Un coordinamento più stretto delle politiche macroeconomiche, il superamento delle divisioni ideologiche, la riduzione del divario tra mondo sviluppato e non, la cooperazione globale contro le sfide globali: questi i quattro punti al centro del discorso che il presidente della Cina, Xi Jinping, ha tenuto in videoconferenza al World Economic Forum (Wef) cominciato ieri. Introdotto da Klaus Schwab, fondatore e direttore esecutivo del Forum di Davos, che per la prima volta nella storia si svolge in forma virtuale, Xi ricorda l’impegno comune necessario per affrontare l’emergenza sanitaria e la recessione economica. Poi, sorvolando sulle polemiche circa i ritardi della Cina nella condivisione delle informazioni sul virus, rivendica l’assistenza offerta dal suo paese a 150 stati e alle organizzazioni internazionali durante la pandemia.

Per la prima volta nella storia, le economie di tutto il mondo, dice Xi, «sono state colpite duramente nello stesso momento e le prospettive restano incerte». Servono politiche macroeconomiche che «portino l’economia mondiale fuori da questa situazione al più presto». Per farlo, continua il leader cinese, occorre «abbandonare i pregiudizi ideologici e seguire un percorso comune» perché «ogni paese è unico e ha il suo sistema sociale e nessuno è superiore agli altri». Pertanto, «la scelta giusta per i Paesi è la coesistenza pacifica basata sul rispetto reciproco e l’espansione di un terreno comune promuovendo scambi e comprensione reciproca».

Cogliendo l’occasione della ribalta globale, il presidente della Cina si mette alla testa dei paesi più poveri, ricordando la necessità di «colmare il divario tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo». Per questi ultimi servono “maggiori risorse, rappresentanza nella governance nel mondo e uguali opportunità”. «Uniamoci insieme contro le sfide globali», è l’esortazione di Xi che invoca «un’azione globale, una risposta globale e una cooperazione globale». Viceversa, «un approccio fondato sull’antagonismo e lo scontro, che sia nella forma delle guerre fredde, calde, tecnologiche o commerciali, alla fine danneggia gli interessi di tutti i Paesi e mina il benessere di tutti».

In sostanza, il presidente cinese cerca un ruolo come nuovo tutore dell’ordine economico mondiale e, a questo scopo, si fa difensore della governance globale chiedendo l’attuazione degli accordi di Parigi, il rafforzamento dell’Onu e il rispetto del diritto internazionale: «Non possiamo affrontare le sfide comuni in un mondo diviso». A dispetto della repressione del libero dissenso a Hong Kong e nonostante le accuse di genocidio degli Uiguri nella regione dello Xinjiang, il capo del governo di Pechino presenta la Cina come il più grande alfiere di una politica di pace: «L’idea di un gioco a somma zero o che chi vince prende tutto non è la filosofia che guida il popolo cinese». Xi si propone dunque come nuovo campione del multilateralismo globale, cercando di occupare lo spazio lasciato vacante dall’America di Trump.

D’altra parte, la Cina è l’unica grande economia capace di una crescita positiva nel corso del 2020, primato che la avvantaggia in vista della ripresa economica mondiale. Il Wef di Davos prosegue oggi con gli interventi di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, della cancelliera tedesca Angela Merkel, del presidente francese Emmanuel Macron e di Kristalina Georgieva, amministratrice delegata del Fondo Monetario Internazionale. I lavori si concluderanno il 29 gennaio.

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