La foto di Camilla Moccia, 22enne romana è diventata il simbolo di tutti i ristoratori che non ce la fanno più a portare avanti la loro attività a causa delle continue restrizioni del governo. L’ultima notizia arrivata dal governo Draghi, il lockdown nazionale dal 3 al 6 aprile, è stata un’altra doccia fredda per tutti i ristoranti che speravano di guadagnare qualcosa con la Pasqua. Camilla spiega tutte le difficoltà che ha e i pochi guadagni che riesce a fare con il delivery siccome il suo piccolo ristorante di Ostia non si presta per un tipo di cucina da ordinare d’asporto. “Noi facciamo pasta all’uovo fatta a mano, primi, antipasti e dolci, e per noi di base l’asporto non rende molto, difficile che si voglia ordinare a casa un piatto di pasta, non si presta – ha spiegato Camilla a Roma Today –  In più questo meccanismo ‘apri e chiudi’ rende tutto più difficile. La scorsa settimana, per esempio, avevamo finito tutte le derrate e abbiamo dovuto fare la spesa non sapendo che venerdì saremmo tornati in zona rossa. Abbiamo speso 400 euro, rifatto tutta la linea con le stime, e poi finisce che devi mandare via la gente perché le stime non sono infallibili. In questi casi trovi il cliente che capisce e quello che fa storie”.

La storia di Camilla diventa nota dopo un suo post su Twitter, fatto unicamente come sfogo e non consapevole di un possibile riscontro mediatico. Sul social scrive: “Eh già, purtroppo sono io. Mi chiamo Camilla, ho 22 anni e sono la proprietaria del Bistrot della Pasticciona. L’ho aperto con tanti sacrifici e giuro che non mollerò, nonostante tutto”.  Camilla, apre il suo ristorante dopo aver fatto la scuola alberghiera e con la vittoria di un bando per le micro imprese nel 2019. La giovane chef è proprietaria del Bistrot della Pasticciona, sottolinea che lei è stata l’unica a “essere mandata al secondo anno di scuola in Trentino per uno stage, ed è partito il percorso che mi ha portato sino a qui. Nel 2019 mi è venuta la brillante di idea di mettermi in proprio. Mi sentivo sicura di me, e grazie al supporto dei miei genitori ce l’ho fatta, ho trovato il mio locale: è stata una grande botta, soprattutto per una ragazza giovane. Abbiamo aperto a maggio 2019 e ci hanno chiuso a marzo“.

A immortalare il momento di sconforto della ragazza, è stata la mamma Simona Fares, che insieme a suo marito hanno aiutato la figlia a portare avanti il suo sogno. “La foto di Camilla ha avuto migliaia di visualizzazioni, non ce lo aspettavamo ma dimostra quanto il nostro settore sia esasperato – ha raccontato Simona Fares –  È stata scattata in un momento di sconforto. Abbiamo aperto a maggio 2019, sette mesi dopo è scattato il lockdown. Siamo una categoria che è ormai diventata lo zimbello di questa situazione, siamo alla distruzione totale, senza aiuti, senza prospettive. È angosciante“.

A rendere tutto ancora più difficile sono anche le scadenze che ogni attività ha e deve continuare a pagare, nonostante tutto. La speranza di Camilla e la sua famiglia ancora non è sparita del tutto. Il forte desiderio di volercela fare è evidente: “Dobbiamo stare chiusi? Benissimo, facciamo però come negli altri paesi, dove sono stati riconosciuti ben altri fatturati. Così ci uccidono. Camilla dal canto suo tira fuori la grinta di una ragazza che ha investito tutto nel suo sogno, e cerca di non perdersi d’animo. Puntiamo alla settimana di Pasqua, sperando di fare qualcosa come a Natale con l’asporto. E poi spero che ne usciremo più forti di prima, siamo un settore forte, non possiamo farci mettere in ginocchi ”, ha concluso Simona Fares.

Oggi Camilla, la sua storia e la sua foto sono il simbolo di tanti ristoratori che  già da un anno che vivono in questa situazione di stallo, dove per il loro settore ancora non si sono fatti grandi passi in avanti, anzi per alcuni versi i passi sono stati fatti all’indietro.

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Laureata in relazioni internazionali e politica globale al The American University of Rome nel 2018 con un master in Sistemi e tecnologie Elettroniche per la sicurezza la difesa e l'intelligence all'Università degli studi di roma "Tor Vergata". Appassionata di politica internazionale e tecnologia