Caro Direttore, essendo in totale dissenso con il professor Canfora per ciò che ha sostenuto nella sua intervista al Riformista, sintetizzo in questa lettera le mie ragioni.
Contesto innanzitutto il punto di partenza. Magari si trattasse di uno scontro politico e militare fra l’esercito russo e la Nato: come minimo sarebbe uno scontro ad armi pari, anzi se le cose stessero davvero così probabilmente Putin si guarderebbe bene dal mettere in atto un’aggressione militare all’Ucraina. Invece nel nostro caso ci troviamo di fronte appunto all’aggressione largamente pretestuosa dell’esercito russo nei confronti della Ucraina con la Nato che ha ripetutamente dichiarato di non volere intervenire. Il professor Canfora fa sue le posizioni fondamentali di Putin, specie quelle più inaccettabili: egli qualifica le giornate di rivolta di Maidan, delle straordinarie manifestazioni popolari come un colpo di Stato. Invece esse furono contrastate dai cecchini di Yanukovich che uccisero più di 100 persone, ma la forza della protesta popolare fu tale che egli fu costretto a fuggire: altro che colpo di Stato!

Putin ancora non si perdona di non aver fatto a favore di Yanukovich quello che ha fatto invece in Kazakistan e specialmente in Bielorussia a sostegno di Lukashenko. In questione non c’è’ una adesione dell’Ucraina alla Nato che non è mai stata all’ordine del giorno. D’altra parte Putin non disse nulla quando la Polonia aderì alla Nato nel 1999 e poi i Paesi Baltici nel 2004. Quello che Putin non accetta è proprio il rivolgimento ucraino perché lì c’è stata la combinazione tra grandi manifestazioni di massa e successivamente più votazioni popolari fra cui per ultima quella per Zelensky che non è simpatico al professor Canfora, che però è stato eletto con il 70 per cento dei consensi e adesso ha il sostegno della grande maggioranza degli ucraini. Putin teme l’effetto di propagazione una Russia di questi movimenti democratici e cerca di stroncarli a mano armata. Per questo ha fatto una serie di colpi di mano che hanno colpito al cuore le regole della comunità internazionale, prima in Georgia e poi in Crimea nel 2014.

Una autentica escalation portata avanti anche grazie agli arretramenti continui dell’Occidente con la Nato che è stata a guardare. Anzi, se vogliamo essere proprio sinceri, e contestare alla radice gli schematismi ideologici che ispirano il professor Canfora va detto che la Polonia e i Paesi Baltici – tutti Paesi scottati da tanti anni di dittatura comunista- si sono voluti mettere a riparo sotto l’ombrello della Nato: con questo pericoloso vicino non sono certo del tutto al sicuro, ma corrono meno rischi di essere vittime di una aggressione come quella di cui è oggetto l’Ucraina. D’altra parte certamente il professor Canfora non avrà dimenticato che nella famosa intervista resa da Enrico Berlinguer a Giampaolo Pansa nel 1979 il segretario del Pci disse di sentirsi più sicuro sotto l’ombrello della Nato. Il professor Canfora riporta tutta una serie di attacchi nei confronti di Zelensky, ma ovviamente si guarda bene dal ricordare quello che ha combinato in tutti questi anni proprio in Russia il presidente Putin: l’assassinio sistematico degli oppositori più pericolosi, prima fra tutti Anna Politkovskaja e adesso l’arresto di migliaia di oppositori e di manifestanti, la totale eliminazione di ogni libertà di stampa e adesso la chiusura di internet e di Facebook. Canfora tace rigorosamente su tutto questo e invece paragona l’indubbia contrapposizione di larga parte della stampa italiana ai tempi del Minculpop fascista: viste le omissioni delle incredibili denunce siamo semplicemente nel ridicolo. Canfora non chiarisce neanche se condivide o meno la denuncia fatta da Putin secondo il quale Zelensky e il governo ucraino sono, a scelta, degli alcolizzati e dei neonazisti.

Canfora cambia le carte in tavola anche a proposito dei rischi di guerra mondiale che oggi corre la comunità internazionale e richiama libri e riflessioni sul 1914.Se oggi la comunità internazionale corre questi rischi ciò non avviene perché gli Ucraini si stanno difendendo, ma perché Putin dopo la dissoluzione per implosione dell’Urss, vuole passo dopo passo ritornare grosso modo a quei confini e non esita a farlo ricorrendo all’uso delle armi in modo sistematico. Dal 1945 ad oggi sia pur fra mille e passa contraddizioni il Vecchio continente aveva vissuto la sitla pax europea, una situazione figlia della conoscenza della storia, che aveva evitato anche guerre mondiali. Invece oggi si corre questo rischio perché Putin è passato dalla occupazione della Georgia a quella della Crimea e adesso all’attacco totale dell’Ucraina, alla quale nel suo recente discorso non ha riconosciuto alcuna autonoma identità nazionale, qualificando come neonazisti i suoi dirigenti.

Sono molti coloro che temono che se Putin non viene in qualche modo bloccato adesso, una volta conquistata l’Ucraina poi toccherebbe alla Moldavia e ai Paesi Baltici. Per questo solo in seguito alla imprevista aggressività è arrivata la reminiscenza della Nato, e per parte nostra auspichiamo che si superi il tragico errore del 1954, e si ricostituisca l’esercito europeo. Proprio in seguito a questa pericolosa aggressività di Putin, il social democratico Scholz ha rovesciato la tradizionale linea tedesca e ha stanziato ben 100 miliardi per rilanciare l’esercito tedesco. Ciò a proposito della intervista del professor Canfora. Per quello che riguarda un’altra discussione in corso su questo giornale e più in generale nel Paese, a nostro avviso il pacifismo va esercitato nei confronti di chi aggredisce e non di chi è aggredito. Per questo tutto il consenso va a quei russi che manifestano per la pace in polemica con Putin.

Francamente non condividiamo il pacifismo della manifestazione di Roma della Cgil che ha contestato l’invio delle armi agli ucraini aggrediti. È una scelta di rottura con tutta la storia del movimento operaio italiano, e anche con tutti i democratici che diedero vita alla Resistenza. E giustamente Sergio Cofferati ha preso le distanze da tutto ciò. Infine ci sembra che Landini, il dottor Cisterna e altri stiano dando una prova di straordinaria arroganza: che diritto essi hanno di intimare agli ucraini di arrendersi quando essi si vogliono battere? Anche perché poi saranno loro che pagheranno tutte le conseguenze dell’imposizione di un governo fantoccio quale è quello che Putin ha chiaramente intenzione di imporre. Landini ha invece, in questo giustamente, invocato l’apertura della trattativa. Già, ma per fare la trattativa bisogna essere in due. Finora Zelensky ha chiesto in tutti i modi l’apertura di una trattativa e Putin l’ha sempre respinta. Comunque se su questo terreno si apre uno spiraglio esso va colto. Diverso è il giudizio sulla resa senza condizioni.