Il semestre bianco è già iniziato
Riforma della giustizia, è scontro nel governo: i contiani fanno muro contro la Cartabia
Mentre i cronisti parlamentari stanno ancora facendo i conti sui numeri in aula del disegno di legge Zan, scatta un altro allarme. «Domani i 5 Stelle fanno saltare il Consiglio dei ministri sulla riforma della Giustizia. C’è stata una riunione con il ministro Patuanelli, l’ex ministro Bonafede e la sottosegretaria (alla Giustizia, ndr) Anna Macina in cui è stato dato semaforo rosso alla riforma Cartabia». Ecco qua, allora, ci siamo.
Il disegno di legge Zan è solo un assaggio del ricco menu “Semestre bianco”. Che inizia il 3 agosto e si concluderà con la nuova elezione del Capo dello Stato a febbraio. Sei mesi in cui il Parlamento vive e lavora senza il timore di crisi di governo perché in questo tempo è impossibile sciogliere e mettere fine anticipatamente alla legislatura, l’unico scenario al momento neppure annoverato tra le cose non solo possibili ma neppure probabili. Perché tutte le forze politiche, per motivi più o meno nobili, vogliono concludere e completare i 5 anni di mandato. Questa premessa non mette comunque al riparo dal fatto che il menu “Semestre bianco” sarà ricco, pieno di portate inaspettate condite di tensioni, battiquorum, conteggi sui voti di fiducia, ben oltre le solite fibrillazioni.
Tradotto: saranno molti i dossier su cui i singoli partiti faranno pesare la propria identità. Il loro “dna politico”. Il tutto, però, con un finale già scritto per molti parlamentari, dal Pd a Fratelli d’Italia per non parlare di Lega e 5 Stelle: il governo potrà navigare tranquillo tra le procelle del semestre bianco. «Vedrai che un mese prima della fine del semestre, tutte le tensioni scompariranno» dice un deputato di Fratelli d’Italia buttando lì una domanda retorica: «Chi oltre a noi ha interesse ad andare a votare nella prossima primavera?». Nessuno, in effetti. E forse neppure Giorgia Meloni.
Anche a palazzo Chigi mostrano le stesse certezze. Dice una fonte di governo: «Sinceramente non mi pare che l’attuale composizione parlamentare possa creare problemi al cronoprogramma di Draghi e addossarsi la colpa di interrompere l’unico vero piano di rilancio che l’Italia abbia avuto negli ultimi vent’anni». Da indiscrezioni e soffiate sugli ingredienti, il menu “Semestre Bianco” comincerà con una serie di antipasti molto robusti (giustizia, decreti Brunetta, cioè riforma della Pa, Semplificazione e riforma fiscale) e piccanti. Roba per stomaci forti. Sono i provvedimenti che il cronoprogramma Draghi ha messo in approvazione (dal Consiglio dei ministri) entro la fine di luglio e su cui il Presidente del Consiglio dovrà trovare la sintesi tra tutte le componenti della sua larga maggioranza. Grazie ad un metodo già testato in più occasioni, dalle riaperture al decreto lavoro sullo sblocco dei licenziamenti: ascolto in più riprese di tutti i punti di vista; lasciar sedimentare le proposte; decisione finale. Che, una volta, presa, conserva margini di cambiamento in Parlamento senza snaturare il cuore del provvedimento e quindi indebolirne le finalità.
Sulla giustizia la fibrillazione era attesa ed è puntualmente arrivata. Domani la ministra Cartabia, dopo mesi di ascolto e confronti, calerà le sue carte nel Consiglio dei ministri che è stato confermato e non sembra rischiare rinvii o, peggio ancora, clamorose assenze come invece fonti 5 Stelle hanno fatto circolare ieri pomeriggio a Montecitorio. Il dramma è che le bandierine, a questo punto, nel Movimento sono destinate ad aumentare: quelle identitarie, quelle contiane e quelle grilline. Il ministro spiegherà come intende diminuire i tempi del processo «almeno del 25%». Gli strumenti sono tanti: si va a processo solo se le prove sono tali da ipotizzare una condanna; controlli più stringenti dei gip sui tempi delle indagini; la giustizia riparativa grazie all’istituto della “messa alla prova” per evitare il processo. Dal punto di vista politico il tema caldissimo è sempre lo stesso la prescrizione. Su questo ieri ci sarebbe stata la rottura. Cartabia non vuole stralciare la norma Bonafede ma la vuole modificare in più punti. In modo che tutti e nessuno potranno cantare vittoria.
In sostanza: il decorso della prescrizione s’interrompe con la sentenza di primo grado (testo Bonafede) ma il processo non può durare in eterno. Quindi, dopo il primo grado s’introduce una prescrizione processuale: due anni per concludere il processo d’appello; un anno per la Cassazione. “Così non va” è il verdetto della delegazione al governo dopo il confronto con Bonafede (possiamo immaginare ispirato da Conte). Mal di pancia 5 Stelle a parte, ieri sera il ministero ha confermato il Consiglio dei ministri, smentito che sia “saltata” la cabina di regia (prevista ieri) «perché si sta ancora lavorando al testo» e perché la ministra ieri era super impegnata in una riunione per l’emergenza carceri dopo le brutalità compiute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere – e non solo – ai danni dei detenuti nella primavera 2020 in piena emergenza Covid. Il decreto Giustizia sarà comunque un antipasto molto saporito e ballerà parecchio nel suo iter di approvazione e conversione.
Altre due antipasti del menu Semestre bianco sono i decreti Semplificazioni e Reclutamento. I 5 Stelle, sempre loro, si mettono di traverso rispetto al nuovo codice degli appalti e al piano speciale per il reclutamento di dipendenti pubblici per la messa a terra del Pnrr. L’ex ministro Toninelli pronuncia un vero atto di accusa: «È in corso il tentativo sbagliato e molto pericoloso di indebolire, depotenziare, congelare e mettere all’angolo l’Autorità anticorruzione (Anac)». Entrambi i decreti, approvati a fine maggio, sono uno alla Camera e uno al Senato presso le Commissioni e sommersi di emendamenti. Sempre entro luglio, Draghi e il ministro Franco dovranno portare in Cdm la riforma fiscale. Inutile dire che è il provvedimento più atteso e anche il più divisivo: da destra chiedono una sorta di flat tax (in tre scaglioni nella formulazione più centrista che è di Forza Italia); da sinistra Letta e i 5 Stelle pensano ad alcune forme di patrimoniale. Draghi ha solo detto che manterrà la “progressività”.
Non potrebbe, Costituzione alla mano, fare diversamente. Il sistema sarà “molto semplificato” e “trasparente” per cui sarà facile investire anche in Italia. La maggior parte delle aziende infatti lasciano il nostro paese, e creano disoccupati, perché delocalizzano in cerca di regimi fiscali più facili e convenienti. Per restare solo agli antipasti, quello del fisco sarà, con la giustizia, la portata più indigesta del menu Semestre bianco. Con l’autunno arriveranno i “primi” e con l’inverno i “secondi”. Ma nulla o quasi che potrà preoccupare il governo Draghi.
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