Sarà che a Roma toccheremo i 42 gradi (almeno quest’anno il caldo è arrivato solo a luglio, lo scorso anno si friggeva già a maggio), ma la politica sembra già frastornatissima. L’opposizione, capace solo di cavalcare vicende mediatico-giudiziarie discutibili e ancora embrionali, sulla proposta fatica. Anche il salario minimo è durato tre ore, poi è sparito nella convinzione che fosse più rilevante impedire a Filippo Facci di condurre una striscia quotidiana sulla Rai.

Nel Pd, scintille tra la segretaria Elly Schlein e il Governatore uscente, Vincenzo De Luca: oggetto del contendere, una sua terza ricandidatura. Guarda caso la Schlein solo in Campania perde le primarie, e commissaria il partito, affidando lo slancio del nuovo a Antonio Misiani (cinque legislature, non proprio un trascinatore dirompente) e a Susanna Camusso, ex leader della Cgil, non proprio una scatenata fan della creazione di posti di lavoro, mentre Stefano Bonaccini cerca la mediazione, disperata visto il mal di pancia serpeggiante tra le fila dei riformisti del Pd.

La reazione di De Luca si vedrà; resta solo da capire se, dovesse mai cedere il passo ad altro candidato Pd, il Governatore decida di candidarsi ugualmente o meno, mentre dalle parti del centrodestra si vocifera che il candidato alla regione Campania potrebbe essere l’attuale Ministro dei Beni Culturali, Gennaro Sangiuliano. Sarà forse per questo che ieri mezzo Governo si è speso per presentare un treno la cui unica funzione sarà far risparmiare, una volta al mese, 40 minuti sul tragitto ferroviario che da Roma va a Pompei?

La Lega rimette nel cassetto il tema giustizia e tira fuori quello della pace fiscale che però pretenderebbe prima una riforma fiscale, non a saldo zero come quella che si sta studiando, che giustifichi il reset. Insomma, il caldo sembra aver annebbiato la politica italiana, mentre i problemi veri rimangono li, irrisolti e senza proposta seria di soluzione. E mentre Giorgia Meloni frena Carlo Nordio sulla tipizzazione del concorso esterno in associazione mafiosa, un’altra donna, fuori dalla politica, sguaina lucidità e valore a difesa di una storia e della civiltà giuridico-politica. Si chiama Marina Berlusconi, e ieri su Il Giornale tratteggia, col coraggio che solo alcune donne possono avere, la tenaglia mediatico-giudiziaria in maniera ineccepibile.

Le sue parole trasudano l’amarezza e l’orgoglio di una figlia addolorata. Che indica a tutti il vero scopo di alcune inchieste: processare una storia per condizionare il futuro. Nemmeno cercare condanne. Quelle sono dettagli inutili, in una nazione dove alcuni Pm, loro sì col concorso esterno di qualche giornalista, puntano solo a suggestionare l’opinione pubblica per indirizzarne il consenso dove essi desidererebbero e per garantirsi protagonismo personale in funzione della loro carriera. Anche su questo fronte, pare faccia troppo caldo per trovare, subito soluzioni definitive a un problema che -ha ragione Marina Berlusconi- purtroppo sopravviverà al padre.