Il regime militare che guida l’ex Birmania, ora Myanmar, torna a mostrare il suo volto più feroce. Almeno 11 bambini sono morti dopo un attacco aereo compiuto da elicotteri su una scuola di Tabayin Township, nella regione di Sagaing.

A riferirlo l’Unicef, che sottolinea come almeno 15 bambini della stessa scuola risultano ancora scomparsi. “L’Unicef chiede il loro rilascio immediato e sicuro“, si legge in una nota. “Le scuole devono essere sicure. I bambini non devono mai essere attaccati“, spiega l’organizzazione.

L’attacco è avvenuto venerdì 16 settembre nel villaggio di Let Yet Kone a Tabayin, noto anche come Depayin, circa 110 chilometri a nordovest di Mandalay, la seconda città più grande della Birmania. Gli attacchi del regime militare, che ha preso il potere nel febbraio dello scorso anno rovesciando il governo democraticamente eletto del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, non sono una novità: le Nazioni Unite hanno documentato 260 attacchi a scuole e personale educativo dalla presa del potere, ma questo sarebbe il più alto numero di bambini uccisi.

Una testimonianza dell’attacco militare è stata raccolta dalla Associated Press, che riporta le parole della dirigente scolastica Mar Mar, uno pseudonimo per proteggere se stessa e i suoi parenti dai militari. La donna si nasconde nel villaggio con i suoi tre figli da quando è fuggita per mettersi in salvo dalla repressione dei militari

La scuola colpita dagli elicotteri dell’esercito conta 240 studenti dall’asilo alle elementari, ed è situata in un complesso del monastero buddista del villaggio. La dirigente scolastica ha raccontato che stava cercando di portare gli studenti in nascondigli sicuri nelle aule del piano terra quando due dei quattro elicotteri Mi-35 che volavano a nord del villaggio hanno iniziato ad attaccare, sparando con mitragliatrici e armi più pesanti contro l’istituto scolastico.

Hanno continuato a sparare nel complesso dall’aria per un’ora“, ha raccontato Mar Mar ad Associated Press. “Non si sono fermati nemmeno per un minuto. Tutto quello che potevamo fare in quel momento era cantare mantra buddisti“. Quando l’attacco aereo si è fermato, circa 80 soldati sono entrati nel complesso del monastero, sparando contro gli edifici.

Quando i militari hanno ordinato a tutti di uscire dal complesso, la dirigente ha potuto osservare almeno 30 studenti con ferite su schiena, cosce, volti e altre parti del corpo, mentre altri avevano perso degli arti.

Un attacco brutale che il giorno seguente il quotidiano Myanma Alinn ha ‘coperto’ come una operazione di sicurezza dell’esercito, dopo aver ricevuto informazioni che i membri delle Forze di difesa popolare si stavano nascondendo nella scuola. Secondo la ‘ricostruzione’ ufficiale del regime, i membri della Forza di difesa popolare e i loro alleati dell’Esercito per l’indipendenza dei Kachin, un gruppo etnico ribelle, avrebbero provocato la strage sparando contro le forze di sicurezza.

Redazione

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