Nelle carceri italiane c’è bisogno di una svolta, che potrà e dovrà arrivare dalla riforma della giustizia. Sono i temi chiave affrontati dal ministro della Giustizia Marta Cartabia nel suo discorso tenuto dopo la presentazione della relazione del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Mauro Palma.

Carceri che dovranno ripartire dopo quasi due anni in cui, ai problemi cronici degli istituti di reclusione, si è sommata la questione Covid-19, con i decessi tra detenuti e agenti di penitenziaria, lo stop ai colloqui in carcere, le rivolte.

Non a caso il Guardasigilli ha ricordato nel suo intervento che “le paure, le ansie per il contagio e le privazioni dalle relazioni significative in carcere sono state vissute ancor più intensamente, più drammaticamente, che nel resto della società”. Cartabia ha definito “quasi insostenibile” l’isolamento e il distacco dai familiari e dalle persone care. E per questo ha anticipato che “presto” una circolare del Dap ufficializzerà la ripresa dei colloqui in presenza.

Nel fine settimana il Comitato tecnico scientifico ha fatto avere il suo parere favorevole al governo, per cui “pur conservando le necessarie cautele e la doverosa prudenza, confidiamo di poter permettere presto a padri, madri detenute di poter rivedere figli, fratelli, genitori, con cui in questo lunghissimo anno hanno potuto parlare solo a distanza. Considero questo un grande passo in avanti verso un ritorno alla normalità anche all’interno degli istituti penitenziari. Come progressivamente sta avvenendo per tutto il Paese. Perché, non dobbiamo mai scordarlo, c’è un pezzo d’Italia che vive al di là di quei cancelli”, ha detto il ministro

Altre priorità sono “la salute mentale” e il sovraffollamento, che per Cartabia è un tema che “torna a destare preoccupazione. Ne siamo consapevoli, come ho già avuto io stessa di sottolineare in altra occasione pochi giorni fa. E sono perfettamente consapevole anche delle pesanti conseguenze che  ha su ogni aspetto della vita all’interno degli istituti, sia per la popolazione detenuta, sia per il personale penitenziario, che per gli altri operatori”.

Il ministro ha quindi annunciato che, anche grazie ai fondi previsti dal Recovery plan, potranno arrivare dagli interventi “sul fronte dell’edilizia e dell’architettura penitenziaria: si prevedono ristrutturazioni e nuove costruzioni, con un ampliamento dei posti accompagnati dalla creazione di più ampi spazi per aree da destinare al trattamento. Interventi che dovrebbero migliorare le condizioni di vita per tutti”.

Cartabia ha anche evidenziato la necessità di affrontare il problema del sovraffollamento su una “pluralità di fronti”, sottolineando l’importanza delle “misure alternative“, soprattutto nei casi delle pene detentive “brevissime”.

I NUMERI DEL SOVRAFFOLLAMENTO – Quanto ai numeri ‘crudi’, quelli li ha riferiti il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale Mauro Palma. Attualmente negli istituti penitenziari sono recluse 53.661 persone a fronte di una capienza di 47.445. “Vanno quindi considerati due aspetti – ha aggiunto Palma – ammontano a più di un terzo le persone detenute che hanno una previsione di rimanere in carcere meno di 3 anni. Ben 1.212 sono coloro che sono stati condannati a una pena inferiore a un anno”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia