Il giorno dell’appuntamento sull’Europa dei riformisti – con Il Riformista – A Porto Rotondo, Giorgio Gori è il primo ad arrivare. In motorino, la camicia bianca al vento. Di casa in Costa Smeralda, l’ex sindaco di Bergamo è da poche settimane tra gli eurodeputati più votati del nuovo Parlamento europeo. Fa parte di quello squadrone (Gori-Bonaccini-Nardella-Ricci) dei riformisti dem. È stato il primo ad accettare l’invito rivolto a una decina di personalità del centrosinistra, insieme al nostro giornale, dall’avvocato Andrea Viola.

Il promotore dell’iniziativa è da sempre impegnato nel centrosinistra riformista sardo e non è nuovo a manifestazioni di un certo richiamo in quell’angolo caraibico d’Italia compresa tra Olbia, Porto Cervo e Golfo Aranci. Porto Rotondo ne è l’epicentro, ed ha insito nel suo nome tutte le caratteristiche dell’accoglienza e dell’inclusione. Nei porti si approda e dai porti si salpa, talvolta con equipaggi diversi da quelli con cui si era arrivati. Nessun teatro migliore, dunque, per ragionare di prospettive del centrosinistra e apertura ai centristi, tra vecchi ancoraggi e nuove imprese. La Sardegna, poi, è terra di esperimenti politici fortunati. Dove il campo largo si è messo alla prova, una prima volta con Alessandra Todde e una seconda con il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, è stato ogni volta un successo.

Due coalizioni ampie a sostenerli, senza divisioni radicali o veti strumentali. Così qui, tra i palmeti di queste spiagge ora candide e ora rossicce, ma sempre immacolate, ha preso corpo non più il vecchio ulivo (non parliamo dell’esile margherita) ma la nuova palma. Fusto ampio e foglie larghe. Radici profonde e stoica resistenza alla mancanza d’acqua. Davanti a cento persone, dopo aver svolto – con piccoli eccessi di solennità – il rito dell’inno di Mameli e quello dell’Europa, a cura della banda comunale di Porto Rotondo, ecco Giorgio Gori entrare nell’arena e prendere il toro per le corna: «Il centrosinistra si può e si deve allargare, è chiaro che risulterà più forte con l’aggiunta di una componente di cultura riformista e liberale», quella verso la quale, senza ombra di dubbio, Gori si sente più vicino.

Ma quando, con che tempistiche? «Il governo non finirà presto. Dovremmo avere tre anni davanti. Ed è un bene, perché serve tempo affinché certi processi, che oggi ancora non vedo, possano arrivare a maturazione». Da Cagliari, Massimo Zedda fa giungere un messaggio di saluto: «Come ho dichiarato in una recente intervista al Riformista, a Cagliari ha vinto una coalizione di centrosinistra, civica e progressista, con aperture ad altre esperienze centriste e indipendentiste. Ma il vero collante è stato il programma. Si vince uniti e si governa in nome di un metodo di governo condiviso, con idee chiare e una programmazione che guardi alla crescita e allo sviluppo». Il modello Cagliari, prima palma tra le palme, annovera tra le sue foglie il Pd, Italia Viva, Azione, i socialisti, i verdi, la sinistra alternativa… tutti! Dimostra che i numeri per governare, se si mettono da parte le divisioni «fratricide», come le definisce Gennaro Migliore, ci sono. «Presentandoci uniti avremmo il consenso di una maggioranza degli elettori già oggi», corre avanti Gennaro Migliore. L’ex deputato di Italia Viva ha preso la parola a Porto Rotondo, come dirà lui stesso con un filo di commozione, «dopo due anni in cui non ho parlato mai, pubblicamente, di politica».

La strategia centrista di Renzi non lo aveva mai convinto. «La reputavo un errore e adesso, finalmente, ritrovo il piacere di parlare anche a nome di Iv in occasioni di confronto come questa», ha premesso. «Se facciamo come il centrodestra, ci uniamo per un programma di governo, blindiamo il nostro perimetro e mettiamo in secondo piano le differenze, riusciremo a cambiare il corso della storia», avverte. Gori gli risponde sul punto: «Se dovessimo scriverlo oggi, il programma del centrosinistra, faremmo fatica». L’onorevole Pietro Pittalis, Forza Italia, non si sottrae: «Anche Forza Italia è la casa dei centristi, dei riformisti, dei liberali e dei popolari». E quanto ai figli di Berlusconi che fanno capolino, Pittalis ne è felice: «Con la famiglia del Presidente abbiamo rafforzato il rapporto. Sono riformisti e libertari perché vedono nella battaglia per la libertà, come ci ha insegnato Silvio Berlusconi, il nostro riferimento più solido». Al dibattito ha portato una voce appassionata e competente la docente di diritto pubblico comparato Carla Bassu, che ha potuto ricordare come l’Italia non sia la Francia del doppio turno in cui Macron si trova a poter sommare consensi opposti. Per tutti, la certezza di vivere l’antivigilia di una ripartenza importante della politica, a settembre.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.