Il report FragilItalia
In Italia non esiste ascensore sociale: povertà in aumento, lavoro precario e poche opportunità per i giovani
DisegualItalia: 6 su 10 si sentono poveri. Crolla la fiducia nel futuro

Solo 3 italiani su 10 credono che i propri figli potranno migliorare la loro posizione sociale, mentre 6 su 10 si percepiscono nella parte inferiore della piramide sociale. Questa è la claustrofobica immagine di un Paese in cui l’ascensore sociale rischia di rimanere fermo al piano, e non ci sono neanche le monetine per salire, come nelle vecchie cabine degli anni ‘50.
I tre fattori killer
Il report FragilItalia “Disuguaglianze sociali e ascensore sociale”, realizzato dall’Area Studi Legacoop in collaborazione con Ipsos, mette a confronto la percezione attuale delle principali disuguaglianze sociali con quella emersa da un’analoga rilevazione condotta tre anni fa.
Ai primi tre posti (anche se in diminuzione rispetto al report di tre anni fa) rimangono: l’aumento della povertà (57%), la precarizzazione del lavoro (45%) e la percezione relativa alla mancanza di lavoro e di opportunità per i giovani (44%).
Il dato preoccupante riguarda invece la percezione delle differenti possibilità di accesso ai servizi sanitari di qualità (41%) e l’elevata difficoltà di crescita sociale per chi proviene da famiglie a basso reddito (36%). In aumento anche la percezione delle discriminazioni di genere, che si colloca al sesto posto con il 30% (+1 punto), e, in modo decisamente più marcato (+8 punti), quella relativa alla disuguaglianza nelle possibilità di accesso alla casa, che fa registrare il 26% delle indicazioni.
Cresce percezione divario ricchi-poveri
Cresce la percezione del divario tra ricchi e poveri, indicata dal 66% degli intervistati (+5 punti), seguita da quella tra onesti e furbetti al 62% (+1 punto), tra il popolo e le élite al 59% (+3), tra lavoro stabile e lavoro flessibile, tra italiani e immigrati, e tra equità e disuguaglianza, tutte e tre al 49% (in crescita di 3 punti le prime due, di 4 punti la terza). Seguono la percezione dello squilibrio tra tasse e libertà al 46% (+4), tra democrazia e poteri forti al 46% (+3), tra lavoratori e datori di lavoro al 45% (+3), e tra diritto alla salute e imposizioni relative alla salute al 42% (+6). Ma il dato più disarmante riguarda le aspettative per il futuro dei propri figli.
Il futuro difficile dei figli
Tra gli appartenenti al ceto medio, il 32% (era il 35% nel 2022) pensa che i figli potranno migliorare la propria posizione rispetto alla famiglia di origine; il 52% (1 punto in meno) ritiene che la manterranno invariata; il 15% (3 punti in più) teme che scenderanno più in basso nella scala sociale. Nel ceto popolare, cala drasticamente, di 10 punti, la percentuale di chi esprime aspettative di miglioramento per i figli, passando dal 37% al 27%; e cala di 5 punti, passando dal 40% al 35%, anche la quota di chi pensa che potranno mantenere la stessa posizione.
Ma il dato che più colpisce nel ceto popolare è l’aumento di 15 punti, dal 23% al 38%, di chi ritiene che i figli scenderanno più in basso rispetto alla posizione sociale della famiglia di origine. C’è ancora un gran lavoro da fare, con la speranza di non trovarci, nel prossimo report, il solito cartello “Ascensore guasto” o “Lavori in corso”.
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