Ha lasciato un segno indelebile
In ricordo di Angela Francese: operaia, sindacalista e parlamentare che conobbe la crudeltà della politica

In ricordo di Angela Francese. Il Riformista rilancia alcuni articoli che nei giorni scorsi hanno commemorato l’ex parlamentare e dirigente in Campania del Partito Comunista, nonché sindacalista, scomparsa tragicamente all’età di 75 anni in seguito ad un incidente stradale avvenuto il giorno di Pasquetta, 21 aprile, nei pressi di Capalbio, in provincia di Grosseto. Angela, originaria del quartiere napoletano di Secondigliano, è morta dopo otto giorni di ricovero in ospedale. Nel 1987 divenne segretaria dell’Ufficio di presidenza della Camera, dove collaborava con Nilde Iotti.
Il ricordo del direttore del Riformista Claudio Velardi:
Se n’è andata Angela Francese, una riformista limpida e coraggiosa, donna del popolo cresciuta alla rigida scuola del partito comunista, diventata dirigente e parlamentare senza mai dimenticare “gli ultimi”, che per lei non erano evocazioni da comizi ma carne viva in cui affondavano le sue radici, la sua storia personale e umana.
Avremo modo di parlare di Angela nel modo giusto, qui mi limito a ricordare l’epilogo – emblematico e amaro – del suo percorso politico, arrivato nel momento in cui più violente erano le polemiche a sinistra, più esplicita la faziosa torsione antisocialista del gruppo dirigente del suo partito. Lei di questo soffriva molto: non si capacitava delle ragioni di una linea che faceva perdere al PCI-PDS il profilo di forza responsabile e unitaria che ne aveva caratterizzato la crescita degli anni ‘70.
E così, quando il PSI le propose di candidarsi al Parlamento, nel 1992, lei si gettò d’impulso in una battaglia elettorale che perse, bollata come traditrice dal partito che continuava a considerare “casa sua”, e fuori dai giochi correntizi di chi la ospitò con cinica furbizia. Fu una vicenda dolorosa, che non le fece mai perdere la sanguigna combattività che la contraddistingueva. E che ha continuato a mettere in campo fino a qualche giorno fa, quando un tragico incidente stradale l’ha strappata a tutti noi.
Il ricordo di Nando Morra – già segretario generale CGIL Napoli-Campania, su Infinitimondi.eu
Al dolore vero per la scomparsa di Angela Francese, donna e compagna cara e straordinaria, sintesi di solide radici popolari, di alta formazione culturale, sociale e politica, è giusto sottolineare, oltre che l’impegnativo e brillante percorso politico e parlamentare nel PCI, anche il contributo appassionato che Angela Francese ha riversato nella CGIL di Napoli e della Campania nel corso degli anni ’70. Abbiamo lavorato insieme e ho avuto la possibilità di apprezzarne le notevoli qualità politiche, umane e operative. Per Angela Francese, infatti, il Sindacato fu la prima concreta esperienza diretta e l’avvio della sua formazione di dirigente politico di prima linea.
Con Antonio Lombardi, autorevole dirigente e riferimento della componente socialista della CdL, non ci furono esitazioni nel “reclutare” la giovanissima e battagliera Angela inserendola nella Segreteria Provinciale della FILTEA, Sindacato dei lavoratori tessili , guidata allora da un compagno di alte qualità umane e politiche, Mario De Rosa. Fu una innovazione valida e positiva :una donna che parlava agli uomini oltre che alle donne di un settore con una miriade di piccole fabbriche, di lavoro a domicilio, di precariato e sottosalario.
Donna e dirigente combattiva e leale, libera da condizionamenti, fortemente motivata sul piano ideale e politico, femminista senza proclami, Angela si affermò presto come protagonista di notevole valenza nelle lotte per i contratti e per i diritti. Il linguaggio diretto senza scorciatoie, la forza delle opinioni, la capacità di ascolto e di sintesi unitaria, costituivano collante vivo nel rapporto con i lavoratori.
