Ma la guerra dei trent’anni non doveva finire con Silvio Berlusconi? Dopo di lui, il tema giustizia non doveva tornare nei binari della normalità? No, purtroppo non è così. Ha aspettato giusto un mese dalla sua scomparsa, la Procura di Firenze, per riprendere imperterrita la caccia a Berlusconi, con l’accusa più delirante, quella di mafiosità. Mentre nel Paese il conflitto tra magistratura e politica è più vivo e violento che mai“. Queste le parole di Marina Berlusconi in una lettera aperta inviata al Giornale.

Alle parole della presidente di Fininvest e primogenita di Berlusconi segue, naturalmente, un coro di solidarietà da parte del mondo politico.

“Siamo intolleranti alla mafia, la mafia ci fa schifo” e “ricordo che nei gruppi parlamentari di Fi ci sono due donne che sono figlie di vittime della mafia, Rita Dalla Chiesa e Caterina Chinnici”, dice il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a Sky Tg24. “Marina Berlusconi fa bene a difendere la memoria di suo padre, mi pare veramente un accanimento quello di dover tornare a dire sempre le stesse cose“, ha aggiunto Tajani, ribadendo che “sono sciocchezze campate in aria” le teorie secondo cui Fi “sarebbe nata perché faceva comodo alla lotta della mafia”.

“Le parole chiarissime e lucidissime di Marina Berlusconi affidate al ‘Giornale’ mi spingono a diffondere un passaggio del mio intervento previsto per il Consiglio nazionale di Forza Italia di sabato scorso. L’impegno antimafia di Silvio Berlusconi e dei governi da lui presieduti con Forza Italia sono una pietra angolare nella lotta alle cosche“, afferma il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulé.

“La lettera di Marina Berlusconi al Giornale non è solo il grido di una figlia addolorata contro un accanimento e una persecuzione giudiziaria senza precedenti, che prosegue anche dopo la morte. Non è solo un atto d’accusa contro quel mondo giudiziario, che per trent’anni ha colpito senza tregua Berlusconi, cercando di distruggerne immagine e onore, fallendo ma non cessando di accanirsi anche oggi che il presidente di Forza Italia non è più tra noi. La lettera di Marina Berlusconi è un monito a tutti noi, alla politica, alla maggioranza, al governo, a fare in modo che la giustizia non sia più, mai più, un’arma da usare contro l’avversario politico. Che ci sia una giustizia con la G maiuscola, al servizio dei cittadini. E per farlo, serve solo una grande, profonda riforma, che possa cambiare tutto questo”, dichiara la presidente dei senatori di Forza Italia, Licia Ronzulli.

“Una lettera, una testimonianza autentica, che dà voce a tutti i figli di innocenti perseguitati dalla giustizia. Ha ragione Marina, per alcune Procure la persecuzione contro Silvio Berlusconi” è un’ossessione”, dice Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata di Forza Italia.

“Credo ci sia voluto tanto coraggio a scrivere una lettera cosi’ forte e al tempo stesso intima. La ringrazio – afferma la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice di Italia Viva e presidente del Gruppo Azione-Italia Viva al Senato – perché è una testimonianza che vale più di tante nostre parole. Ha ragione Marina, quando dice che la guerra dei 30 anni non è ancora finita. Ha ancora ragione quando parla di damnatio memoriae da parte della procura di Firenze”. “Questo è il momento di riformare davvero la giustizia. Senza timidezze. Italia viva andrà avanti, ci assumeremo la piena responsabilità e ci metteremo il coraggio che ad altri sembra mancare. Non accetteremo mai riformicchie”, conclude Raffaella Paita.

“La lettera di Marina Berlusconi, sulle persecuzioni che Silvio Berlusconi continua a subire anche dopo la sua scomparsa, andrebbe letta nelle scuole dove si formano i nuovi magistrati. Perché così imparerebbero il valore della verità e il dovere di non alimentare quelle che giustamente anche Marina Berlusconi considera manovre politiche che deviano il corso della giustizia. Ci battiamo da anni contro accuse farneticanti”, sottolinea il senatore Fi Maurizio Gasparri.

Redazione

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