È falso che uno dei referendum sulla giustizia, quello che limita gli abusi sul carcere preventivo, possa favorire gli stalker. E’ totalmente falso, ma il solito Fatto quotidiano sta ripetendo la bugia da tre giorni. La verità è che il successo della raccolta di firme sta cominciando a fare venire l’orticaria nella casamatta delle manette. E naturalmente il primo a esser preso di mira è quello che cerca di mandarci il minor numero possibile di persone, in galera.

Stiamo parlando degli innocenti secondo la Costituzione, cioè dei detenuti in custodia cautelare, che sono quasi la maggioranza dei detenuti italiani. Uffa, tocca di nuovo parlare di Travaglio, che barba che noia. Soprattutto perché lui non capisce niente di giustizia, come la gran parte dei cronisti giudiziari abituati a scopiazzare gli atti pessimamente scritti dai Gip che hanno copiato il Pm che ha copiato la letteratura dell’ufficiale di polizia giudiziaria. Si sveglia un mattino il re dei tagliagole e si accorge che i sei referendum chiameranno tra pochi mesi i cittadini a giudicare lo stato della giustizia, e di questi tempi si salvi chi può. Prende di mira il numero cinque e lo colora di rosa nei giorni successivi al quarantunesimo femminicidio, la morte di Vanessa, che ha suscitato qualche polemica e molta commozione. Ma usare la commozione del popolo delle donne per imbrogliare e scrivere falsità è una vigliaccata.

Approfittare di qualche dubbio in buona fede della vicepresidente di Telefono Rosa, o della ministra Mara Carfagna, lo è ancora di più. Ma pare sufficiente non solo a scatenare la richiesta di tanto carcere, tante manette, tanta repressione per tutti da parte del direttore del Fatto, ma anche a tenere la “notizia” ogni giorno in prima pagina, visto che di veline di questi tempi ne girano poche, e che ormai il sottosegretario Durigon ha rassegnato (purtroppo, e sbagliando) le dimissioni.

E allora, per i miei tre lettori e indirettamente per i milioni di seguaci e ammiratori di Travaglio, ecco la lezioncina. Il quesito del referendum sulla custodia cautelare ha semplicemente la finalità di evitarne l’abuso. Uno degli abusi più frequenti è quello di mandare in galera una persona SOLO perché potrebbe ripetere una tipologia di reato già commesso. Il caso tipico è quello della detenzione di sostanze psicotrope, 30 grammi di hashish, per esempio. L’obiettivo è di non usare il carcere come unica soluzione per chi è indagato per i reati meno gravi. Ma – e il “ma” è grande quanto un grattacielo – restano fermi gli altri presupposti per la custodia cautelare, quali la pena edittale, cinque anni nel massimo, e l’uso di violenza o minaccia.

Ora non pretendiamo che Travaglio, e chiunque altro abbia dei dubbi (ma vogliamo tranquillizzare soprattutto il mondo delle donne e dei loro diritti) conoscano il codice penale a memoria. Ma solo ricordare che l’articolo 612 bis prevede che il reato di stalking sia punito con la pena massima di sei anni e sei mesi, e riguarda comunque condotte di cui già di per sé si prevede che siano reiterate e che si manifestino sotto forma di minaccia o di molestia. Inoltre la pena è aumentata se l’atto è commesso da una persona che abbia o abbia avuto un legame affettivo con la vittima, come, nei casi più frequenti, ex mariti o compagni. Quindi, che cosa può giustificare titoli come “Il referendum di radicali e Lega libera gli stalker”? Falsità e imbroglio.

Il fatto è che il successo della raccolta di firme per i referendum sulla giustizia crea reazione scomposte, come sentiamo dalla voce di un avvocato penalista membro della commissione giustizia del partito radicale, nonché sempre in prima fila nella raccolta di firme, Simona Giannetti. “Pare che a coloro che vorrebbero manette e carcere per tutti quelli che subiscono anche solo una denuncia, dia fastidio il fatto che centinaia di migliaia di cittadini abbiano firmato ai tavoli della raccolta referendaria per una giustizia giusta, manifestando così chiaramente di essere stanchi di avere più gente in carcere sotto indagine che non condannati con una sentenza definitiva.

Del resto siamo all’assurdo di un Paese in cui la cassazione consente che dover dimostrare la gravità degli indizi per una misura cautelare sia molto meno stringente di quella necessaria per motivare una sentenza. Come se in fondo la carcerazione preventiva non fosse di per sé già un’anticipazione di pena. Infine, nel nostro Paese esistono le case circondariali, costruite apposta per i presunti innocenti, e sono le più affollate, con presenze anche doppie del numero previsto. In conclusione: andate a firmare!”

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.