Le sue capacità, la determinazione, la passione politica, la certezza della valenza dei sacrifici personali che la direzione sindacale richiedeva e esigeva; la ricerca sempre dell’unità come risultante di dialettica culturale e politica, furono apprezzate e riconosciute. Angela Francese, infatti, venne eletta nel 1975 nella Segreteria della Camera del Lavoro diretta da Silvano Ridi. Dopo non molto tempo, il PCI identificò in Angela Francese una compagna che avrebbe potuto, come avvenne, dare un contributo rilevante a livello politico e parlamentare. Angela Francese, anche nel complesso mondo della politica e delle istituzioni, ha lasciato un segno indelebile. Ma questa è storia nota e già raccontata.
Il ricordo di Umberto Ranieri pubblicato su Il Foglio:
Come ricordare Angela Francese, strappata alla vita da un maledetto incidente d’auto? Angela è stata una combattente nella politica e nella vita. Una donna coraggiosa, capace di affrontare a viso aperto le asprezze della lotta politica e le sfide dell’esistenza. Fummo giovani insieme. A Secondigliano, un quartiere popolare difficile a Nord di Napoli. Operaia alla Remington, intelligente e decisa nel guidare lotte e negoziati sindacali per salvare la fabbrica. La sua vitalità e la padronanza delle questioni non sfuggirono ai dirigenti sindacali dell’epoca che la coinvolsero nella grande esperienza vissuta dal movimento sindacale a Napoli in quegli anni. Nel partito comunista fummo entrambi miglioristi. La componente che si batteva per la svolta socialdemocratica e aveva il suo punto di riferimento nelle posizioni di Giorgio Napolitano. Angela conduceva la battaglia politica senza le mie incertezze e i miei timori. Era franca ed esplicita nel sostenere posizioni coraggiose in un partito in cui c’era un singolare miscuglio di solidarietà e durezza. Si immerse nel lavoro politico, nella realtà di base del partito, nella realtà sociale circostante, in tutta l’area della città di Napoli e della provincia. Consolidò la conoscenza del mondo delle fabbriche, delle lavoratrici e dei lavoratori dell’industria.
In Angela era forte un senso del concreto, dell’essenziale. Fu questo a orientarla nella discussione interna al Pci verso posizioni riformiste. Era la realtà, per Angela, che imponeva di uscire dai vecchi schemi, da dispute ideologiche astruse e incomprensibili. Occorreva andare al sodo delle questioni, misurarsi con i veri problemi che assillavano donne e uomini nella difficile realtà di Napoli. Ebbe sempre presente la vita faticosa e difficile delle donne nei quartieri popolari del centro e della periferia in cui lei era nata e vissuta. Si batteva perché la sinistra fornisse risposte concrete per affrontare i problemi. Credo Angela sia stata la parlamentare comunista erede della grande sensibilità popolare di Luciana Viviani parlamentare del Pci nel dopoguerra, amata dalle donne dei quartieri più poveri della città. In Parlamento, Angela si impegnò tenacemente per la riforma del mercato del lavoro con proposte che anticipavano i tempi. Si batté per spezzare il groviglio di illegalità e clientelismo che condizionava il mercato del lavoro a Napoli. Condusse questa battaglia con coraggio e determinazione reagendo a minacce e intimidazioni. Angela era un osso duro nella battaglia politica e nell’impegno civile.
Angela conosceva la fatica di vivere. I tormenti e le passioni degli amori. Le asprezze e gli ostacoli che riserva l’esistenza. Conobbe la soddisfazione che dava il sostegno dei militanti e l’apprezzamento per la sua dirittura morale e la sua lealtà. Ma conobbe anche la crudeltà della politica. Lasciò la Camera dei deputati a 42 anni, nel pieno delle sue forze e quando aveva raggiunto una notevole padronanza di tematiche legate al mondo del lavoro. Ebbe la forza di reagire a quello che considerò una ingiustizia. Fu un errore politico che privò il lavoro parlamentare della intelligenza di una donna energica e forte. Angela non si abbatté, continuò a lavorare e studiare le questioni del lavoro e sostenne tutte le iniziative che si proponevano di migliorare la condizione delle lavoratrici: le proposte contro le discriminazioni di genere, a favore della parità di salario e della conciliazione tra lavoro e vita familiare. Il suo era un approccio da femminista concreta e realistica. Angela ebbe sempre un ricordo affettuoso delle compagne e dei compagni con i quali aveva combattuto tante buone battaglie e cercato di esplorare strade nuove. Amò la sua famiglia, le sorelle con cui era unita da un amore straordinario. Un affetto delicato la legò a suo padre. Questa era Angela: una bella persona. La ricorderemo per la sua umanità la sua intelligenza, la sua passione per la vita.
