Il Governo Draghi ha deciso di introdurre il “Green Pass”. Il documento servirà a consentire l’ingresso in locali chiusi e affollati, in modo da evitare il propagarsi dei contagi.
Subito dopo l’annuncio, pare essersi verificata una vera e propria corsa alle vaccinazioni, in modo da procurarsi l’attestato richiesto. Segno che la decisione del Premier – e le sue dure parole nell’annunciarlo – hanno avuto, almeno in parte, l’effetto sperato, cioè anche quello di stimolare le vaccinazioni, oltre che a rallentare i contagi.
D’altra parte, la popolazione sembra essere, nella sua maggioranza, favorevole al “Green Pass”.

Un recente sondaggio, effettuato da Eumetra su un campione rappresentativo dell’elettorato del nostro Paese, ha rilevato come il 68% veda positivamente l’iniziativa, a fronte del 25% di contrari e del 7% di intervistati che non vogliono rispondere o dichiarano di non avere un’opinione al riguardo. Si tratta di una percentuale importante, ma non enorme: di fatto poco meno di un cittadino su tre afferma di non approvare il “Green Pass”.

Analizzando la composizione di questi ultimi, si rileva una significativa accentuazione di persone che posseggono titoli di studio più bassi, tanto che alcuni commentatori sono giunti a parlare di “gap culturale”. Inoltre, il consenso risulta decisamente più elevato tra i più anziani, oltre i 55 anni e relativamente più contratto nelle età centrali, tra i 35 e i 54 anni.

Ma il dato più rilevate risiede nel fatto che i favorevoli al “Green Pass” costituiscono la maggioranza degli elettori di tutti i partiti politici, indipendentemente (o quasi) dalle posizioni che questi ultimi hanno assunto sulla vicenda. I favorevoli sono addirittura il 90% tra i votanti del Pd, ma raggiungono il 73% tra i pentastellati, il 65% tra gli elettori di Fratelli d’Italia, il 62% tra quelli della Lega. L’elettorato all’interno del quale si registra una diffusione inferiore (pur confermando la maggioranza) è quello di Forza Italia con il 54%.

Nell’insieme, anche questi dati contribuiscono a confermare la fiducia che il Governo Draghi e i suoi provvedimenti riscontrano tra gli italiani e che vengono evidenziati dai suoi alti tassi di popolarità tra la popolazione. E anche, naturalmente, il timore ancora diffuso per il virus e i contagi.

Certo, gli oppositori rimangono. Secondo un recentissimo sondaggio di Swg, i dichiaratamente “no-vax” sarebbero l’8%, cui però andrebbero forse aggiunto il 7% che si dichiara “indeciso”. Una netta minoranza, quindi, ma una porzione sempre consistente di popolazione. Nell’insieme costoro temono gli effetti collaterali del vaccino e, in larga maggioranza, si lamentano del fatto che non sia stato adeguatamente testato. Secondo l’8% di questo sottoinsieme, addirittura, il covid sarebbe un’invenzione, non esisterebbe.

Ma le fonti di informazione dei no-vax e degli indecisi non appaiono perlopiù caratterizzate dalla scientificità e dal rigore. Per la maggioranza si tratta del web, dei social e del “passaparola” di amici e conoscenti.

Al riguardo, alcuni degli oppositori al green pass osservano che esso viola il diritto alla libertà individuale. Questo pare però un modo errato di trattare il tema dei diritti, spesso strumentale, attraverso l’uso e l’abuso di slogan vuoti.

Non esistono infatti diritti assoluti, altrimenti il diritto alla libertà personale si trasforma in prepotenza. Spesso nel potere dei più forti sui più deboli. La polemica intorno ai no-vax ha a che fare anche con questo problema.

Chi non vuole vaccinarsi dimostra ostilità nei confronti della scienza e/o opportunismo (se gli altri tutti si vaccinano io non corro rischi – falso perché ci vuole tempo prima che tutti si vaccinino e anche i vaccinati possono infettare perché potenziali portatori di virus senza conseguenze per loro stessi, ma non per i non vaccinati) e/o mancanza di rispetto per gli altri che se si infettano, anche senza conseguenze per loro, possono infettare e se malati, nelle nostre società dove esiste il welfare, devono essere curati a spese di tutti quelli che pagano le tasse.

È poco rilevante obiettare che ci sono persone che per diverse ragioni mediche non possono essere vaccinate. Naturalmente non si può vaccinare queste persone e nessuno chiede di farlo.
La libertà non può mai consistere nella possibilità di danneggiare gli altri. Questa è la libertà dello stato di natura di cui parlava Hobbes, una condizione in cui la vita diventa una potenziale guerra di tutti contro tutti. La libertà degli altri deve valere come la nostra. Vivere in una società decente impone qualche limitazione a ciò che preferiamo per poter convivere. Il presidente Mattarella lo ha ricordato in modo chiaro e diretto a tutti i cittadini italiani e ai partiti politici.

Queste semplici e tutto sommato evidentissime considerazioni ci spingono a riflettere sul perché l’opposizione al green pass si incontri più a destra che a sinistra dello schieramento politico italiano. Sapevamo della fine delle ideologie, non di che cosa ne avrebbe preso il posto, almeno nella penisola.

La destra di oggi – o piuttosto i cittadini che in tal modo si definiscono – è per l’opzione libera sui vaccini: lo faccio se mi piace, e se non mi piace no. La sinistra è più favorevole al green pass.

Perché? Non sembra ragionevole credere che la destra preferisca vivere un giorno da leoni piuttosto che cento da pecore. Bollarla di fascismo è stupido e anacronistico. Libertà “assoluta” e volontà di rivolta sembrano invece le ragioni più probabili, anche se non sufficienti, dell’opzione no-vax, per una parte della Lega e di FdI, ma anche degli elettori di FI.

Libertà senza tener conto di quella degli altri – la libertà di essere immuni dalla malattia – è però in realtà la stessa cosa della prepotenza. Se si dà accesso a luoghi chiusi a non vaccinati, asintomatici e possibili portatori del virus, coloro che sono vaccinati hanno buone chances di non essere infetti, ma gli amici dei primi possono ritrovarsi in ospedale, con il vantaggio di chi?

Si capisce certo la difficoltà dei ristoratori, più colpiti dei complottisti dalle misure del governo. Essi temono di veder ridotta la loro clientela dopo mesi di chiusure. Ma come fanno a non capire che una terza ondata della pandemia li obbligherebbe a chiudere i loro locali di nuovo e dunque forse per sempre?

Renato Mannheimer e Pasquale Pasquino

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