Massimo Ferrero – detto er Viperetta – ha più di 70 anni. Massimo Ferrero – detto il Viperetta – è accusato di avere commesso alcuni reati finanziari circa 10 anni fa. Massimo Ferrero – detto er Viperetta – non ha nessuna possibilità di nascondere le prove eventuali dei reati dei quali è accusato. Massimo Ferrero – detto er Viperetta – non ha nessuna possibilità di far fallire nuovamente aziende già fallite da dieci anni, e dunque di reiterare il reato. Infine sono vicine allo zero le possibilità che Massimo Ferrero – detto er Viperetta – possa fuggire all’estero per sottrarsi alla giustizia.

Siccome la legge sconsiglia il carcere per le persone che hanno più di settant’anni (salvo situazioni particolarissime di pericolo), e siccome la legge dice che si può ricorrere alla custodia cautelare in carcere solo come extrema ratio e solo se c’è pericolo di fuga, o di reiterazione o di inquinamento delle prove – e siccome tutte queste condizioni eccezionali non ci sono nel caso di Massimo Ferrero – detto er Viperetta – qual è la ragione del suo arresto spettacolare, avvenuto l’altra notte? Probabilmente sta proprio nel fatto che è detto “er Viperetta”. È detto er Viperetta perché è molto famoso, è il presidente di una squadra di calcio di serie A, è un personaggio spettacolare e molto conosciuto dalle Tv e dai giornali, e perciò il suo arresto – l’arresto del Viperetta – crea molto clamore e visibilità. Fa spettacolo. Tutto qui.

La giustizia non c’entra niente. Un fico secco. Non c’era nessuna ragione di giustizia per arrestare Massimo Ferrero, che oltretutto non era l’amministratore delle società fallite. Esisteva solo una esigenza di spettacolo. In molte Procure oggi l’esigenza di spettacolo è la più importante. Molti magistrati (ridimensioniamo: alcuni magistrati) giungono a teorizzare questa esigenza. Dicono che la giustizia è fatta di diritto, sì, ma anche e soprattutto di comunicazione. Perché solo con la comunicazione – e dunque con lo spettacolo – si influenza (si educa) l’opinione pubblica e si costruisce una barriera sociale contro l’illegalità. Molti magistrati pensano che la missione del magistrato sia essenzialmente quella di educare. Il problema è che spesso le esigenze di spettacolo giudiziario – come in questo caso – sono in contrasto aperto con la legge.

Chi può fermare queste iniziative? Nessuno, perché chiunque proponga di porre sotto un controllo democratico lo strapotere dei Pm e dei Gip – come avviene nella maggior parte dei paesi civili – viene accusato di essere un nemico della Costituzione. La Costituzione non dice in nessun suo articolo che lo strapotere di Pm e Gip debba restare assoluto e insindacabile, e che possa superare la legge, il buonsenso, la ragione, lo spirito dell’umanità. ma se fai notare questo ti rispondono: c’è l’articolo 104 e l’articolo 104 dà al magistrato la “licenza di uccidere”. Quindi nessuno può fermare dei magistrati che abusano del carcere? Potrebbe, forse, il Csm. Ma il Csm è stato costruito su uno schema dominato dalle correnti e dai veti incrociati, in modo da non poter mai sindacare sull’attività dei singoli magistrati (tranne Palamara). Il Csm considera per principio come eccellente il lavoro di tutti i magistrati. A questo punto è la notte.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.