Caro direttore,
da anni quando si parla di crisi della giustizia si fa riferimento a piccoli accorgimenti, a piccole modifiche legislative che in questi anni pur sono state realizzate e che hanno aggravato la situazione. È stato scritto lucidamente sul tuo giornale che più leggi si fanno e più la corruzione dilaga come è sempre avvenuto sin dai tempi antichi e più frequente, per la incertezza della norma, è la delega alla magistratura. Negli ultimi anni si sono moltiplicati i reati per una sorta di panpenalismo demandando al giudice la soluzione dei problemi, e il giudice è diventato impropriamente il garante della legalità, giudice etico che deve far vincere il bene sul male e che tanto piace al populismo dilagante.

Nella trasmissione televisiva “Quarta Repubblica“ di lunedì scorso, con meraviglia ho ascoltato da Bruno Vespa che il rimedio per risolvere il problema è il sorteggio dei membri del CSM: non mi aspettavo da un giornalista così esperto e così avveduto come Vespa una soluzione semplicistica e alla fine demagogica che, come si suol dire, fa guardare il dito e non la luna che il dito indica. Tu, nel corso della trasmissione, hai giustamente protestato e hai precisato che il problema grave e pericoloso per l’equilibrio democratico è il potere accumulato in maniera anomala dalla magistratura e in particolare dal pubblico ministero, che non ha eguali nel globo terrestre, certamente non nei paesi a democrazia costituzionale.

Ho ripubblicato di recente un mio libro scritto negli ultimi anni del secolo scorso nel quale evidenziavo che la giustizia non è fatta “in nome del popolo italiano” ma “in nome dei pubblici ministeri”; constato che a distanza di vent’anni continua ad essere così, con uno squilibrio anche all’interno della stessa categoria che la Costituzione vuole come “ordine autonomo“ non come potere. Tu sai che dagli anni 70 mi batto per risolvere questi problemi che la Democrazia Cristiana per prima – della quale facevo parte – e poi tutti gli altri partiti non hanno voluto intendere, facendo al contrario leggi che hanno alimentato questa anomalia. Come si può immaginare dunque che un semplice sorteggio per la indicazione dei componenti del CSM possa risolvere il problema?! Anche a voler immaginare, in astratto, utile quel sistema, non possiamo non constatare che i magistrati al 90% sono appartenenti alle correnti che esistono, che si organizzano in gruppi come i partiti della prima Repubblica.

Sì invoca da tanti, dunque, questo sistema, certamente incostituzionale, per la difficoltà di decidere o per la impossibilità di assumere posizioni, demandando al caso la soluzione del problema! È ricorrente ormai nel gruppo dirigente politico a qualunque livello evitare la responsabilità di decidere e ricercare un meccanismo aleatorio e, mi viene da dire, populista, tant’ è che il partito democratico, per fare un solo esempio, per individuare il leader del partito ricorre alle primarie e attribuisce ad un qualunque cittadino in buona fede la scelta del leader come scelta democratica! Diciamo dunque che i fortunati sorteggiati al CSM sarebbero pur sempre appartenenti a correnti e magari sarebbero più sprovveduti o inidonei e quindi ancora più pericolosi e corporativi e il CSM resterebbe ugualmente impantanato, in balia dei capi corrente.

I rimedi sono le riforme strutturali, che in verità se attuate avrebbero il consenso della maggioranza dei magistrati che sono “costretti“ ad aderire ad una “corrente” ma sarebbero felici di riscattarsi: chi conosce la magistratura sa che è così… Le riforme da fare si riferiscono al ruolo e alla funzione del magistrato. È arrivato il momento di affrontare alcune questioni che sono fondamentali e pregiudiziali per porre rimedio ad una crisi che investe il modo di fare giustizia da parte di chi, per tutti gli eventi che conosciamo, purtroppo non ha una legittimazione adeguata per essere considerato al di sopra delle parti. Mi chiedo che cosa deve ancora capitare per convincere il Parlamento ad intervenire.

Le riforme adeguate sono: la distinzione tra il pubblico ministero e il giudice, fondamentale per far funzionare il processo che si deve svolgere tra le parti con un giudice “terzo”; la necessità di stabilire da parte del Parlamento sovrano la priorità nell’esercizio dell’azione penale la quale, essendo “obbligatoria“, non può essere esercitata a discrezione di un singolo magistrato senza alcuna responsabilità; collegare le indagini del pm alla “notizia criminis“ ed evitare che possano fare indagini per “ricercare il reato“; prevedere la presenza nel CSM di un terzo di magistrati indicati dai magistrati un terzo votati dal Parlamento da persone di particolare spessore, se possibile non di politici o ex politici. un terzo indicato dal Presidente della Repubblica; prevedere un organismo diverso dal CSM, un’ “Alta Corte” come proposto dall’on Violante, per la valutazione dei provvedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati.

Mi fermo qui perché queste prime riforme, queste sì, cambierebbero in maniera sostanziale la funzione della magistratura: Per riconquistare la fiducia dei cittadini dovrebbero gli stessi magistrati chiedere queste riforme. Tutto il resto viene dopo, anche la lungaggine dei processi. Il mio incitamento è di continuare la battaglia che il tuo giornale porta avanti perché alla fine ce la faremo, non può non prevalere il buon senso.