani terrorizzati dall’inflazione e dalla disoccupazione, ignari dell’entusiasmo e delle grandi speranze coltivate dai propri genitori sull’onda della Wende.

Il valore del tasso d’affluenza

Oggi, i tedeschi pretendono una nuova svolta in un clima più caotico rispetto allo scenario che si stagliava nel post-’89. Meno certezze e maggiori incognite, in un mondo oggetto di trasformazioni epocali e che come ha affermato Merz “non aspetta più nessuno”. La mappa elettorale è abbastanza netta. Cdu in testa con il 28,9% dei consensi, seguito da Afd (20,8%), Spd (16,4%), Verdi (11,6%) e Linke (8,8%). Il Brandmauer eretto contro l’ultradestra ha funzionato. Per ora, Afd è isolata, vero, ma più forte e legittimata, mentre Scholz e i Verdi devono ancora digerire la delusione appena incassata. Il tasso d’affluenza è il più alto mai registrato dalla Riunificazione. Sintomo di un elettorato che ha qualcosa d’importante e d’urgente da rivendicare.

Il triangolo

La missione storica del prossimo cancelliere Friedrich Merz, anti-merkeliano e trait d’union tra Cdu e Csu, è titanica: resuscitare l’Europa tedesca. Non è un caso se Merz sceglie Parigi e Varsavia come imminenti destinazioni. Le capitali del triangolo di Weimar. In un discorso tenuto a fine gennaio, Merz ha affermato che “la cosa più urgente in Europa è firmare un trattato di amicizia polacco-tedesco per portare le relazioni reciproche ad un nuovo livello”. Traduciamo il politichese dell’avvocato multimilionario. Perché “le relazioni reciproche” tra i due Paesi non riguardano solo l’interscambio e la politica di buon vicinato. In questi anni, Varsavia è divenuto l’alleato esemplare della Nato”, “l’anello di congiunzione transatlantico” come ammesso dal segretario della Difesa statunitense, Pete Hegseth.

Il primo obiettivo

Dunque, trascinare Varsavia fuori dall’orbita Trump-Musk per vincolarla nuovamente ad un’Ue a trazione tedesca è il primo obiettivo. Infatti, per Merz la priorità assoluta è raggiungere l’indipendenza dagli Stati Uniti. Per riuscirci, è necessario rimodellare l’Europa a immagine e somiglianza di Berlino. Anche a costo di apparire più permessivi e malleabili, di adeguarsi alle nuove direttive economiche rese indispensabili durante la fase pandemica, e di rinunciare al dogma dello Schuldenbremse (pareggio di bilancio). Ed ecco che la guerra in Ucraina – e l’addio definitivo alle ambiguità con Mosca – diviene fondamentale per ricompattare l’Europa, per riformulare la leadership tedesca e per riequilibrare i rapporti (definirli di forza sarebbe troppo pretenzioso) con l’America di Musk e con quella di Trump. Si scrive indipendenza dagli Usa, si legge primato teutonico sul vecchio continente.

Ma per convincere i tedeschi e il resto degli europei, la Germania deve presentarsi sotto nuove spoglie. Quindi, Merz promette ricette conservatrici riguardo il contenimento dell’immigrazione e politiche economiche meno austere per rilanciare l’economia senza compromettere il welfare state, seppellendo l’apertura incondizionata ai flussi migratori del merkelismo e la sua fobia verso la spesa pubblica. Merz sa bene che in un tempo contrassegnato da trasformazioni radicali servono decisioni nette. Le moine centriste e gli equilibrismi iperliberali non servono più. Il suo lavoro di riposizionamento in Europa parte da Parigi (già nel corso della campagna elettorale ha palesato una certa apertura verso il nucleare francese) e da Varsavia, l’Aquila bianca da addomesticare e riportare nel nido europeo con le buone maniere, e che rischia di sorpassare il resto del continente con la sua ingente spesa militare.

I complimenti di Salvini

Va inoltre sottolineato un ulteriore aspetto. Nonostante, la Germania non sia più la regista d’Europa, l’appuntamento elettorale di ieri ha prodotto ricadute diverse all’interno delle compagini governative e parlamentari dei Paesi dell’Ue. In Italia, Matteo Salvini plaude alla crescita di Afd mentre Antonio Tajani ringrazia i popolari per aver arrestato l’avanzata dei populisti, in Polonia il candidato alla presidenza del PiS, Karol Nawrocki si allinea alle posizioni di Elon Musk mentre Tusk si congratula con Merz, in Spagna Santiago Abascal (Vox) festeggia per il risultato conseguito da Alice Weidel mentre il socialista Pedro Sanchez, pur da posizioni discrepanti, ringrazia il nuovo cancelliere per aver impedito la vittoria degli ultranazionalisti e per la scelta di escluderli dall’esecutivo, proprio come si apprestano a fare i centristi austriaci.

Le voragini da colmare

Ma, l’Afd resta in attesa. Pazienta e prepara la sua rivincita. Le voragini sociali da colmare restano tante, e l’Alternative für Deutschland continuerà a lavorare “dal basso”, facendo leva sui fenomeni di marginalizzazione e sullo stato di angoscia collettivo. Vedremo se le abilità del pilota Friedrich Merz si riveleranno adeguate per guidare la Germania (e non solo il suo aereo privato) e aiutarla a riconquistare il baricentro d’Europa e il passato peso diplomatico nelle relazioni internazionali. Del resto, lo sappiamo bene, dalla leggendaria Alemagna possiamo attenderci di tutto. Grandi tragedie o grandi meraviglie. Intanto, il vecchio continente attende con il fiato sospeso. Trascinato da un ritmo futurista fino al bivio: Europa americana o Europa germanica. That is the question.

Giulia Gigante

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