Le indagini della Corte Penale Internazionale
Mandati d’arresto per Ben-Gvir e Smotrich? La fuga di notizie sul procuratore Khan: nulla, invece, per i terroristi palestinesi
L’indiscrezione: Khan preparava una misura contro i ministri israeliani. Successivamente il procuratore della Corte Penale Internazionale si è auto sospeso per l’accusa di abusi sessuali

È importante per almeno tre motivi la notizia secondo cui il procuratore della Corte Penale Internazionale, Karim Khan, stava lavorando per chiedere l’arresto dei ministri israeliani Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich. In primo luogo, la notizia è importante perché emerge dopo che il procuratore Khan si è autosospeso dall’incarico a causa delle accuse di cui è destinatario, cioè di aver commesso abusi sessuali ai danni di una collaboratrice e, soprattutto, di averla sottoposta a pressioni affinché rinunciasse a denunciare quelle molestie. Se la notizia di quell’indagine non doveva uscire quando il dossier era nelle mani del titolare in carica, tantomeno dovrebbe uscire dopo, quando il titolare è fuori dai giochi e quando il dossier, se esiste, è affidato ad altri. Dunque è solo politico-comunicazionale il motivo di questa fuga di notizie.
Occorreva far sapere che nelle cucine dell’accusa dell’Aia è in preparazione quest’altra portata, a dar segno che il menù incriminatorio non solo non cambia giusto perché lo chef è indisposto, ma addirittura si arricchisce. Con questo, oltretutto: che passa il messaggio, neppure tanto obliquo, della possibile pretestuosità delle accuse rivolte a un prosecutor che stava seriamente impegnandosi per mettere nei guai non più soltanto i primi due – Bibi Netanyahu e Yoav Gallant – ma anche quest’altra famigerata coppia governativa (il ministro delle Finanze e il ministro della Sicurezza nazionale di Israele).
Il secondo motivo per cui la notizia è importante riguarda il conteggio degli indagati. Le richieste di arresto formulate nel maggio dell’anno scorso si riferivano, rispettivamente, ai due leader israeliani e a tre capi del terrorismo palestinese: Sinwar, Haniyeh e Deif (tutti poi eliminati da Israele). Era chiaro a chiunque il carattere soltanto utilitario e simbolico dell’inclusione dei tre in quella lista: chiedere l’arresto per ipotetici crimini di guerra dei leader israeliani, e non l’arresto dei palestinesi per i crimini che essi platealmente avevano commesso, sarebbe stato oltre ogni limite di decenza. Ma se ora si scopre che Karim Khan aveva in progetto, in pratica, di decapitare mezzo governo israeliano senza, tuttavia, allargare le proprie indagini verso altri capi del terrorismo palestinese (le cui dirigenze davvero non si limitavano a quei tre), ebbene risulta anche più definito il profilo mono-orientato e selettivo di quella giustizia inquirente.
C’è infine un altro motivo per cui la notizia è importante. Smotrich e Ben-Gvir sono senz’altro responsabili di una retorica oltranzista e di atteggiamenti politici controversi, peraltro assai duramente contrastati in Israele. Ma il loro contributo esecutivo ai presunti crimini che Israele avrebbe commesso a Gaza e nella cosiddetta Cisgiordania (pare che le indagini riguardassero in particolare quest’altro fronte del conflitto israelo-palestinese) risulta di fatto – e soprattutto di diritto – pressoché nullo. La sensazione abbastanza forte è che si tratti di un’altra mossa per dare una veste togata a un attacco politico rivolto meno ad accertare crimini che a delegittimare un Paese.
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