Le anomalie magnetiche del muone riscriveranno le leggi della fisica e gli esperimenti in corso getteranno nuova luce sulla materia oscura. Il Napoli, invece, non si è sottratto alle leggi non scritte ma solide del calcio, rimediando la solita sconfitta a Torino. La squadra di Gennaro Gattuso, velleitaria nelle scelte iniziali e timorosa nell’approccio, si è arresa facilmente all’avvio tutto pressing della Juve a cui è bastata una prestazione dignitosa per tornare a vincere. Contro il Crotone erano già arrivati segnali preoccupanti che la sfida di mercoledì ha confermato in pieno.

Per la Champions nulla è perduto, ma serviranno qualità e attenzione, magari il ritorno alla vecchia cara maglia azzurra, senza gli svolazzi fucsia visti allo Stadium o le fantasie in stile Marcelo Burlon apparse nel centro storico. E servirà coraggio, il solo lievito che può mutare la cronaca in Storia, quello che è mancato al Presidente del Consiglio europeo Charles Michel dinanzi all’umiliazione inflitta alla presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen dal presidente turco Erdogan. Il “Sultano” ha trasformato il suo Divano occidentale-orientale in un atto di ostilità verso le donne e l’Europa, mentre Goethe, come scriveva acutamente Edward Said, si era limitato all’orientalismo poetico. Charles Michel, però, poteva capovolgere la scena con un semplice gesto, accomodandosi anche lui sul sofà, perché anche il rispetto può essere eversivo.

Invece l’Unione europea è rimasta in mutande come i negozianti che hanno esposto slip e reggiseni in vetrina, gli ambulanti che hanno occupato l’autostrada, i lavoratori dello spettacolo in sit-in al Mercadante, i genitori e gli studenti aggrappati ai cancelli delle scuole. È la pandemia, o piuttosto «es que somos pobres», come profetizzato da Juan Rulfo in uno dei racconti più belli di El llano en llamas. Ma innanzitutto è la politica, con i suoi ritardi e le sue incertezze. «Prumesse mancate, appuntamente fatte e maje mantenute», direbbe Franco Ricciardi, ma quando una canzone neomelodica diventa agenda istituzionale la questione può sfuggire di mano. A Napoli – ça va sans dire – la differenza tra verità e finzione diventa addirittura onirica. La nostra è una “città senza”: senza i Fujenti alla Madonna dell’arco da due anni, senza il miracolo di San Gennaro da dicembre, senza il sindaco da mesi, senza bonifica a Bagnoli da trent’anni. Ma i sogni non mancano, dal Napoli al social dreaming dei dipendenti comunali.

Ed è dai dettagli che si vede il genio. Prendete le 184.000 multe del varco fantasma di via Mezzocannone: dopo quasi un anno sono ancora lì, a minacciare incolpevoli cittadini, nonostante le esilaranti dichiarazioni di Luigi de Magistris che aveva garantito «una soluzione in una settimana». Ecco la sanatoria immaginaria, mai realizzata e lasciata poi in graziosa eredità ad Alessandra Clemente. Lei oggi giura che «gli uffici ci stanno lavorando»; se sono gli stessi della Galleria Vittoria e di via Marina, delle pratiche edilizie e della manutenzione del verde, degli impianti sportivi e del trasporto pubblico, c’è da tremare. Ma, in fondo, perché preoccuparsi, se «siamo fatti della stessa sostanza dei sogni»?