Il contrasto all'evasione
Italiani, tante case e pochi versamenti: il tax gap da record per l’Imu
Spendiamo per interessi sul debito pubblico più di quanto spendiamo per l’istruzione e per l’Università. Siamo ormai a quasi 3.000 miliardi di debito pubblico, praticamente quasi 50.000 euro di debito a testa, compresi i neonati del 2024. Ed abbiamo anche il record dell’evasione fiscale.
I crediti non riscossi
Vi ricorderete che nel 2022 si parlò di un “magazzino di crediti non riscossi” dalla Agenzia delle Entrate che superava i 1.100 miliardi di euro. Diceva in commissione parlamentare il direttore dell’Agenzia “La disciplina è comune in qualunque Paese occidentale, un magazzino non può essere seriamente maggiore di un periodo di tre anni. La scelta del Parlamento di non rendicontare ha determinato un magazzino di 21 anni e 4 mesi, e questo causa di fatto una ingestibilità del magazzino”. 130-140 milioni di cartelle e circa 16 milioni di cittadini iscritti a ruolo.
Il tax gap italiano
Nei giorni scorsi il Ministero dell’Economia e della Finanza ha pubblicato la “Relazione sulla economia non osservata e sulla evasione fiscale e contributiva, anno 2024”. Nonostante il decremento registrato, “rispetto all’ambiente europeo di cui l’Italia fa parte e con riferimento alla sola imposta sul valore aggiunto per la quale sono disponibili valutazioni omogenee di fonte ufficiale, il tax gap italiano, in termini di imposta potenziale, è rimasto significativamente al di sopra della media europea (con un tax gap relativo pari al 10,8% a fronte del 5,3% della media europea)”.
L’impatto del mancato adempimento
Si dice nella relazione che, come noto, le stime del sommerso economico, che è una delle componenti dell’economia non osservata, non consentono di quantificare direttamente le entrate complessivamente sottratte alla finanza pubblica dall’evasione fiscale e contributiva. Per questa ragione come indicatore dell’evasione viene utilizzato il tax gap, che si pone l’obiettivo di misurare l’impatto del mancato adempimento degli obblighi di dichiarazione e versamento delle principali imposte e dei contributi. Nella media del quinquennio 2017-2021, il gap complessivo risulta di 96 miliardi all’anno, di cui 84,4 miliardi di mancate entrate tributarie e 11,6 miliardi di mancate entrate contributive. L’economia sommersa (da sotto-dichiarazione e da lavoro irregolare) rappresenta il 9,5% del Prodotto Interno Lordo. Il valore piuttosto elevato della propensione ad evadere è da attribuirsi principalmente alle cifre che riguardano l’IRPEF da lavoro autonomo e impresa.
Evasione dell’IMU
È da notare, inoltre, che l’entità dei mancati versamenti sia in valore assoluto, sia la propensione dei cittadini a dichiarare le tasse senza versarle sono andate sistematicamente aumentando. Negli ultimi 20 anni l’ammontare dei mancati versamenti passa da meno di 6 miliardi a circa 14 miliardi nel 2019 (i dati per il 2021 sono ancora provvisori), mentre la percentuale di mancati versamenti sul tax gap complessivo passa da circa il 7% a circa il 22%. L’incremento ha riguardato tutte le imposte, ma in particolar modo l’IVA. Non aggiungo altre considerazioni, ma balza agli occhi una evasione che non dovrebbe esserci: una media di 5,335 miliardi di evasione della IMU/TARI, in un Paese che è al primo posto in Europa per possesso di abitazioni, come diceva Michele Magno nel suo pregevole articolo (il Riformista venerdì 11 ottobre).
La Corte dei Conti sottolinea che le mancate riscossioni generano vari danni tra cui la crisi di liquidità con un progressivo aumento delle anticipazioni di tesoreria e conseguenti oneri per interessi. In sostanza, dall’esame sulla economia “non osservata” e sulla evasione fiscale e contributiva, emerge un quadro dell’Italia molto articolato, e anche lo stesso Sud non può più essere visto come un blocco omogeneo. E finché non si premia la responsabilità degli amministratori capaci, del Sud, come del Centro-Nord, e non si combatte sul piano politico la inefficienza, la scarsa produttività, la mala gestione della cosa pubblica, questo Paese rimarrà un povero Paese.
La lotta politica
Il referendum sulla “autonomia differenziata” è una grande foglia di fico sulla assenza o forse anche sulla incapacità di una lotta politica, senza quartiere, al clientelismo, all’assistenzialismo, e alla compiacenza verso l’evasione, l’abusivismo (che qualcuno ha definito “di necessità”, sic!) e lo schiavismo: perché in questo Paese non ci facciamo mancare nulla, anche lo sfruttamento schiavistico e criminale, e non solo nelle campagne. Però siamo bravi: mandiamo un pattugliatore della Marina Militare da La Spezia all’Albania a trasportare 16 profughi, e le pratiche non le facciamo in Italia ma in Albania e “in centri che sono analoghi a quelli fatti sul territorio nazionale dove non c’è filo spinato” – dice il prode Ministro dell’Interno. Ma così difendiamo i confini della Patria. “Piangi, che ben hai donde, Italia mia”.
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