Il ricordo di Patrizia Ferrione, dirigente scolastica
Karen Blixen sosteneva che alla fine di una esistenza emerge il disegno di “una cicogna”. Allora, gli spettatori, guardando dall’alto, vedono le orme della unicità di quella esistenza, lasciate sul terreno. Adesso che la vita di Angela Francese si è interrotta così bruscamente il ricordo della sua unicità, la sua cicogna, va sottratto alla liturgia di qualsiasi forma.
Nel volume recentemente pubblicato “Le ragazze di via dei Fiorentini“, la sua storia – quasi un prezioso ed involontario testamento – apre la raccolta delle storie delle dirigenti del PCI napoletano, narrate secondo il metodo femminista del ” partire da sé”. Così Angela si racconta e ci racconta la Storia di quegli anni:
“Non è facile per me raccontare la mia esperienza politica. Ricordi personali e vicende politiche, non sempre positive, infatti, contano e si raccontano. Ed è importante un uso lucido della memoria, l’utilizzo di parole precise che restituiscano verità”.
Già dall’incipit trapelano la sua lucidità, la franchezza ed onestà intellettuale e poi continua:
“Dal maggio 1969 io ero impiegata alla Remington, una fabbrica metalmeccanica; mi impegnai tantissimo in occasione del rinnovo del Contratto, quando scoprii che i rappresentanti sindacali, in cambio di una mancia, si erano accordati con il direttore per evitare lo sciopero”.
Angela aveva iniziato la sua attività politica in fabbrica, ma si occupò anche delle “altre” fabbriche invisibili che popolavano il centro antico di Napoli, in cui si lavoravano i guanti e le scarpe in pelle, luoghi non sempre tutelati dal sindacato e dal partito. Questa lavorazione causava malattie gravi soprattutto alle donne. Fu promotrice di una battaglia con il preciso scopo di ottenere una legge sul lavoro a domicilio che difendesse concretamente le lavoratrici. Fu lontana da un certo operaismo che negli anni ’70 era imperante nel PCI. Era una donna del popolo, senza demagogia, e non fu mai interessata alla dicotomia classe operaia- popolo/plebe. Fu dalla parte delle donne che a Secondigliano manifestavano per il diritto alla casa e nella sua azione di Responsabile femminile del partito napoletano si distinse anche nel sostenere le donne licenziate dalla Colonia dei bambini a Torre del Greco, ed organizzò finanche una manifestazione delle mogli degli operai Italsider, in occasione di un difficile rinnovo del Contratto.
Nel 1973, annus horribilis per la città di Napoli con l’esplosione dell’epidemia di colera, fu in prima fila con il PCI napoletano per tentare di governare la difficile situazione.
Nel 1976 fu la prima donna ad entrare nella segreteria provinciale del PCI. Adriana Seroni, storica e terribile responsabile nazionale femminile del PCI, avrebbe voluto che lei fosse eletta in Parlamento. Ma il segretario di allora, Geremicca, era di parere contrario.
“Solo in seguito ho capito che quel discorso che Andrea mi fece era frutto della classica cultura leninista; ma appresi anche più tardi che un dirigente regionale di primo piano era del.parere che non era il caso di candidarmi perché ero troppo ” popolaresca”.
Intanto entrò in scena il femminismo con cui Angela entrò in contatto, curiosa ed aperta al confronto con le esponenti del pensiero della differenza sessuale. Il suo vissuto, duro e provato dalle difficoltà familiari, la portava a sostenere che senza il processo di emancipazione era impossibile avviarsi verso la strada della liberazione.
