La nomina
Il regalo del Csm ad Andrea Orlando: un’altra toga al Ministero aggirando le regole
Quando la politica chiama gli annosi e mai superati problemi di organico delle toghe evaporano come per prodigio. L’Associazione nazionale magistrati non perde occasione per lamentare gravi carenze negli uffici che impedirebbero il corretto svolgimento dell’attività giudiziaria. I magistrati, sempre secondo tale vulgata, a causa di queste scoperture sarebbero quindi sottoposti a carichi di lavoro insostenibili. Con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti: processi, sia nel penale che nel civile, senza fine, udienze continuamente rinviate, ritardi nel deposito delle sentenze.
A fronte di questa situazione drammatica che dovrebbe togliere il sonno alla ministra della Giustizia Marta Cartabia e al premier Mario Draghi che ha promesso all’Europa di risolvere entro il mese il problema dell’eccessiva durata dei processi, il Consiglio superiore della magistratura ha dato il proprio significativo contributo: aumentando ancora di più le scoperture. Ieri, infatti, il Csm ha autorizzato Bruno Giordano, un magistrato in servizio al Massimario della Cassazione, attualmente applicato alla Quarta sezione penale, a sostituire il generale dei carabinieri Leonardo Alestra nell’incarico di capo dell’Ispettorato del lavoro. Il dottor Giordano, sconfitto alle ultime primarie indette dalla toghe progressiste di Area per le elezioni al Csm, è stato chiamato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando (Pd). Per accontentare Orlando, però, il Csm ha bypassato le regole che si era dato in precedenza le quali prevedono che non possa essere autorizzato il fuori ruolo se la scopertura nell’ufficio dove il magistrato presta servizio sia superiore al 20 per cento.
A piazza Cavour questa scopertura è al momento superiore di alcuni punti al 20 per cento consentito. A dirlo, non solo l’Anm, ma direttamente i capi del dottor Giordano, che avevano bocciato la richiesta di Orlando con numeri alla mano. Il presidente della Quarta sezione penale, dove Giordano è ora impiegato, ha evidenziato i “livelli inadeguati” dei magistrati in servizio, sulla carta 25 in realtà 18, e che alla fine di questo mese diventeranno 16. Il presidente aggiunto della Cassazione Margherita Cassano, invece, ha ricordato che il fuori ruolo di Giordano è “pregiudizievole di gravissime difficoltà”, con “evidenti ricadute sulla trattazione dei processi”. A Giordano sono stati da tempo assegnati importanti processi, con udienze già fissate, che dovranno essere ora riassegnati, hanno puntualizzato dalla Cassazione.
Per “aggirare” l’ostacolo della scopertura, sulla carta insormontabile, il Csm ha tirato fuori il jolly. Si può derogare alla circolare se un magistrato viene chiamato presso organi di rilevanza costituzionale. Domanda: cosa c’entra il Ministero del lavoro, che peraltro cambia denominazione a ogni legislatura, con gli organi di rilevanza costituzionale? La risposta sarebbe scontata: nulla. Tranne il fatto che il capo dell’Ispettorato, e quindi Giordano, è nominato con decreto del presidente della Repubblica, previa “deliberazione” del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali. La “deliberazione” del Consiglio dei ministri, che per la cronaca avviene per qualsiasi vertice della Pubblica amministrazione, avrebbe così consentito di elevare l’Ispettorato del lavoro al rango di organo di rilevanza costituzionale. Seguendo il ragionamento del Csm, anche il direttore generale della motorizzazione civile, dell’Agenzia delle delle dogane e dei monopoli o il capo dei vigili del fuoco, possono essere allora annoverati fra gli organi di “rilevanza costituzionale”.
«È come se chi ha ricevuto una onorificenza da parte del presidente della Repubblica diventi anch’egli un inquilino del Quirinale», ha commentato il consigliere laico della Lega Stefano Cavanna. Per poi aggiungere che «il Massimario della Cassazione si conferma ancora una volta come ‘serbatoio’ di fuori ruolo». Il Csm, tranne i voti dei laici in quota Lega, Cavanna ed Emanuele Basile e dei due pm antimafia Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita, ha votato compatto per il fuori ruolo di Giordano. E sempre in tema di nomine, votazione al cardiopalma per il nuovo presidente del Tribunale di Palermo. 12 a 12 fra Piergiorgio Morosini e Antonio Balsamo. La maggiore anzianità ha fatto prevalere quest’ultimo. Per Morosini hanno votato il presidente della Cassazione Pietro Curzio e i cinque togati di Area, la sua corrente, Ardita, i davighiani Ilaria Pepe e Giuseppe Marra, i laici in quota M5s Fulvio Gigliotti e Alberto Maria Benedetti, il laico di Forza Italia Michele Cerabona.
Per Balsamo, i togati di Unicost, quelli di Magistratura indipendente, l’indipendente centrista Carmelo Celentano, i due laici della Lega, quello in quota M5s Stefano Donati e Di Matteo. Morosini, ora capo della sezione gip a Palermo, era stato il giudice che aveva disposto il rinvio a giudizio di tutti gli imputati del processo Trattativa Stato mafia, processo dove Di Matteo era pm d’udienza.
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