La conferma della morte di Mohammed Sinwar, nuovo capo di Hamas dopo l’uccisione del fratello – Yahya – nell’ottobre dell’anno scorso, è meno importante per il decesso in sé che per il luogo in cui esso è avvenuto. Quel macellaio era rintanato sotto all’Ospedale europeo di Khan Younis, con dieci “collaboratori”. Non era lì per curarsi, non era un malato. Era lì perché, come in ogni ospedale di Gaza, come in ogni scuola, come in ogni rifugio dell’Onu, come in ogni condominio civile, i terroristi palestinesi organizzano e attuano la propria “resistenza”. Lì, negli ospedali, nelle scuole, nei rifugi dell’Onu, nei condomini civili i terroristi di Gaza ricavano protezione per sé stessi, ricoverano il proprio armamento, tengono gli ostaggi, pianificano attentati.

Morte Sinwar jr non fa notizia

È così normale, questa pratica, così ordinaria, così accettata da parte della comunità internazionale – la quale vi assiste noncurante, senza condannarla mai – che la notizia dell’uccisione del capo dell’organizzazione terroristica che bivaccava con i suoi manipoli in un ospedale, letteralmente, non fa notizia. Il bombardamento di quell’ospedale è stato rappresentato per giorni e giorni come l’ennesimo, gratuito e criminale esperimento della ferocia sicaria israeliana. Per giorni e giorni l’esecrazione montava davanti alla cieca spietatezza dell’esercito genocida, che non risparmiava nemmeno gli ultimi ospedali funzionanti a Gaza. Per giorni e giorni si affastellavano le condanne, le requisitorie, le maledizioni sul conto dell’esercito sterminatore che non si ferma davanti a nulla, che uccide i bambini nelle scuole e uccide i malati negli ospedali perché intende farlo.

Non si chiede a Israele di non bombardare un ospedale perché Hamas, rendendosi responsabile di un crimine di guerra, lo usa ai propri fini mettendo a rischio l’ospedale stesso, i medici che ci lavorano e le persone che vi sono ricoverate. In ipotesi, questa potrebbe essere una richiesta legittima, anche se trascura e sacrifica la sicurezza e l’incolumità di quelli che i terroristi, da quei luoghi “protetti”, minacciano e prendono di mira. Ma non è questo che si fa con le operazioni di Israele che, inevitabilmente, perché così Hamas vuole, coinvolgono le strutture e la popolazione civile. Si fa altro. Si dice che Israele uccide deliberatamente i bambini, i malati, le donne, i vecchi, i medici: la gente che Hamas adibisce a propria guarnigione.

E non c’è posto per nessuna condanna, per nessuna indignazione, per nessun appello al rispetto del diritto internazionale se il capo di quei macellai fa di un ospedale il proprio bunker. C’è posto per condannare Israele che uccide i bambini e i malati, non per condannare Hamas che glieli fa uccidere. C’è posto per invocare la protezione degli ospedali di Gaza dalle bombe sioniste, non dai predoni che li sacrificano in nome della causa. Una causa – la distruzione di Israele – che per Hamas vale la pena della distruzione di ogni scuola e ospedale di Gaza.