«Bombardare Gaza per sconfiggere Hamas è come bombardare la Sicilia per sconfiggere la mafia». Si tratta di una delle tante scorciatoie mentali adottate dal popolo di Al Jazeera, quello che sabato 7 giugno si è radunato a Roma. Sul piano logico sembra tenere; il punto di caduta è però nel presupposto stesso, che spinge a conclusioni errate. Nel nostro caso tragiche, perché offrono una chiave d’accesso facile per la sofisticazione del quadro reale.

In Sicilia la mafia non ha formato un governo

In Sicilia la mafia, ancorché un tempo invasiva e ubiqua, non risulta essersi presentata alle elezioni, né risulta averle vinte, né che abbia formato un governo con relativi ministeri, dipartimenti, dipendenti pubblici; né risulta abbia milizie armate fino ai denti nell’ordine di almeno 100mila «soldati» pronti a compiere stragi di ebrei – e domani di cristiani – con crudeltà superiore a quella nazista; non risulta avere una rete di tunnel sotterranei e nemmeno di gestire ospedali, scuole, centri di assistenza e via dicendo. Insomma, non risulta che Sicilia, Calabria o Campania abbiano mai votato in massa per Riina o Bagarella o per Cutolo o Galasso, manco per la ‘ndrina dei Pelle-Vottari di San Luca o dei Mancuso di Vibo Valentia. Non lo hanno fatto quelle genti semplicemente perché la stragrande maggioranza non «la pensa» come i mafiosi.

La distorsione Palestina

In quella che continuano a chiamare Palestina, invece, le cose sono andate diversamente, e sarebbe anche ora di trovare le parole adatte per sottrarre ossigeno alla menzogna epica di un popolo pacifico e laborioso straziato dall’orrore militare israeliano, esercitato a prescindere. Una distorsione profonda che si è fatta senso comune, a valle di decenni di imbrogli mediatico-politici e culturali, perfino dentro la democratica Israele (anche lì esistono i Fratoianni e le Schlein, i Lerner e i Di Battista, per dire), una macchia nera sulla coscienza occidentale nei tempi a venire, l’ennesima dal 1933 e seguenti.

Le elezioni e la vittoria di Hamas

Proviamo a ricordare come siano andate le cose da quelle parti dal gennaio 2006. L’allora premier israeliano Sharon decise l’anno prima di lasciare Gaza ai «palestinesi»; da quel giorno nell’antica terra dei filistei non si troverà un ebreo manco con il lanternino. Il popolo «palestinese» fu libero di scegliersi i governanti. E cosa scelse, seppur legittimamente, questo pio popolo arabo di Gaza (e pure di Cisgiordania)? Il 25 gennaio 2006 è la data delle ultime elezioni legislative generali nell’Anp, che inclusero anche Gaza. Hamas, con la lista «Cambiamento e Riforma», ottenne una vittoria netta, conquistando 74 seggi su 132 (44,45% dei voti). Fatah ottenne 45 seggi (41,43%) e i restanti vennero distribuiti tra altre formazioni minori come il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, l’Alternativa, Palestina Indipendente e La Terza Via. La vittoria di Hamas portò alla formazione di un governo guidato da Ismail Haniyeh, il leader giustamente fatto secco da Israele in Iran nei mesi scorsi, interrompendo così le sue gozzoviglie qatariote.

Dopo il 2006 non si sono più tenute elezioni presidenziali. A livello locale, invece, ci sono state diverse tornate elettorali ma sono state spesso influenzate dalla divisione tra Fatah e Hamas, e non hanno avuto la stessa portata delle legislative o presidenziali: si sono svolte nel 2005, 2010-2012, 2016-2017 e 2021-2022. Vediamo ora quanti «palestinesi» diedero il proprio consenso al programma del partito islamista, che già non parlava più (sempre che davvero se ne sia mai parlato) di «due popoli e due Stati», un calembour rituale dell’arco progressista occidentale. Un programma avallato dal voto, dunque, condensabile in un unico punto di fondo sposato dall’elettorato: distruggere Israele, uccidere e cacciare gli ebrei, liberare la «Palestina dal fiume al mare», come poi hanno dimostrato, in concreto, di voler applicare alla lettera. L’ultimo censimento ufficiale condotto dall’Ufficio Centrale di Statistica Palestinese (PCBS) per l’intera «Palestina», inclusa la Striscia di Gaza, c’è stato nel 2017.

Il censimento nella Striscia

Secondo il censimento, la popolazione della Striscia è di 1.899.291 abitanti. È importante notare che, a causa della situazione in evoluzione e delle difficoltà sul campo, il PCBS produce(va) anche stime e proiezioni annuali. Quelle più recenti per Gaza, prima di ottobre 2023, indicavano che la popolazione aveva superato i 2 milioni, con alcune fonti che parlavano di circa 2,2 milioni nell’ottobre 2023. Tuttavia, il censimento ufficiale più recente e completo rimane quello del 2017. Le cifre più fresche sono proiezioni basate sui dati demografici (nascite, decessi, migrazioni) a partire dal censimento del 2017. Per le legislative del 2006, sempre il PCBS registrò un totale di 1.341.670 elettori per l’intera Palestina (Cisgiordania, Striscia di Gaza e Gerusalemme Est). Le statistiche sull’affluenza e sulla ripartizione degli elettori per regione non sono sempre dettagliate in modo da isolare solo Gaza, ma ci servono per farci un’idea del tessuto sociale riflesso da e nelle urne. In genere, la percentuale di popolazione avente diritto al voto (di età superiore ai 18 anni) è circa il 50-60% del totale. Se facciamo una stima approssimativa basandoci sulla popolazione di Gaza e sulla percentuale degli aventi diritto attorno al 55% – prendendo una stima media di 1,5 milioni di abitanti –  abbiamo circa 800mila elettori. L’affluenza complessiva alle elezioni del 2006 è stata del 74,6% e, pur non avendo un dato specifico sull’affluenza, possiamo applicare questa percentuale come riferimento generale (supponendo che la partecipazione fosse simile).

Quindi, applicando il 74,6% agli aventi diritto stimati a Gaza, troviamo che a votare furono circa 600mila persone, la metà delle quali preferì Hamas e l’altra metà scelse i più moderati – diciamo – di Fatah. Dopo il 7 ottobre abbiamo visto masse di «palestinesi» trionfare accanto ai loro governanti che trascinavano corpi vivi e morti dopo averne scannati 1.200 (che farebbero, in proporzione, 7.200 italiani, lo 0,012% della popolazione), sputavano sulle salme degli ebrei appena catturati, li linciavano anche da morti osannando Allah. Oggi le cose sono leggermente cambiate. Leggermente.

Peppe Rinaldi

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