Nel 1979 fu candidata ed eletta alla Camera dei deputati dove maturò una competenza enorme nell’ambito delle politiche per il lavoro, bruscamente interrotta dal partito che scelse di non candidarla, incurante anche della fondamentale esperienza maturata da Angela a fianco della Presidente della Camera Nilde Jotti. Questo avvenne anche a dispetto del fatto che
Angela, riformista ante litteram per la sua indole e il suo vissuto, fosse una degli esponenti di spicco della corrente cosiddetta migliorista, vicina a Giorgio Napolitano. Negli anni successivi scelse il “pensoso silenzio di outsider dimenticata.
Nel viaggio da una militanza politica luminosa e imprevedibile fino alla riconquista della propria vita dinanzi al vuoto chiacchiericcio degli anni Novanta, ora con sarcasmo, ora con distacco, ho stigmatizzato alcune insensatezze della vita degli ultimi anni, sulla quale incombono grandi silenzi. Veniamo dal silenzio, diceva Tacito, ma bisogna pensare. Veniamo dal silenzio e andremo al silenzio”. Provava negli anni post militanza quasi “un fastidio fisico nei confronti di tutti coloro, forse la maggioranza degli esseri umani, che hanno l’abitudine di parlare della qualunque. Oggi al massimo potrei bisbigliare”.
Angela fu donna di drastici cambiamenti. In politica scelse la strada di una profonda revisione. ” …è cambiato il clima politico, sono cambiata io”. Il lungo e doloroso processo di revisione politico e personale le fece anche comprendere “che l’emancipazione è un elemento necessario, ma non sufficiente. Per vivere ed agire nel mondo bisogna esercitare la libertà femminile ed è quella che ho scelto di perseguire”. Ed in nome di quella libertà femminile fu solerte e incuriosita verso il femminismo della differenza sessuale e fu dura con quella parte di femminismo che non manifestava solidarietà con le giovani donne vittime di stupro da parte di Hamas il 7 ottobre e con le donne iraniane.
Non credo che la vita di Angela cadrà nel tacitiano silenzio. Nel commiato che mai avremmo voluto la ricorderemo donna forte, amabile con le altre donne, tenera con i suoi familiari. Sfrontata come solo le donne del popolo sanno essere, riservata al tempo stesso. Acuta osservatrice e pragmatica riformatrice. La migliore tra noi ragazze di via dei Fiorentini che abbiamo imparato a riconoscere le autorità e le genealogie Libera ed unica. E per questa ragione per celebrare il suo ricordo non funzionano le vecchie liturgie.
Il ricordo di Giovanna Borrello e Roberta Calbi su Infinitimondi.eu
Difficile trovare parole significative per esprimere il nostro dolore per la morte di Angela Francese, soprattutto perché improvvisa e dovuta ad una crudele fatalità. Un’auto ha sbandato ed ha investito quella in cui lei si trovava. La sua morte ci sembra perciò più insensata di quanto lo sia di per sé.
Angela ci ha lasciate dopo un anno e più di un intenso lavoro ad un libro collettivo in cui si ricordava la nostra esperienza di donne nel PCI-PDS-PCI, “Le Ragazze di via dei Fiorentini”. Un lavoro intervallato da gioiose cene, incontri privati felici, cui lei partecipava venendo a bella posta da Roma, per assicurarci la sua presenza, sempre con il sorriso sulle labbra e la sua disponibilità a discutere di politica ma anche a parlare di sé, del suo rapporto con i fratelli e le sorelle, molto amati e di cui è stata da sempre il sostegno. Si parlava di Graziella Pagano, cui abbiamo dedicato il libro, e spesso di Umberto Minopoli, compagno nella politica e marito della sorella Carmela, una perdita di cui non si dava ancora pace.
