L’economia regionale secondo Srm
In Campania dramma lavoro, ma c’è voglia di fare impresa

La Campania chiude il 2020 con più disoccupati, soprattutto tra i giovani, e con un calo dell’interscambio commerciale, fatta eccezione per il settore alimentare e farmaceutico. Cresce, però, la voglia di fare impresa. Ecco la fotografia dell’economia regionale scattata dal Centro Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Srm). «L’economia campana non è stata risparmiata dalla morsa della grave crisi e le incognite che continuano ad accompagnare le prospettive di ripresa post pandemia restano piuttosto dense – spiega Salvatore Capasso, professore di Politica economica dell’università Parthenope di Napoli – Aperta è la questione del lavoro, quindi dell’occupazione, e parlare di inversione di rotta è ancora prematuro».
La forza lavoro in Campania nel 2020 è costituita da circa un milione e 969mila persone (il 27,3% dei lavoratori meridionali), con un calo del 4,4% rispetto al 2019. Il tasso di occupazione scende al 40,9% attestandosi su un valore inferiore rispetto a quello registrato nel resto del Mezzogiorno che è pari al 44,3%. Infine, la disoccupazione giovanile è aumentata è aumentata: nel 2020 la percentuale di giovani senza lavoro è arrivata al 47,9%, mentre nel 2019 era ferma al 46%, e già l’anno scorso il dato superava la media delle regioni meridionali nelle quali i ragazzi senza lavoro costituivano il 43,3%. «Tuttavia – commenta Capasso – il mondo delle costruzioni, dei servizi di ristorazione e della più ampia filiera del turismo sono i comparti, centrali per l’economia regionale, nei quali ci si attende un maggior dinamismo nel corso dell’anno e per il prossimo futuro».
Per quanto riguarda le imprese, invece, ci sono due dati contrastanti: da un lato diminuiscono le società di persone con un calo, rispetto all’anno precedente, del 2,7% ma aumentano le imprese individuali con un +0,4% e le società capitali con un più 6,3% rispetto al 2019. «Tra le intonazioni ottimistiche – commenta Capasso – c’è innanzitutto l’accesa voglia imprenditoriale. A fine 2020, in Campania, risultano attive 497.164 imprese, pari al 29% del totale delle imprese attive nel Mezzogiorno, in aumento dell’1,5% rispetto al 2019 (+1,5%). A livello settoriale, sono in aumento le imprese del settore delle costruzioni con un +3,3%, quelle manifatturiere (+0,4%) e quelle del commercio (+0,2%)». Puntando la lente di ingrandimento sull’import ed export, si evince che, nel 2020, la Campania ha registrato un interscambio commerciale con l’estero pari a 24,2 miliardi di euro con un calo del 9% rispetto al 2019. Le importazioni sono state pari a circa 12,6 miliardi con un calo dell’11,2%, le esportazioni, invece, hanno subito un calo del 6,4% per un volume di affari 11,6 miliardi. Guardando alle destinazioni, sono diminuite le esportazioni verso le principali aree di riferimento, in particolare verso i Paesi dell’area europea, prima meta delle esportazioni campane, con un calo dell’8,2%.
Ma ci sono anche dati che lasciano sperare in un futuro migliore. «La competitività internazionale di alcune produzioni di eccellenza della Campania ha contribuito a preservare la resilienza del territorio – spiega Capasso – Nel 2020 riguardo ai principali settori manifatturieri, prevale l’export dei prodotti alimentari, con quasi 3,4 miliardi di euro e un andamento in controtendenza rispetto a quello generale, con una crescita del 13,1%. Seguono gli articoli farmaceutici (1,8 miliardi, con export anch’esso in crescita, +15,8%). Si inizia, quindi, a vedere qualche prospettiva di miglioramento davanti a noi».
Ci sono le condizioni di fondo affinché la Campania possa agganciare la ripresa prevista nei prossimi anni. «Ovviamente ciò sarà possibile solo se le risorse che saranno rese disponibili saranno efficacemente utilizzate – conclude Capasso – Il solo Recovery Plan assegna alle regioni del Sud circa 82 miliardi di euro da utilizzare da qui al 2026, a cui si aggiungeranno le risorse del piano settennale 2021-2027 e dei fondi del React Ue. Ora è il momento del fare».
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