La sintesi più efficace dell’incontro fra la Guardasigilli Marta Cartabia e i capi gruppo della maggioranza in Commissione giustizia alla Camera sulla riforma del Consiglio superiore della magistratura e dell’ordinamento giudiziario è sicuramente quella di Pierantonio Zanettin (FI): «Se questa è la riforma, meglio non cambiare nulla e lasciare le cose come stanno». Si è svolto ieri l’incontro, poi definito “interlocutorio”, per illustrare la relazione della Commissione ministeriale presieduta dal costituzionalista Massimo Luciani. «Questa riforma è un capitolo molto atteso. Il dibattito pubblico e accademico è maturo da tempo e i fatti di cronaca che hanno riguardato la magistratura hanno reso improcrastinabili e più urgenti gli interventi in questo ambito», ha esordito la ministra Cartabia.

Oltre a Zanettin, erano presenti Alfredo Bazoli per il Pd, Roberto Turri per la Lega, Eugenio Saitta per il Movimento 5 Stelle, Lucia Annibali per Italia viva, Federico Conte per Liberi e Uguali ed Enrico Costa per il Misto. Le perplessità, espresse da quasi tutti gli esponenti dei diversi partiti, hanno riguardato in particolare il mancato stop alle “porte girevoli” tra politica e magistratura e la riforma elettorale del Csm. Previsto a breve un nuovo incontro, dopo che la relazione della Commissione – per ora solo anticipata dalle agenzie di stampa – sarà pubblicata. «I temi dell’indipendenza della magistratura e del reale rispetto della rule of law – ha detto Cartabia – occupano da tempo la scena del dibattito costituzionale e istituzionale nell’Ue. I contesti sono diversi, ma tutti mirano all’obiettivo che ci preoccupa di più: l’esigenza che la magistratura operi sempre, nei fatti e nella percezione dell’opinione pubblica, su solide basi di indipendenza. Esigenza sempre più urgente negli ultimi anni per tante ragioni». «Le riforme che il ministero ha chiesto – prosegue la Guardasigilli – sono finalizzate allo scopo così accoratamente espresso dal presidente della Repubblica: “Fiducia e credibilità dei magistrati sono obiettivi che non possiamo mancare. Questa la preoccupazione che mi anima più di tutte. Qualcosa si è guastato nel rapporto tra la magistratura e il popolo nel cui nome la magistratura esercita. Occorre urgentemente ricostruirlo”. È un doveroso riconoscimento al lavoro della stragrande maggioranza dei magistrati, che si adopera, con professionalità e riserbo, per svolgere una delle funzioni tra le più delicate e complesse e importanti».

La bozza della Commissione Luciani incaricata da Cartabia di elaborare le linee guida per la riforma dell’organo di autogoverno, che non prevede il sorteggio per l’elezione dei suoi componenti, ne aumenta il numero dei membri.
A differenza di quanto previsto nel disegno Bonafede, i magistrati che scelgono di entrare in politica non hanno il divieto di riprendere le funzioni giurisdizionali, essendo sufficiente cambiare Regione al termine del mandato. Vietato candidarsi nel territorio dove si sono svolte le funzioni negli ultimi due anni. Per le nomine dei vertici degli uffici sono richiesti “criteri più oggettivi” degli attuali indicatori attitudinali, mentre sarà ridotto a due, come già previsto dal testo Bonafede, il numero massimo di passaggi da funzioni giudicanti a requirenti e viceversa nel corso della carriera (adesso è fissato a quattro). In commissione alla Camera sono stati presentati 398 emendamenti alla proposta dell’ex ministro M5s, la maggior parte dalle forze del centrodestra.

La nuova formula elettorale del Csm è incentrata sul “voto singolo trasferibile” che permette all’elettore di esprimere più preferenze, indicando un ordine tra i candidati. «Nell’attesa di leggere i dettagli, fin d’ora si può dire che il lavoro della commissione Luciani appare estremamente articolato, costruttivo e utile, e può aiutare a rafforzare l’impianto già robusto del disegno di legge all’esame della Camera», ha fatto sapere Bazoli. «In particolare – ha aggiunto – molto significativi il rafforzamento delle valutazioni di professionalità dei magistrati, la responsabilizzazione dei dirigenti degli uffici sul controllo di performance e attività, il freno al carrierismo con stringenti vincoli al passaggio a nuovi incarichi direttivi, la separazione delle funzioni di fatto. Apprezzabile anche il rilancio di una proposta del Pd, l’istituzione di un’Alta corte della magistratura con funzioni disciplinari, da adottare con legge costituzionale».

L’ex laico del Csm e vice presidente della Camera Antonio Leone, rispondendo a chi gli chiedeva un commento sui lavori della Commissione, ha affermato: «Il Parlamento continua ad essere delegittimato, ne è dimostrazione plastica questo incontro “farsa” tra la ministra Cartabia, il presidente della Commissione per la Riforma Luciani e i capigruppo di maggioranza della Camera». “La riunione si è rivelata un sondaggio su alcune idee di riforma completamente al buio non essendo stato distribuito alcun documento. Comunque, leggendo le agenzie e sentendo alcune risposte sulle domande effettuate dagli intervenuti si comprende benissimo cosa accadrà: cambiare tutto per non cambiere nulla», ha concluso Leone.