“Abbiamo bisogno di un consulente anche per le pratiche apparentemente più semplici, mentre all’estero e nel settore extralberghiero le procedure sono molto più snelle”: Costanzo Iaccarino, titolare dell’Imperial Hotel Tramontano di Sorrento, ha fatto della lotta alla burocrazia uno dei principali obiettivi del suo mandato da presidente regionale di Federalberghi. Soprattutto in quest’ultimo periodo, caratterizzato da profonde incertezze sui tempi e sulle modalità di riapertura degli hotel.

Presidente, quanto pesa la burocrazia nella sua attività?
“La nostra associazione ha verificato che, per aprire un albergo, servono 40 tra pareri e autorizzazioni. Per eseguire lavori di ristrutturazione si arriva anche a cento tra pareri delle commissioni, nulla osta delle Soprintendenze, permessi di costruire rilasciati dal Comune. Tutto ciò complica la programmazione, che nel turismo è fondamentale, e si traduce in un aggravio di costi”.

Quanto incide la burocrazia sul bilancio di un albergo?
“Quantificare è difficile. Certo è che, se non fossimo prigionieri di tanti lacci e lacciuoli, risparmieremmo decine di migliaia di euro l’anno che potremmo destinare a investimenti o assunzioni. Invece siamo costretti a rivolgerci a consulenti anche per le questioni apparentemente più semplici”.

L’avverbio dice tutto…
“Dico ‘apparentemente’ perché, in Italia, la certezza del diritto sembra ormai superata. Anche quando si gestisce una struttura ricettiva nel pieno rispetto della legge, si corre il rischio di essere sanzionati. Questo succede perché, nel nostro Paese e nel settore turistico, le normative si sovrappongono e paradossalmente si prestano alle più disparate interpretazioni”.

Altrove non è così?
“In Svizzera, un imprenditore alberghiero presenta un progetto e sa di doversi interfacciare con un unico interlocutore istituzionale dal quale ottiene una risposta certa e definitiva nel giro di tre mesi.
Questo in Italia avviene? Mai”.

Nel settore extralberghiero?
“Lì bastano una segnalazione certificata di inizio attività e il possesso di alcuni requisiti per aprire un bed and breakfast. Il che comporta una distorsione della concorrenza, se si considerano le migliaia di norme e adempimenti cui noi albergatori dobbiamo sottostare”.

L’attuale crisi è aggravata dalla burocrazia?
“L’incertezza è sempre un problema. Il governo nazionale non ha disposto la chiusura degli alberghi, ma non c’è alcuna indicazione definitiva circa i tempi e le modalità di riapertura delle strutture e, di conseguenza, sulla possibilità di assumere personale stagionale. Anche i lavoratori trovano difficoltà nell’interfacciarsi con enti come l’Inps. Il confronto con un ente pubblico è sempre problematico”.

Che cosa vi aspettate dal governo?
“Innanzitutto liquidità: ci sono imprese che hanno investito e adesso devono pagare i fornitori pur non registrando alcun incasso. Ma la crisi può e deve rappresentare l’occasione per una sburocratizzazione: meno norme e procedure più semplici possono dare forte spinta all’imprenditoria”.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).