Il retroscena della vicenda che agita la magistratura italiana
La faida contro la procuratrice Triassi: colpa del suo carattere o perché è estranea alle correnti?
Prima si è vista negare la nomina al vertice della Procura di Potenza. Poi si è ritrovata nelle chat di Luca Palamara, dove si ipotizzava addirittura un intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per impedire che le fosse assegnata la guida dell’ufficio giudiziario lucano. Infine è stata “impallinata” da 12 dei suoi 13 sostituti a Nola che hanno addirittura firmato un esposto per denunciare la presunta «gestione verticistica» della Procura vesuviana.
Laura Triassi è nel mirino di una parte della categoria alla quale appartiene ormai da decenni, pur essendo riconosciuta come un pm serio e preparato. La sua colpa? Secondo qualcuno sarebbe stato il carattere non facile ad attirarle le antipatie non solo di molti colleghi, ma anche di dipendenti amministrativi e uomini delle forze dell’ordine. In realtà, la sua principale “responsabilità” sembra un’altra: non appartenere alle correnti che da anni si spartiscono gli incarichi negli uffici giudiziari. Così si è generato il paradosso per il quale Triassi, gip del Tribunale di Napoli ai tempi di Tangentopoli, è oggi identificata più con le turbolente vicende della sua carriera che con le inchieste che ha portato avanti nel corso degli anni. Tanto che qualcuno ipotizza che ci sia una “sottile linea rossa” tra la guerra a colpi di carte bollate per Potenza e l’attuale faida tra i pm di Nola.
Procediamo con ordine. Triassi è arrivata al vertice della Procura vesuviana a luglio del 2020, dopo un lungo braccio di ferro con i colleghi. Ad assegnarle l’incarico è stato il Csm dopo che il Consiglio di Stato aveva confermato la sentenza con cui il Tar del Lazio aveva bocciato le nomine di Francesco Curcio alla guida della Procura di Potenza, Raffaello Falcone come procuratore aggiunto di Napoli e Annamaria Lucchetta come procuratrice di Nola. Secondo i giudici, nell’assegnare gli incarichi, inizialmente il Csm non avrebbe valutato l’esperienza maturata da Triassi come reggente della Procura di Potenza spianando di fatto la strada a Curcio, alfiere di Magistratura Democratica. Insomma, una vittoria su tutta la linea per Triassi. E, stando a quanto emerso dalle chat dell’ex “re delle nomine” Luca Palamara, un motivo di apprensione per qualche esponente del Csm.
A questo punto facciamo un salto indietro. Nella primavera del 2019, dopo l’ennesima sentenza che annullava le nomine fatte dal Csm ai vertici di alcune Procure, il consigliere di Area Valerio Fracassi scriveva a Palamara: «Altro annullamento a favore della Triassi!!! E sai che cosa voglio dire. È necessario che Ermini parli con Mattarella». Immediata la risposta di Palamara: «Cose da pazzi. Assolutamente sì». Quattro giorni più tardi, al telefono con Palamara, anche l’altro consigliere di Area Nicola Clivio esprimeva giudizi poco lusinghieri sull’accoglimento dei ricorsi proposti da Triassi. Fatto sta che, pur avendo i titoli per “pretendere” il posto di Curcio, Triassi si è ritrovata a Nola: Procura forse meno prestigiosa di quella di Potenza, ma almeno più vicina alla “sua” Napoli.
Nell’ufficio vesuviano i problemi con i sostituti sono cominciati praticamente subito. A fine luglio 2020, infatti, risale la nomina di Triassi alla guida di Nola, mentre porta data 15 settembre la prima conversazione registrata da un sostituto (a insaputa della stessa Triassi) e ora al vaglio della Procura generale della Cassazione, titolare del procedimento disciplinare a carico della procuratrice. Contro quest’ultima si sono mossi persino la guardasigilli Marta Cartabia, che ne ha sollecitato l’immediato allontanamento, e più di 200 magistrati da tutta Italia, pronti a schierarsi in difesa dei 12 sostituti “ribelli”. Perché? Perché contro Triassi sono scese in campo centinaia di toghe appartenenti tanto alla destra quanto alla sinistra giudiziaria? Perché, dopo averle “sfilato” Potenza, qualcuno la vuole via al più presto via da Nola? «Il sospetto – sottolinea l’avvocato Domenico Mariani che assiste Triassi nel procedimento disciplinare – è che la procuratrice di Nola paghi lo scotto di essere un magistrato rigoroso e indipendente. E, soprattutto, estraneo alle logiche tipiche delle correnti».
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