Il messaggio numero uno è per Palazzo Chigi: “La Sardegna è in prima fila contro l’autonomia leghista. Salvini si gioca tutto, anche il partito. La manovra? Non ci saranno soldi per giovani e imprese”. Quindi, la stoccata: “Il governo Meloni è una telenovela e Sangiuliano imbarazza il Paese”. Alessandra Todde tra fioretto e clava. La presidente della Giunta regionale gira l’Italia. Sensibilizzazione e due conti sull’Autonomia differenziata, gli abbracci appassionati degli emigrati. Da Modena a Reggio Emilia a Milano.Sono stata a Vicenza, ho spiegato le nostre motivazioni, le hanno condivise. Zaia? Dovrebbe dire che mentre vuole l’autonomia, si fa pagare Pedemontana e Mose con le tasse di tutti gli italiani?” la sintesi del Todde pensiero.

Paladina ed esportatrice del modello sardo, utile e vincente. In solitudine o quasi, tra tutti i presidenti di Regione, nel creare fastidi all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Autonomia, materie prime critiche e sospensiva sulle rinnovabili sono piccole grandi battaglie nel nome di una Sardegna penalizzata e bistrattata. Da oggi tappa in Puglia. Ma ieri, prima di chiudere il trolley, non ha scordato i 120 anni dall’eccidio di operai e minatori a Buggerru. Sandro Pertini avrebbe apprezzato gesto e memoria della Todde: negli scontri morirono in quattro e pochi giorni dopo ci fu il primo sciopero generale d’Italia. Intanto, cresce il tam tam politico che annoda Cagliari e Roma. L’sms numero due risponde al ping pong di questi giorni. Con una premessa: “Dare una mano al M5S, supportare e affiancare Conte è nell’ordine delle cose. Ma devo dedicarmi alla mia terra. Sono e rimango con orgoglio la presidente di tutti i sardi” è quel che filtra dai tendaggi arabescati della sede istituzionale di Villa Devoto.

Ma non solo. Il ragionamento dell’entourage presidenziale è grosso modo questo: con la Meloni preoccupata dal possibile default del governo, la Todde lavora per un M5S saldamente progressista che non deve guardare al passato, Beppe Grillo. Ma si concentra sulla costruzione del futuro, Giuseppe Conte. Però prima ci sono i Quattro mori e le loro speranze. “La politica, e lo sport, in questo momento è donna” ha detto la Presidente a Marta Maggetti, cagliaritana rientrata dalle Olimpiadi francesi con l’oro al collo conquistato nel surf. La politica sarda in questa fase passa per una tra le più capaci. Con un rinnovamento, vero e duraturo, che conduce al ticket Todde-Conte. Il duo prevede sia il ponte con il Pd della Schlein, sia la conferma che un nome pentastellato valido possa puntare al bersaglio grosso. Con la fase del rilancio del Movimento che vede la Sardegna in prima linea. L’isola – ma è meglio non chiamarla laboratorio – combatte coi denti sul fronte delle rinnovabili.

Sui dubbi per l’efficacia della Moratoria – legge promossa dalla Giunta e approvata dal Consiglio regionale lo scorso 3 luglio, tesa a tutelare e salvaguardare l’ambiente – la Presidente ha tagliato corto: “Sono tanti i sindaci che confermano il blocco reale delle autorizzazioni e dei cantieri che non hanno iniziato i lavori. Le blocca e lo farà fino a quando la Corte Costituzionale non si esprimerà sull’impugnazione del governo Meloni. Intanto, stiamo identificando le aree idonee, quelle che non lo sono, le ordinarie e le altre con vincoli speciali. Per chiarezza, la nostra legge va contro il governo Draghi. Chi sostiene che non blocca nulla, lo spieghi all’Avvocatura di Stato che difende il governo davanti alla Corte”.

Sicurezza e futuro del territorio, da Pula a Castelsardo, passano da un confronto duro e serio. La raccolta di firme contro la speculazione energetica, denominata Pratobello ‘24, è a quota settantamila e ha coinvolto un centinaio di comuni su 377. Intanto, la Giunta è all’opera sulla stesura del piano energetico e sulla costituzione della società energetica regionale. L’obiettivo? Trasformare la Sardegna in un produttore di energia elettrica per cittadini e imprese. Sulla questione Alessandra Todde ha condiviso vari eventi. Gli ultimi, con le forti preoccupazioni dei primi cittadini, hanno a Olbia e Sassari.

“Chi contesta la nostra moratoria di diciotto mesi, spieghi ai nostri giovani perché vuole che la Sardegna sia condannata alle centrali a carbone. O magari – ha rimarcato – vincolata alla produzione di energia elettrica con gli scarti di raffinazione che contribuiscono all’inquinamento senza abbattere le bollette. Infine, può provare a spiegare ai sardi chi paga il gas visto che noi non lo produciamo”.

Mario Frongia

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