Una settimana ancora di tempo per provare a trovare un accordo che sancisca una tregua oppure al termine dei sette giorni, l’Idf lancerà l’assedio finale sulla città di Rafah, al sud della Striscia di Gaza, dove da mesi sono collocati oltre un milione di rifugiati in fuga dalle bombe e dalle atrocità di una guerra iniziata il 7 ottobre scorso.

Dopo settimane di negoziati, che hanno visto Egitto e Stati Uniti provare a convincere sia Israele che Hamas ad una tregua e ad uno scambio ostaggi (sarebbero circa una trentina quelli ancora in vita)-prigionieri, alcuni funzionari egiziani hanno spiegato al “Wall Street Journal” l’ultimatum lanciato da Israele: da oggi Hamas avrebbe una settimana di tempo per accettare un accordo per il cessate il fuoco, altrimenti l’esercito israeliano avvierà una operazione militare su larga scala nella città di Rafah.

Sul fronte opposto, Hamas non ha ancora inviato una risposta ufficiale all’ultima proposta per la tregua, funzionale alla liberazione degli ostaggi che sono ancora a Gaza e al rafforzamento dell’assistenza umanitaria alla popolazione civile palestinese. Le fonti egiziane hanno spiegato al WSJ che nei prossimi giorni una delegazione di Hamas è attesa al Cairo per continuare trattative che ad oggi hanno raggiunto risultati poco edificanti. Hamas starebbe chiedendo un cessate il fuoco permanente oltre a garanzie da parte degli Stati Uniti sul rispetto della tregua da parte di Israele. Capitale egiziana che ha visto nelle scorse ore l’arrivo del numero uno della Cia, William Burns. Nei giorni scorsi, l’ultima proposta presentata per la tregua prevedeva un cessate il fuoco di circa 40 giorni e la liberazione dei circa 30 ostaggi.

All’ultimatum di Israele, il membro dell’ufficio politico di Hamas, Hossam Badran, ha replicato spiegando che i suoi negoziatori stanno attualmente discutendo, a livello interno e con altri gruppi armati palestinesi, la proposta di tregua prima di tornare in Egitto per una risposta.

Intanto diventano sempre più tesi i rapporti tra Israele e la Turchia dopo la decisione di Ankara di tagliare completamente l’interscambio con lo Stato ebraico (che vale 9,5 miliardi di dollari). “Non potevamo stare a guardare. La situazione è inaccettabile”, ha denunciato il presidente turco Erdogan. Immediata la replica. “Erdogan, il dittatore che sogna di essere sultano – chiosa il ministro degli Esteri a Gerusalemme Israel Katz – lavora al servizio di Hamas, viola gli accordi e vuole danneggiare Israele, ma in realtà danneggia i palestinesi che finge di aiutare”.

Redazione

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