Irin Hadis Najafi protestava senza velo, i capelli biondi scoperti. È morta ieri sera nella città di Karaj, vicino Teheran, la capitale dell’Iran scossa da giorni di continue e dure proteste scatenate dalla morte sotto detenzione della 22enne Mahsa Amini, fermata dalla polizia religiosa in un parco perché non indossava correttamente il velo. La famiglia accusa la polizia di maltrattamenti, le autorità parlano di un malore fatale che ha colpito la ragazza.

A prescindere dalle versioni, da quando la tragedia della ventenne si è diffusa il Paese è percorso da proteste vibranti, le più dure degli ultimi anni. Le manifestazioni sono partite dal Kurdistan iraniano, regione da dove veniva Amini, e si sono allargate in tutto l’Iran. Irin Hadis Najafi secondo vari account Twitter sarebbe stata uccisa da sei colpi di proiettile. La ragazza sarebbe stata ferita al petto, al viso e al collo.

Era diventata un simbolo delle proteste: con i suoi capelli biondi scoperti, senza l’hijab obbligatorio secondo le leggi della Repubblica Islamica per le donne. Il suo video mentre si legava i capelli prima di unirsi ai manifestanti sta diventando virale in queste ore, come quelli di migliaia di donne e ragazze che nei giorni scorsi si sono riprese mentre si toglievano o davano fuoco al velo.

Le proteste che attraversano il Paese accusano la polizia religiosa, il regime iraniano e il supremo leader religioso, l’ayatollah Ali Khamenei. Il blocco imposto a internet in gran parte del Paese non ha impedito a numerose immagini di circolare sul web. Organizzazioni internazionali denunciano la dura repressione: circolano numeri altissimi che al momento è difficile verificare. I media di stato venerdì sera parlavano di 35 vittime, per la ong Iran Human Rights erano almeno 50, per Tasnim News sono state arrestate almeno 739 persone, tra cui 60 donne, l’ong Committee to protect journalists ha parlato di almeno 11 giornalisti arrestati, tra cui Niloofar Hamedi, cronista del quotidiano Shargh, il primo a diffondere notizie sul caso Amini.

Le proteste in Iran hanno ispirato manifestazioni in tutto il mondo. Il Presidente iraniano Ebrahim Raisi, già al centro di un caso per un’intervista saltata a New York con la Cnn per aver chiesto alla giornalista di indossare il velo, ha assicurato che “affronterà con decisione” le proteste nel suo Paese. Il collettivo di hacker Anonymous ieri è intervenuto per attaccare la rete statale informatica iraniana mentre il governo degli Stati Uniti ha dato il via libera a Elon Musk, ceo di SpaceX, di attivare il servizio satellitare Starlink per ripristinare le reti di comunicazione in Iran e permettere alla popolazione di accedere ai social network e di comunicare all’interno del Paese. Una mossa che ha inasprito le tensioni tra Washington e Tehran.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.