Angela riusciva a discutere di tutto con naturalezza e a passare dall’approfondimento degli ultimi eventi della politica al registro degli affetti. La sua famiglia numerosa era sempre presente nei suoi discorsi e soprattutto nell’orgoglio del suo riscatto ed emancipazione, di cui è stata sempre riconoscente al Partito Comunista Italiano. Ci ha ricordato proprio poco tempo fa, nella presentazione del libro “Le Ragazze …”, che la sua emancipazione e la sua cultura si sono realizzate li, grazie ai seminari presso la scuola di formazione della Frattocchie, ai giornali di Partito, alla cultura che allora il movimento operaio era capace di trasmettere E pur tuttavia lei ne ha sempre visto le criticità circa la cosiddetta “questione femminile”. Prima di lei non c’era nessuna presenza di forme organizzative delle donne e per le donne a Napoli come in tutto il Sud. Fu chiamata da Adriana Seroni, grande dirigente nazionale comunista, a costruire la prima commissione femminile del Pci a Napoli. Non si trasse indietro, pur essendo lei un quadro “complessivo” di partito, da un incarico, la Commissione femminile, che molti consideravano di serie b. Ma Angela Francese, donna di grande sensibilità politica, interpretò in modo nuovo il suo mandato e rappresentò un punto di riferimento vero delle operaie, delle donne delle fabbrichette a lavoro nero del centro storico, ma anche delle intellettuali femministe. Inoltre non smetteva mai di sollecitarci ad interessarci della politica a tutto campo, era preparata non solo in campo sociale ma anche in campo economico e sosteneva che la riflessione politica non poteva non partire da analisi economiche. È riuscita così ad essere protagonista fattiva e risolutiva in tante fasi delle vicende napoletane, dalle lotte per il lavoro, lavoro nero o sfruttato, agli interventi durante l’epidemia di colera, alla grande mobilitazione per il referendum sul divorzio. È stata nella Segreteria della Camera del Lavoro della CGIL a Napoli e poi eletta deputata, “a furor di popolo”, come lei stessa raccontava. Ma non è mai stata populista Angela, anzi sempre molto schietta nel proporre il suo punto di vista, concreto e attento ai processi reali della società, e determinata nell’affrontare, anche da deputata, le tematiche del lavoro.
Era intelligente e curiosa Angela, curiosa di capire le novità e vagliarne le positività. Scrive tra l’altro nel libro citato: “Un lungo e doloroso processo di revisione politica e personale mi ha fatto capire che l’emancipazione è un elemento sì necessario ma non sufficiente. Per vivere ed agire nel mondo bisogna esercitare la libertà femminile ed è quella che ho scelto di perseguire”. È stata così un modello per tante, non da “maestra”, per carità, ma da “una di noi”.
Il libro “Le Ragazze di via dei Fiorentini” inizia proprio dagli anni ’70 con Angela Francese, con la sua storia di operaia metalmeccanica della Remington, che ci ricorda la radice operaia del PCI, in una città oggi invasa dal turismo, ma che allora era la terza città metalmeccanica italiana, dopo Torino e Milano, con un tessuto industriale esteso da est (Q8, Mecfond) a ovest (Italsider). E poi come politica che ha saputo tenere insieme il suo impegno su temi specifici come quelli del lavoro con quello per la promozione delle donne nella politica e nella società. Ha saputo coniugare emancipazione e libertà. Ha combattuto per l’emancipazione dalla povertà delle classi più deboli (lei sapeva cosa significava essere poveri e non l’ha mai dimenticato, come spesso è accaduto per altri/e) e per l’affermazione della libertà di pensiero e di parola. La ricorderemo soprattutto come donna forte, schietta, diretta, che non ha mai avuto paura di esprimere suoi i giudizi politici anche quando stava in minoranza e non ha mai chinato la testa di fronte ad uomini di potere, ma nello stesso tempo aperta verso chi non la pensava come lei. Anzi chi non la pensava come lei aveva la precedenza rispetto ad altri/e nelle sue attenzioni e interessi ed era tra i primi ad essere invitato a riunioni di partito come a convegni.
Ed era tenera Angela, affettuosa. La politica non aveva mai irrigidito la sua spontaneità. Così vogliamo ricordarla, con il suo sorriso solare ma anche riservato, e l’abbraccio reciproco con cui ci si ritrovava anche dopo lunghi periodi di lontananza.
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