Gli emendamenti
Riforma della Giustizia, Cdm approva all’unanimità: decisiva la mediazione di Draghi
Sì unanime del Consiglio dei ministri al testo della riforma della Giustizia proposto dalla ministra Marta Cartabia. Decisiva la mediazione del Presidente del Consiglio Mario Draghi. È partito due ore in ritardo il Cdm, a causa di una riunione tra lo stesso Draghi, la ministra Cartabia e i ministri del Movimento 5 Stelle. Il compromesso è stato raggiunto inserendo tempi più lunghi per i reati contro la Pubblica amministrazione, compresi dunque corruzione e concussione, come richiesto dai ministri grillini. La riforma Cartabia tocca numerosi punti: dalla prescrizione all’appello alle indagini preliminari alle misure alternative.
Confermata la prescrizione con lo stop dopo la sentenza di primo grado, sia in caso di assoluzione che di condanna, e si prevede una durata massima di due anni per i processi d’appello e di un anno per quelli di Casssazione. Previsto un’ulteriore proroga di una anno e sei mesi in Cassazione per i reati gravi, come associazione a delinquere semplice, di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, violenza sessuale, corruzione, corruzione. L’improcedibilità interviene trascorsi questi termini. I reati puniti con l’ergastolo restano esclusi dalla disciplina. Si delega inoltre il Governo a rendere più efficiente e veloce la Giustizia penale tramite digitalizzazione e tecnologie informatiche. Il deposito degli atti potrà essere effettuato per vua telematica, con notevole risparmio di tempo.
Per quanto riguarda le indagini preliminari, si stabilisce che il pubblico ministero possa chiedere il rinvio a giudizio dell’indagato solo quando gli elementi acquisiti consentono una “ragionevole previsione di condanna”. Si rimodulano i termini di durata massima delle indagini rispetto alla gravità del reato. L’iscrizione del nominativo della persona nel registro delle notizie di reato non può determinare effetti pregiudizievoli sul piano civile e amministrativo – in linea con il principio costituzionale di non colpevolezza. La previsione dell’udienza preliminare si limita a reati di particolare gravità e, parallelamente, si estendono le ipotesi di citazione diretta a giudizio. Il giudice dovrà pronunciare sentenza di non luogo a procedere quando gli elementi acquisiti non consentano una ragionevole previsione di condanna.
Si conferma in via generale la possibilità in grado di Appello, sia del pubblico ministero che dell’imputato, di presentare appello contro le sentenze di condanna e proscioglimento. Si recepisce il principio giurisprudenziale dell’inammissibilità dell’appello per aspecificità dei motivi. Si prevedono limitate ipotesi di inappellabilità delle sentenze di primo grado, per esempio in caso di proscioglimento per reati puniti con pena pecuniaria e di condanna al lavoro di pubblica utilità. Per quanto riguarda la Cassazione si introduce un nuovo mezzo di impugnazione straordinario, in linea con le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Novità anche per i procedimenti speciali: quando la pena detentiva supera i due anni sul patteggiamento si prevede che l’accordo tra imputato e pubblico ministero possa estendersi alle pene accessorie e alla loro durata come alla confisca facoltativa e alla determinazione del suo oggetto e ammontare; nel giudizio abbreviato si prevede che la pena inflitta sia ulteriormente ridotta di un sesto, nel caso di mancata proposizione di impugnazione da parte dell’imputato.
Il governo è delegato a estendere la procedibilità a querela a specifici reati contro la persona e contro il patrimonio con pena non superiore nel minimo a due anni, salva la procedibilità d’ufficio, se la vittima è incapace per età o infermità. La riforma punta anche a razionalizzare e semplificare il procedimento di esecuzione delle pene pecuniarie. Altre deleghe al Governo: misure alternative alla detenzione, estensione dell’istituto della messa alla prova, disciplinare in modo organico la Giustizia riparativa.
“Lo sforzo della riforma è stato dare un’immagine del processo penale in cui tutti potessero riconoscersi“, ha detto, secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, la ministra Marta Cartabia, illustrando gli emendamenti al Cdm. Il Movimento 5 Stelle aveva minacciato di astenersi mentre Forza Italia aveva chiesto la sospensione del Cdm. Draghi, che incassa l’approvazione unanime, ha invitato le forze politiche “a sostenere il provvedimento con lealtà in Parlamento”.
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