Il referendum di domani non risolve il problema di fondo dell’amministrazione della giustizia ma è giusto votare sì all’abrogazione della legge Severino perché “il tema della inadeguatezza degli amministratori deve essere risolto dalla politica, non dalla magistratura”. L’ex presidente della Camera, Luciano Violante, parlando con l’Avanti! della domenica sostiene che “è la politica che ha dato ai magistrati un potere esagerato, cedendogli pezzi di sovranità”.

Classe 1941, ex magistrato, tra i maggiori esponenti del Pci negli anni 80 e 90, a trent’anni da Mani Pulite riconosce: “se avessimo avuto l’intelligenza di capire che il tema non riguardava solo il Psi o la Dc ma la disgregazione dell’intero sistema politico, probabilmente non ci saremmo trovati in questa situazione. Adesso c’è da prendere in mano il sistema politico. Era quello che aveva previsto Craxi nel noto discorso alla Camera. Ed è ciò che è puntualmente accaduto”

Da anni, e da più parti, si ripete l’urgenza di una riforma del sistema giustizia ma non se ne è mai fatto nulla. I Referendum possono essere utili?
Nessuno dei quesiti tocca i problemi di fondo dell’amministrazione della giustizia; questo tema merita ragionamenti radicali e profondi. La magistratura nel passato era mesa in pericolo dall’esterno, ora è messa in pericolo dall’interno. La vicenda Palamara e gli scandali connessi hanno fatto emergere una questione morale nella magistratura. C’è una cultura corporativa, che non tiene conto delle responsabilità proprie di una magistratura che fa parte della governance del Paese.

Detta in modo schematico: i magistrati hanno assunto un potere esagerato?
E’ vero. La politica e l’informazione hanno concesso ai magistrati questo potere. La politica ha ceduto progressivamente alla magistratura pezzi di sovranità e la magistratura se li è presi . L’informazione ha trasformato in show molte inchieste e in showmen molti magistrati.

Perché i referendum le appaiono come una sorta di vendetta della politica contro la magistratura?
La domanda mi permette di chiarire: ho scritto un libro che si intitola “Senza vendette”, nel quale facevo riferimento proprio a questo rischio. E’ esagerato parlare di vendette però il senso dei referendum credo sia punitivo e non aiuta a ricostruire.

Quindi anche lei conviene: è stata la politica nel suo complesso ad avere ceduto troppo spazio alla magistratura?
La politica ha ceduto alla magistratura il potere di fondo, quello di stabiilre le regole. Ordinamento politico e ordinamento giuridico sono confinanti. L’ordinamento politico da’ le regole, l’ordinamento giuridico le applica. Ma se le regole che da’ l’ordinamento politico sono indeterminate, vaghe, incomprensibili, a quel punto l’ordinamento giuridico non solo applica la regola ma crea la regola e poi la applica ed è questo l’eccesso di potere regalato alla magistratura dalla politica.

Il 12 giugno andrà a votare?
Sì. E voterò sì al quesito sulla abolizione della Legge Severino perché ritengo che il tema della inadeguatezza degli amministratori deve essere risolto dalla politica, non dalla magistratura. Se togliamo responsabilità alla politica difficilmente avremo una politica migliore.

Sull’abuso della carcerazione preventiva solo un dato: 30 mila innocenti in carcere negli ultimi 30 anni e quasi 50 milioni di indennizzi pagati dallo Stato…
Il referendum tocca un aspetto marginale del problema. Esistono una serie di reati seriali, come i reati di tipo sessuale o le rapine. Ora, ritenere che la possibilità di reiterare il reato non sia un motivo per tenere in carcere una persona, lascerebbe il cittadino indifeso rispetto ai rischi che possono manifestarsi. E’ questa la ragione per cui sono contrario.

Quindi secondo lei non esiste un abuso della carcerazione preventiva?

