L'esperimento della bandiera
Secondo Limes il 7 ottobre Israele se l’è andata a cercare. Le contestazioni insensate e il cortocircuito su Tucidide
Leggiamo il numero 9/2024 di Limes. L’editoriale, che apre questo numero intitolato La notte di Israele, comincia con dieci righe di puro sarcasmo. Scrivono: “Israele sta combattendo con successo la sua guerra di autodistruzione. […] travolgendo tutti e chiunque si frapponga fra sé e Amelek, proditorio aggressore degli israeliti, identificato ieri con Hitler, oggi con l’Iran e terroristi arabi associati, su domani si accettano scommesse”.
Proprio così. Hanno scritto: “Su domani si accettano scommesse”. Che il linguaggio da bar abbia invaso i social è ormai chiarissimo da tempo; che questo modo sprezzante possa essere vomitato dalla “rivista italiana di geopolitica”, quindi presunta di affinamento analitico e riflessione ponderata, lascia sgomenti. Pare un odioso atteggiamento di superiorità, dettato dall’alto della propria comoda rendita di posizione intellettualistica.
I cattivi della letteratura
Abbiamo fatto una rapida disamina, a memoria, dei personaggi perfidi in ambito letterario, ma non ci è venuta in mente una figura che potesse rappresentare tanta perfida indulgenza. Tra i molti in elenco avevamo pensato a Fernand Mondego o a Nikolaj Stavrogin, ma in verità i personaggi letterari sono sempre complessi, e anche nella schiera dei perfidi ci sono molteplici sfumature di cattiveria e caratteristiche spesso ambivalenti. Nel caso di Limes no. In un breve testo “politologico” non esistono queste sfumature: la perfidia è a tutto tondo, anche quando si traveste da saggio consigliori. E non sono soltanto punti precisi dell’editoriale, piuttosto il fil rouge che attraversa tutto il testo. È scritto: “Israele si dedica a massacrare decine di migliaia di gaziani”. Così, “si dedica”, come ci fosse un compiaciuto piacere nel farlo, come fossero davvero “decine di migliaia” e non un numero molto minore, come riconosciuto ormai anche dalle Nazioni Unite.
L’errore su Tucidide
Viene citato l’antico storico greco Tucidide, con un passo estrapolato a uso e consumo della posizione anti-israeliana di Limes, dimenticando la sostanza del pensiero tucidideo, e cioè che la guerra è l’episodio centrale della vita umana. Una utilitaristica citazione di Tucidide, usato nell’altisonante titolo dell’editoriale (La saggezza di Tucidide) che dovrebbe, nelle intenzioni dell’editore, fornire di per sé spessore culturale al testo. Una citazione che cozza col titolo, visto che la saggezza sarebbe quella di Tucidide, cioè un pensatore che dichiara la guerra permanente (cioè il conflitto, diremmo oggi) come centrale dell’esistenza sociale – quindi in piena consonanza con ciò che Limes contesta allo stato di Israele, cioè di essere sempre in guerra. Come non si possono essere resi conto del corto circuito logico impiantato nell’editoriale, quando viene valorizzata nel titolo la “saggezza di Tucidide” e poi scrivono “Noi europei […] postulanti la pace perpetua, siamo refrattari al combattimento”. Mistero!
Hamas non voleva Gerusalemme
C’è scritto a pagina 8: “Da tre generazioni gli israeliani vivono in lunghe tregue fra uno scontro e l’altro con nemici variabili come gli amaleciti. Mai in pace”. Peccato che, appena insediato, lo Stato israeliano è stato immediatamente attaccato da alcuni Paesi arabi che gli stavano intorno. E così fino a oggi. Israele ha sempre vinto guerre o battaglie cominciate da altri per annientarlo.
A pagina 10, prima e dopo aver definito in dieci righe la strategia militare che avrebbe dovuto adottare Israele per non mettersi nei guai, il testo di Limes offre due perle di cattivo gusto. La prima è veramente sopraffina e non merita di essere commentata. Tantomeno merita spiegare come l’autore di tanto prodigio provi ad arrampicarsi sugli specchi nei due paragrafi precedenti, prima di giungere a tale perla: “La sconfitta del 7 ottobre è figlia del narcisismo di Israele”, (sic!). La seconda è contro Netanyahu (che ha gravi responsabilità e non ha grandi estimatori in Israele, e ricordiamo non è tutti gli israeliani; come Giorgia Meloni non è tutti gli italiani) e recita così: “L’errore voluto di Netanyahu è stato bollare minaccia esistenziale l’orrore del Diluvio di al-Aqsa. Nemmeno Hamas fosse per conquistare Gerusalemme”. Dai ragazzi, il 7 ottobre Hamas mica voleva conquistare Gerusalemme, e che diamine, voleva soltanto invadere Israele e uccidere un numero congruo di ebrei… E che cosa sarà mai!
Il Gran Muftì e l’ambiguità storica
Quest’orrore concettuale è seguito da un’affermazione viscida, perché con un’espediente fornisce un’informazione storica ambigua, e cioè che il Gran Muftì di Gerusalemme non fosse alleato di Hitler. Il testo gioca sulla stupida e falsa affermazione di Netanyahu che il Gran Muftì avesse suggerito al Führer di annientare il popolo ebraico. Hitler non ha avuto bisogno di suggerimenti nella pianificazione dello sterminio di massa (quello sì un genocidio) del popolo ebraico, ma certamente è un fatto storico accertato che Amin al-Husseini, Gran Muftì di Gerusalemme negli anni ’40 del Novecento, abbia creato la Legione Araba Libera, cioè una legione di soldati arabi messi al servizio della Germania nazista e usati, tra le altre cose, per combattere i partigiani in Grecia. Amin al-Husseini, collaborazionista dei nazisti del Terzo Reich, era anche zio di Yasser Arafat. I due hanno lavorato insieme in Egitto, prima della morte dell’ex-muftì nel 1974.
Il “problema” in Italia
L’editoriale di Limes va avanti, tra sentenze scaturite esclusivamente da qualche stupida dichiarazione di esponenti della destra governativa israeliana (come se una rivista israeliana volesse giudicare l’Italia soltanto dalle dichiarazioni di Salvini e Vannacci), e costruisce il suo palazzo di sarcasmo e superiorità contro Israele e gli ebrei. Perciò, proseguire nell’analisi di così tanto livore, ben distillato in Limes, servirebbe a ben poco.
Vorremmo soltanto chiedere al direttore della rivista di fare un esperimento in proprio. Uscire una sera con la bandiera palestinese in mano e fare un lungo giro. E poi la sera dopo uscire con la bandiera israeliana in mano e fare un lungo giro. Ci faccia sapere com’è andata. Perché magari se la seconda sera gli succedesse qualcosa, potrebbe perfino esserci qualcuno che sui social (come per le donne senza velo di Teheran) scriverebbe: “Se l’è andata a cercare”. Che alla fine è, in estremissima sintesi, ciò che è scritto sul numero 9/2024 di Limes a proposito della notte di Israele.
© Riproduzione riservata