Elly c’è un problema, inutile convocare la segreteria a Faenza a babbo morto (è un modo di dire fiorentino per dire scherzosamente che si è molto in ritardo, in questo caso sull’alluvione), organizzare iniziative dell’estate militante a Napoli, dichiarare a raffica contro Giorgia Meloni, gioire per la cacciata di Filippo Facci.Già Napoli, lo hai visto anche tu, che sabato scorso a Foqus, eravamo in quattro gatti, Marco (Sarracino), Arturo (Scotto), Sandro (Ruotolo) ed i loro amici.

Avvertenza: questa non è la telefonata intercorsa tra la segretaria del Pd ed il presidente dell’assemblea nazionale, Stefano Bonaccini, eppure non è frutto della fantasia. Innanzitutto perché il problema c’è ed è rilevante.

E proprio lui, il Presidente della Regione Emilia Romagna, si è caricato il peso di sostenere Vincenzo De Luca, prima difendendolo nel corso dell’incontro, tra il gelo degli astanti (“È un ottimo collega”), poi portandosi a pranzo nello storico da Mimi alla ferrovia, tutti i suoi consiglieri regionali. Già il dettaglio dei pranzi separati, fotografa bene lo stato del Pd unito e coeso. Da una parte Elly ed i suoi, dall’altra, in un altro ristorante, Bonaccini, De Caro, Alfieri con la truppa dei deluchiani.

A muso duro

Si dirà magari c’è una possibile svolta sul terzo mandato, ipotesi da escludere, visto che ieri Arturo Scotto in un talk ha ribadito tutta la contrarietà del partito ad un proseguimento dell’incarico in Regione per l’attuale Presidente, con tanti saluti alla mediazione di Bonaccini. Vuol dire che Elly andrà avanti a muso duro, è una sorta di nuovo invito a mettersi comodi.
Del governatore, si sa per certo, niente e nessuno lo fermerà. In mezzo a questa guerra dei Roses, c’è un partito imbambolato. Una sua parte importante, con tanti amministratori da Nord a Sud, è consapevole di cosa significhi perdere la Campania, ma è anche completamente impotente. Nell’altra parte, quella di Elly, c’è la sicumera di fare una battaglia senza concessioni, costi quel che costi.

I due gruppi

Peraltro un tema che riguarda Napoli (pure il sindaco Manfredi non riesce a nominare un assessore da due mesi perché il suo partito non si risolve a dare un nome) e la Campania soprattutto, ma non solo. Chi si trovasse ad osservare i ‘due Pd’ dal transatlantico di Montecitorio, si accorgerebbe a prima vista, che i gruppi non comunicano tra loro. Da una parte i cosiddetti ‘vecchi’ (definizione che comprende anche ‘amici’ come Andrea Orlando o ad esempio Gianni Cuperlo), dall’altra le cosiddette nuove leve votate alla segretaria, che hanno spesso anche la caratteristica di essere del tutto nuovi proprio allo stesso Pd, non ne conoscono i meccanismi, le relazioni, la storia. Il risultato è che non si va oltre ai saluti formali, per il resto altri divanetti, altri corridoi, pochi scambi, sempre con una punta di diffidenza.

Eppure proprio sul terzo mandato di Vincenzo De Luca che Elly Schlein si giocherà parte del suo futuro. Una corposa scissione al Sud, magari dopo una non esaltante prestazione alle elezioni europee del 2024, potrebbe essere fatale per il nuovo Pd, nato solo il 25 febbraio scorso.

Avatar photo

Vive a Roma ma è cresciuto a Firenze, è un antico frequentatore di corridoi, ha la passione per Philip Roth e per le melanzane alla parmigiana, predilige il paesaggio della Versilia