Il 7 ottobre ha travolto la vita di tutti noi. Siamo tutti segnati dal dolore. Siamo sconvolti perché questa violenza continua a colpire Israele, il suo popolo e gli ebrei in tutto il mondo. Siamo sconvolti perché le istituzioni internazionali, ormai piegate alla volontà di regimi illiberali, trasformano i carnefici nelle vittime e stravolgono il senso della giustizia alla base del diritto internazionale. Israele è il paese orgoglio di tutto l’occidente democratico, non è solo il nostro avamposto in una terra circondata da nemici dell’occidente, Israele è anche il paese che noi vorremo essere.

Siamo orgogliosi degli israeliani che hanno trasformato un deserto in una terra rigogliosa, nella punta più avanzata dello sviluppo scientifico e tecnologico, che ospita i migliori centri di ricerca del mondo, le migliori università. Siamo orgogliosi di un paese che convive, con forza e consapevolezza popolare, con il perenne rischio di sopravvivenza e che, nonostante ciò, ha il più alto tasso di natalità tra i paesi occidentali, la più grande partecipazione di giovani alla difesa del paese, giovani che spendono due o tre anni della loro vita per servire l’esercito più etico e tecnologicamente avanzato al mondo.

Giovani che credono nel loro popolo, nella loro famiglia, in loro stessi. Giovani che sanno qual è il valore della libertà, perché la difendono e la riconquistano ogni giorno, perché rischiano la vita per essa. Giovani che studiano, e che diventano eccellenze in tantissimi ambiti della vita scientifica, tecnologica e imprenditoriale e che tanto benessere e innovazione hanno portato e portano nella vita di tutti noi. Siamo orgogliosi che lì, in Medio Oriente, siano l’unica grande democrazia aperta, libera, che deve rimanere tale per difendere sé stessa e i nostri valori comuni di libertà e dello stato di diritto.

Tanti di noi non sono ebrei. Amiamo gli ebrei e l’ebraismo. Perché li troviamo le radici dei nostri valori di libertà, del rispetto della vita e del bene comune. Migliaia di persone in Italia ogni giorno si sentono parte di questa lotta. Sono decine le organizzazioni guidate da volontari, migliaia le persone che sono coinvolte in una battaglia decisiva per il vostro e per il nostro futuro. Non siamo eroi. Gli eroi sono i vostri giovani che combattono per la nostra libertà, sono i tanti militari e vittime del terrorismo che hanno perso la vita a causa dell’odio cieco, di chi esalta la morte e la distruzione. Eroi sono i rapiti ancora li sotto, in quei tunnel, speriamo ancora vivi.

Eroi sono le migliaia di feriti il 7 ottobre di cui nessuno più parla, le famiglie devastate distrutte dalla violenza e dalla morte, le donne che hanno la forza di raccontare, i leader militari che si sono assunti la colpa personale di quello che è successo il 7 ottobre. Eroi sono i tanti arabi che hanno il coraggio di dire in arabo che Hamas, l’Iran, Hezbollah, il Jihad islamico e l’odio contro l’occidente stanno distruggendo generazioni intere di un popolo che cresce educato all’odio e alla morte. Eroine sono le donne iraniane che combattono contro un regime oppressivo e che si schierano accanto a Israele.

Non siamo eroi, non rischiamo la vita, possiamo parlare, manifestare, discutere. E continueremo a farlo. Sappiamo che il vero rischio in occidente è l’antisemitismo dilagante e l’odio verso noi stessi, verso la nostra storia e la drammatica remissività delle élite occidentali. Gli accademici intimoriti dalla violenza di pochi, professori accecati dall’ideologia che ignorano la storia e la verità scientifica, miopi interessi economici che lasciano che paesi che finanziano il terrorismo investano nelle nostre università, nello sviluppo delle nostre città, nei nostri sport popolari, nella propaganda dell’odio nella comunicazione social, per comprare i luoghi dove si forma la nostra cultura, dove si condizionano le libere opinioni pubbliche occidentali. Questa è la nostra battaglia. Dobbiamo lottare perché le leadership occidentali aprano gli occhi e capiscano che la vostra guerra è la nostra guerra, e che il 7 ottobre è stato un attacco a tutto l’occidente e quell’attacco va respinto li, nella vostra terra, non lasciandovi soli.