Conosciamo il numero delle richieste accolte dai GIP ma non conosciamo il numero delle richieste respinte e quindi è difficile capire se ci sia un abuso in relazione al rapporto tra richieste respinte e richieste accettate. Credo sia però necessaria una più oculata gestione della libertà delle persone. Esiste anche il problema della tutela della reputazione delle persone. Pubblicizzare le indagini, violando il segreto e poi si scopre che una persona è innocente, è incompatibile con i principi della democrazia.

In linea di principio da più parti si conviene su una riorganizzazione complessiva dei poteri della Repubblica. Ma la politica non ce la fa: perché?
E’ proprio così: serve una riorganizzazione complessiva dei poteri. Esistono le intelligenze in tutte le forze politiche, adeguate ad affrontare seriamente questo tema, ma bisogna liberarsi dagli slogan. Ci sono persone competenti e capaci tanto nella politica quanto nella magistratura. Noi però legati alla immagine della magistratura del ventesimo secolo senza affrontare il tema della magistratura del ventunesimo secolo.

La riforma Cartabia non la convince?
Quella del processo penale mi convince molto. Anche quella civile. Questa dell’ordinamento giudiziario meno, ma questa non è responsabilità della Ministra della Giustizia. Un mio amico sacerdote dice che bisogna dire messa con i preti a disposizione. La Ministra Cartabia ha fatto la riforma con i parlamentari che ci sono.

Come si rinsalda il rapporto tra politica e magistratura?
Con il rispetto reciproco delle funzioni e delle persone. Entrambi sono poteri fondamentali della democrazia e devono reciprocamente rispettarsi, non devono pronunciare frasi come ‘i politici sono innocenti solo perchè la magistratura non ha funzionato’: frasi di questo genere sono gravi, sbagliate; si potrebbe dire la stessa cosa della magistratura, rovesciando il concetto. Ma gli insulti servono per l’audience, non per le riforme.

Sono 30 anni da Mani pulite. Alla fine molti hanno riconosciuto un eccesso di giustizialismo e anche una carenza di giustizia. Cosa ne rimane oggi?
Il ’92 non è stato solo l’anno di Mani Pulite, è stato anche l’anno delle stragi. Quell’anno rispecchia molto la situazione italiana: il dramma dei magistrati vittime della mafia e ancor prima del terrorismo e il dramma di un sistema politico che si suicida. Nel famoso discorso di Craxi alla Camera, c’è un punto secondo me essenziale, poco ricordato. Lui disse all’incirca: “Quanto accaderiguarda l’intero sistema politico, non questo o quell’altro partito. E se non si risolverà questo problema prevarranno la disgregazione e l’avventura”. E’ puntualmente accaduto. Noi – e mi metto tra coloro che ne furono responsabili – non capimmo questo. Se avessimo avuto l’intelligenza di capire noi che il tema non riguardava solo il Psi o la Dc ma l’intero sistema politico, probabilmente non ci saremmo trovati in questa situazione. Adesso c’è da prendere in mano il sistema politico, appunto.

Un periodo in cui il rapporto tra Pci e Psi era complicato…
Avevamo alle spalle gli anni 80, in cui c’erano stati decenni di scontri, tra PCI e PSI, per responsabilità di entrambi…

Non tutti hanno fatto i conti con la lezione di Mani pulite?
Nessuno ha tratto una lezione: il tema del finanziamento pubblico non è stato affrontato. Le faccio un esempio: con la riduzione del numero dei parlamentari, aumenta di molto dimensione dei collegi e avremo conseguentemente costi di campagna elettorale altissimi, soprattutto per il Senato. I partiti politici sono essenziali per il funzionamento della Repubblica e davvero si pensa che i partiti possano vivere senza un sostegno pubblico? Sciocchezze.

Il ruolo dei partiti oggi qual è?
Io credo che siano alla ricerca di un ruolo. Non tutti allo stesso modo, certo, ma mi pare che i partiti di oggi siano legati al contingente, al quotidiano, al telegiornale delle ore 20. Un partito deve rispondere alla domanda: “ Che cosa intendo essere nella storia di questo Paese?” In prospettiva, non nei prossimi sei mesi, ma nei prossimi dieci anni.