Continua la tragedia ucraina. Tragedia che è innanzitutto umanitaria con un carico di morte e dolore inaccettabile. Ma c’è anche una forte dimensione politica. Siamo in presenza di quello che Giorgio La Pira avrebbe chiamato “tornante della storia”: è in gioco il futuro dell’Europa, l’equilibrio geopolitico mondiale, il ruolo della Nato. Davanti a questi problemi, occorre una grande intelligenza politica per recuperare il recuperabile e costruire il domani. I cittadini che vedono certe immagini possono lasciarsi andare a emozioni e reazioni, chi fa politica ha il dovere di trovare una soluzione.

Un cessate il fuoco è la priorità: si può fare solo mettendo allo stesso tavolo i contendenti e, per questo, la de-escalation, anche verbale, è fondamentale. Le responsabilità sono chiare: Putin è l’aggressore, il popolo ucraino l’aggredito. Ma una volta che abbiamo detto e ribadito il concetto, senza giustificazionismi di sorta, serve lavorare per costruire la pace. Qualcuno dice che non bisogna dialogare e che non è questo il tempo della diplomazia. Io penso che sia sempre il tempo del dialogo, perché senza dialogo non c’è pace. E se non c’è pace, i bambini ucraini continuano a morire.

*Tratto dalla Enews

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