Il dottor Guido Lo Forte, che per molti anni ha lavorato in Sicilia come Pm e si è occupato di mafia negli anni roventi della lotta a Cosa Nostra, ha scritto a quattro mani con Gian Carlo Caselli un libro, del quale l’altro giorno Il Fatto ha pubblicato un breve estratto, nel quale spiega come in realtà le trattative tra Stato e mafia furono due. La prima, nel ‘92-’93, fu condotta dal generale Mori (carabinieri) con l’ex sindaco Ciancimino e col medico Cinà; la seconda invece fu condotta da Marcello Dell’Utri con il boss Bagarella (cognato di Riina). Lo Forte fa riferimento a vari passi della sentenza del processo Stato-mafia. Però Lo Forte sa bene che ci sono stati anche altri vari processi (nei quali, tra l’altro, il generale Mori fu sempre assolto) che accertarono verità (processuali) diverse.

Ora però io ho una domanda da porre al dott. Lo Forte (gliel’ho già posta altre volte, forse in modo un po’ brusco, e forse proprio per questo lui mi ha querelato: stavolta cercherò di non essere brusco, e anzi confermo la mia stima per molto del lavoro che Lo Forte ha svolto nella sua lunga carriera. Molto: non tutto). La domanda è questa: perché nell’estate del ‘92 fu archiviato il dossier mafia-appalti sul quale Mori aveva lavorato alcuni anni, insieme a Giovanni Falcone, e che, secondo molte testimonianze (compresa quella del dottor Di Pietro) stava portando a clamorose scoperte sui rapporti tra la mafia e le imprese del Nord Italia? A quel dossier, da quel che mi risulta, si interessò anche Paolo Borsellino, che chiese notizie alla Procura di Palermo appena cinque giorni prima di morire. Pare che fosse convinto che quel dossier aprisse una pista decisiva. Perché allora il 13 luglio del 1992 (sei giorni prima dell’uccisione di Borsellino) il dott. Lo Forte e il dottor Scarpinato chiesero l’archiviazione di quel dossier? Ci sono due ipotesi. La prima è che commisero un errore (anche i magistrati, secondo me, talvolta commettono degli errori). La seconda è che non si fidassero di Mori. Ma allora perché non lo dissero subito?

La mia domanda non è impertinente. Perché se – come credo – la risposta fosse la prima, ne deriverebbe, come conseguenza, che Borsellino non fu ucciso per la trattativa, e che il generale Mori non è uno che ha aiutato la mafia ma uno che stava per sgominarla. E allora, forse, andrebbe assolto con parecchie scuse. E forse anche Dell’Utri è innocente. Per questo – solo per questo – insisto con la mia domanda.

Avatar photo

Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.